Cronistoria sizziana

Un giovanissimo Sizzi

31/12/1983-1/1/1984 Paolo Sizzi viene concepito nella rustica villa di famiglia a Brembate di Sopra (Isola bergamasca, Orobia) da padre impiegato della Val di Scalve e madre operaia dell’Isola.

5/10/1984 Venerdì, ore 10:25. Paolo Sizzi, terzo di tre figli, viene alla luce presso la clinica di Ponte San Pietro (Isola bergamasca, Orobia). Il pargoletto è 42 centimetri per 4 chili e 2 etti, con una circonferenza cranica di 37 centimetri; il gruppo sanguigno è A+.

10/11/1984 – Sizzi viene battezzato come Paolo Emanuele Francesco presso la parrocchia di Santa Maria Assunta in Brembate di Sopra, dall’allora prevosto don Giuseppe Presti († 2001). L’Orobico verrà cresciuto ed educato nella fede cattolica da una famiglia molto religiosa.

1989/1990 – Paolo Sizzi frequenta la scuola materna di Cerchiera (frazione di Pontida, Orobia) nella sezione “grandi”. Un segno del destino?

1990-1995 – Paolo Sizzi frequenta le scuole elementari di Brembate di Sopra, in una classe di soli orobici, sviluppando simpatie calcistiche per l’Atalanta.

1995-1998 – Paolo Sizzi frequenta le scuole medie inferiori di Brembate di Sopra, in una classe in cui compare il primo immigrato italiano: un testimone di Geova calabrese. Sono gli anni del secessionismo padano e il Nostro avverte i primi sussulti lombardisti.

1998-2003 – Paolo Sizzi frequenta un istituto professionale per i servizi commerciali nel quartiere bergamasco di Longuelo, diplomandosi tecnico della grafica pubblicitaria. L’impatto con la realtà cittadina è traumatico: allogeni (ausonici e non), blasfemia dilagante, antifascismo e teppismo da centro sociale (unito al puzzo di giunto) inaspriscono il temperamento reazionario e confessionale del giovane orobico.

2003/2004 – Paolo Sizzi frequenta, in Bergamo, un corso post-diploma in e-commerce per perfezionare le proprie conoscenze nel campo grafico multimediale. A questi tempi risalgono le prime esperienze lavorative. Periodo di transizione, in attesa degli scoppiettanti eventi futuri.

2004 – Agosto. Paolo Sizzi si iscrive al corso di laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Bergamo, assecondando la sua passione e propensione umanistiche. Rinunzierà agli studi ad esami ultimati, per questioni didattiche, nell’anno accademico 2009-2010, iscrivendosi di nuovo a quello successivo.

2004/2005 – Paolo Sizzi, all’apice dello zelo cattolico, intraprende alcuni viaggi a sfondo religioso. Nell’ottobre 2004 è a Francoforte sul Meno e Limburg an der Lahn (Assia) per un ritiro spirituale extra-parrocchiale; nell’aprile 2005, a Roma, rende omaggio al defunto Wojtyla e assiste, in diretta, all’elezione al soglio pontificio di Ratzinger; ad agosto dello stesso anno prende parte alla Giornata Mondiale della Gioventù in quel di Colonia, visitando anche Düsseldorf, Dortmund e Aquisgrana (Renania).

2006 – Giugno. Paolo Sizzi, complice il forum della vecchia Politica On Line “Etnonazionalismo ed Etnofederalismo”, scopre l’ideologia völkisch applicata al padanismo, e i grandi classici della razziologia europide. È l’inizio della presa di coscienza lombardista che porterà il Nostro a plasmare il concetto di Grande Lombardia, la nazione cisalpina.

2008 – Aprile. Paolo Sizzi si tessera per il Fronte Indipendentista Lombardia di Max Ferrari, nato nel 2006 in polemica con la vecchia Lega Nord. L’Orobico giunge in contatto con gli ambienti identitari e tradizionalisti lombardi, tra cui la CAP-Cattolica di Piergiorgio Seveso e alcuni indipendentisti bresciani, come il compianto Simone Riva.

2008 – Estate. Paolo Sizzi si iscrive per la prima volta a Facebook. Nell’arco di sei anni verrà cacciato una dozzina di volte. Oggi potete trovarlo qui.

2009 – Febbraio. Paolo Sizzi partecipa alle elezioni universitarie bergamasche candidandosi al senato accademico come esponente del Fronte Universitario Bergamasco (lista di ispirazione indipendentista) per Lettere. Non viene eletto ma subentrerà al membro uscente nell’autunno dello stesso anno.

17/3/2009 – Paolo Sizzi, dopo una lenta agonia principiata nell’autunno precedente, si distacca dalla fede cattolica nel simbolico giorno di San Patrizio. Per una decina d’anni il Nostro adotterà una linea ideologica di taglio paganeggiante, fomentato dal disgusto per le conseguenze del Concilio Vaticano II.

2009 – Agosto. Paolo Sizzi apre il suo primo, storico blog Il Lombardista, in cui getta le basi del progetto identitario e comunitario grande-lombardo. Seguiranno Longobardo Tiratore e Paulus Lombardus. Il biennio 2009-2010 rappresenta la fase culminante del laboratorio ideologico del lombardesimo, l’etnonazionalismo völkisch alla cisalpina.

2009 – Novembre. Paolo Sizzi, allora membro per Lettere del senato accademico dell’ateneo bergomense, viene denunziato in massa dalla sinistra universitaria per i contenuti dei blog. L’Orobico verrà indagato un anno dopo per “offesa all’onore e al prestigio del PdR (Napolitano, NdA)” e “istigazione alla discriminazione razziale”, reati d’opinione frutto del liberticidio antifascista.

2010 – Estate. Paolo Sizzi e il camerata storico sepriese Adalbert Roncari, conosciuto un anno prima, rompono con gli indipendentisti bresciani ex FIL (nel frattempo imbrancatosi con leghe patacca). Costoro fonderanno, un anno dopo, pro Lombardia Indipendenza, un soggetto trasversale di ispirazione libertaria. Sizzi e Roncari rafforzano la connotazione völkisch dell’istanza lombardista.

2010 – Autunno. Paolo Sizzi si re-iscrive all’Università degli Studi di Bergamo, partendo dal secondo anno, ottenendo di lì a poco meno di quattro anni la laurea triennale in Lettere. Nel mentre consolida il sodalizio etnonazionalista con Adalbert Roncari e altri, nel segno del sangh e soeu lombardo, mettendo in cantiere il Movimento Nazionalista Lombardo.

26/11/2010 – Yara Gambirasio scompare da Brembate di Sopra; verrà trovata morta in un campo di Chignolo d’Isola nel febbraio 2011. Il controverso caso porterà in guardina, tre anni dopo, Massimo Bossetti. Tra i 18.000 profili genetici analizzati anche quello di Paolo Sizzi, convocato in questura, a Bergamo, in seguito ad alcuni articoli.

6/5/2011 – Nella data mediana tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, presso i boschi della Froda (Castelveccana, Seprio), Paolo Sizzi e Adalbert Roncari fondano il Movimento Nazionalista Lombardo – I Lombardisti. Scopo principale è l’affrancamento identitario della Lombardia etnica (il bacino del Po).

2011 – Luglio. Paolo Sizzi rilascia un’intervista per Il Post intitolata “Non ho mai visto il mare”, in cui esplica la propria visione del mondo rustica, terragna, montanara all’insegna dell’etnonazionalismo lombardo. In essa i prodromi della grande passione di Paolo per la craniometria (e, dunque, per antropologia fisica e genetica delle popolazioni).

2011 – Dicembre. Paolo Sizzi lancia il fortunato canale YouTube dei Lombardisti in cui il Nostro arringa le folle lombarde mediante video-prediche mirate e divulgazione identitaria. La camicia plumbea, le insegne lombardiste e il taglio all’umberta entrano nella storia del web.

13/4/2012 – Su La7 va in onda una puntata de “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi con un’intervista taglia&cuci a Paolo Sizzi, realizzata alcuni mesi prima. In istudio Michele Serra – senza contraddittorio – sputa sentenze sul Nostro e sull’identitarismo lombardo, incensando l’Italietta antifascista e la statolatria tricolorata.

1/6/2012 – Paolo Sizzi sbarca su Twitter con il primo, epico, profilo: @paolosizzi (sospeso nel gennaio 2018 per segnalazioni di massa degli zombie liberal). L’Orobico divulga le tematiche care alla sua sensibilità: Lombardia, identità, craniometria, Indoeuropei e persistenza di lattasi.

2012 – Dicembre. Dopo le segnalazioni istigate da un ebreo romano viene aperta una seconda indagine su Paolo Sizzi, per cinguettii goliardici sugli “eletti”. Tra le singolari accuse “propaganda circa la superiorità della razza lombarda (sic!)”. L’indagine verrà archiviata nell’estate 2015.

2013 – Aprile. Paolo Sizzi viene condannato in primo grado ad un anno e sei mesi di reclusione per vilipendio del capo dello stato (Napolitano, ricordiamo) e violazione della legge Modigliani-Taradash (Mancino). Sentenza confermata in appello e in cassazione: il Nostro dovrà svolgere un anno di affidamento in prova ai servizi sociali. Reati (?) del genere sono l’ultima spiaggia di uno Stato senza nazione, come la Repubblica del tricolore.

2013 – Settembre. Paolo Sizzi effettua il fatidico test genetico, con 23andMe, risultando, come pronosticato, perfettamente in linea col campione accademico cisalpino (Bergamo). Altresì, il ramo paterno è R-Z36 (celtico/gallico) mentre quello materno H1m (mesolitico euro-occidentale).

6/11/2013 – Nella data mediana tra equinozio d’autunno e solstizio d’inverno Paolo Sizzi, Adalbert Roncari, Alessandro Poggi, Achille Beltrami e Ludovic Colomba fondano, a Pavia, Grande Lombardia – I Lombardisti. Il primigenio MNL confluisce nella nuova formazione, il cui intento è estendere il progetto lombardista all’intera Cisalpina.

2014 – Aprile. Paolo Sizzi, dopo una riflessione durata mesi, decide la svolta: coniugare l’istanza lombardista con l’italianismo etnofederale, inebriato dall’idea storica, civile e culturale di romanitas italica. L’Orobico esce da GL e porta la sua testimonianza su EreticaMente, lanciando il blog Il Sizzi.

2014 – Settembre. Paolo Sizzi si iscrive al corso di laurea magistrale in Culture moderne comparate (filologia moderna) presso l’ateneo bergomense, laureandosi nell’aprile 2017. La vocazione umanistica del Nostro si sposa mirabilmente con l’impegno identitario e tradizionalista di sempre.

2015 – Giugno. Paolo Sizzi viene raggiunto telefonicamente da “La Zanzara” del duo romano-ebraico Cruciani-Parenzo. La demenziale trasmissione di Radio24 contatta il Nostro per irridere craniometria e genetica delle popolazioni, uscendone con le ossa rotte. Presi da un irrefrenabile istinto masochistico, i due guitti radiofonici contatteranno nuovamente Sizzi negli anni seguenti.

2016/2017 – Paolo Sizzi si riavvicina a Grande Lombardia per una collaborazione tra la sua vecchia associazione ed il sito EreticaMente, di area tradizionalista, per cui scrive convincendo Adalbert Roncari e gli altri ad ammorbidire indipendentismo ed anti-italianismo. GL metterà da parte le posizioni più estreme in favore di un disegno etnofederale, senza rinunziare all’anima lombardista.

2018 – Gennaio. Lo storico profilo Twitter dell’Orobico, @paolosizzi, viene definitivamente sospeso dopo le reiterate segnalazioni di massa dei liberal, fomentati da una sguaiata negroide italofona. Festa grande presso gli squadristi antifa e i loro scagnozzi variopinti, che bramavano questo momento dall’1/6/2012.

2018 – Febbraio. Paolo Sizzi crea il suo secondo account Twitter, @lombardista, che durerà un anno, fino agli inizi del febbraio 2019. Il motivo della seconda sospensione riguarderà l’esecrazione del Nostro verso l’esogamia, soprattutto femminile, in merito ad un fatto di cronaca nera locale.

1/4/2018 – Paolo Sizzi verga l’ultimo articolo per EreticaMente, in dissidio con la cauta linea editoriale della comunità. La rubrica domenicale ideata dal Nostro, “Il Soledì”, viene chiusa.

2019 – Luglio. Dopo un decennio all’insegna dell’empietà e delle simpatie paganeggianti (per questioni di integralismo völkisch) Paolo Sizzi cessa la propaganda anticristiana esprimendo tolleranza per il cattolicesimo romano preconciliare. La Tradizione, tanto gentile quanto cristiana, va difesa a tutto tondo.

27/11/2019 – Con un agguato, un giornalista di “Piazzapulita”, trasmissione lib-dem di La7, si avventa su Paolo Sizzi irrompendo nella magione brembatese. Imbeccato dall’Osservatorio antisemitismo, e inebriato dai fumi dell’antifascismo, il giornalismo italico si compiace di tramutarsi in tristo strumento di regime.

5/12/2019 – “Piazzapulita”, su La7, manda in onda l’agguato a Paolo Sizzi presentandolo come “nazista” e “odiatore” del web, nonostante la sobria e pacata esposizione delle proprie, legittime, idee. In istudio si scatena la canea dei soloni dello status quo, orchestrata dal Formigli: oltre alla Boldrini un tal Giubilei, esponente del fascio-terronismo meloniano. Lo stile è il solito: intervista taglia&cuci, vecchi spezzoni di video, vecchi cinguettii decontestualizzati e linciaggio mediatico senza contraddittorio.

2019 – Dicembre. Poco prima della puntata incriminata di “Piazzapulita” i due rattoni radiofonici, Cruciani e il circonciso Parenzo, contattano nuovamente Paolo Sizzi. Tra gli argomenti caldi craniometria, endogamia, razzialismo e statuto giuridico di ebrei e negroidi “italiani”, conditi dalla solita gretta e arrogante ignoranza del pagliaccesco duo.

12/12/2019 – Alla vigilia di Santa Lucia, come da tradizione orobica, Paolo Sizzi dona un graditissimo presente ai suoi estimatori facendo ritorno su Twitter (dopo un’assenza quasi annuale): il nuovo account è @granlombard. Il Nostro ritroverà volti amici e nuovi seguaci, nonché gli immancabili detrattori.

16/2/2020 – In seguito ad un tweet razziologico, volto all’esaltazione delle sue qualità cranio-facciali, Paolo Sizzi viene attaccato dallo squadrismo da tastiera liberal: orde di zombie scagliano contro l’Orobico raffiche di insulti selvaggi, aizzate da due ras d’eccezione: Burioni e Bizzarri. Odiare ti costa? Se diffami maschi bianchi cis-, eterosessuali, normodotati e di “destra” non c’è body shaming che tenga.

17/2/2020 – Paolo Sizzi viene raggiunto, di nuovo, al telefono da “La Zanzara”, in merito all’orgoglio craniologico espresso mediante il controverso cinguettio. Messi con le spalle al muro, i due saltimbanchi di regime Cruciani e Parenzo chiudono bruscamente la chiamata, confezionando l’ennesima figura fecale.

2020 – Agosto. Paolo Sizzi sbarca su Instagram, lo potete, di nuovo, reperire qui.

2021 – Ottobre. In seguito alla pubblicazione di nuovi studi di genetica delle popolazioni, sul raffronto tra ADN antico e moderno, Paolo Sizzi rompe gli indugi: riabbraccia il lombardesimo totale primigenio (indipendentista) evidenziando, nuovamente, l’incompatibilità tra Lombardia e Italia etnica. Contestualmente, finisce l’esperienza settennale de Il Sizzi e nasce l’ultimo e definitivo spazio virtuale personale: Lombarditas.

2022 – Marzo. Per ragioni di ordine professionale, il Bergamasco abbandona le reti sociali, mettendo il nuovo blog privato.

2022 – Settembre. Paolo Sizzi ritorna sulla rete con nuovi profili sociali (su tutti quello del “Cinguettatore” @pavolsizz) inaugurando anche due canali, uno Telegram, Lombarditas, e uno YouTube, Il Lombardista. Pure il blog viene recuperato. Il ritorno dell’Orobico assume un taglio più culturale, ma la visuale politico-ideologica lombardista viene ovviamente mantenuta.

21/12/2022 – Rimpatriata lombardista nel segno del solstizio d’inverno: Paolo Sizzi ritrova Adalbert Roncari e altri patrioti lombardi, riflettendo sulla possibilità di galvanizzare Grande Lombardia con nuove iniziative. Sizzi dà così novello lustro all’ideale del lombardesimo militante.

I 50 punti programmatici del lombardesimo

Swastika camuno

Voglio proporvi il programma, in 50 punti, della visione lombardista, elaborato dal sottoscritto a partire dalla Weltanschauung di Grande Lombardia (che fu stesa da me e dal camerata Roncari diversi anni orsono). Al momento non faccio parte di alcun movimento o associazione ma rimango idealmente vicino alle posizioni dei due soggetti lombardisti storici da me fondati, GL appunto e il primigenio Movimento Nazionalista Lombardo. Queste due associazioni hanno raccolto la mia personale riflessione principiata nel lontano 2006, corroborata dal contributo scientifico del contubernale sepriese.

Ho suddiviso i 50 capisaldi in 10 aree tematiche differenti, onde evitare di elencarli banalmente in sequenza. Questo programma si ispira, principalmente, alla dottrina che sta alla base dell’ideologia lombardista, e cioè all’etnonazionalismo: l’interesse della Comunità nazionale lombarda (intesa come insieme di individui accomunati da medesima etnia, lingua, cultura, territorio e storia) deve essere l’obiettivo fondamentale e generale delle attività del settore pubblico, partendo dal presupposto che l’etnicità è l’elemento imprescindibile della Patria e, di conseguenza, di uno Stato degno di questo nome.

Tenendo conto del fatto che l’uomo è un animale sociale e che l’obiettivo di ogni essere vivente è massimizzare nel lungo periodo la trasmissione di geni il più possibile simili ai propri, l’idea lombardista (molto centrata su ragione e natura), in materia di sistema sociopolitico, è quella di un’entità – un etnostato – che sappia regolamentare la vita comunitaria su principi di cooperazione e solidarietà, in nome del senso d’appartenenza etnoculturale: senza di esso i legami comunitari verrebbero meno, lasciando il posto alla disgregazione operata da fenomeni migratori, meticciato e società multirazziale.

L’individualismo è, dunque, nemico dei destini della Nazione che solo abbracciando uno spirito comunitarista può porsi al riparo dai mortali rischi rappresentati dalla degenerazione del pensiero liberale (già di per sé un cancro) che cagiona egoismo, opportunismo e decadimento edonista su vasta scala. Il connubio nazionale e sociale è garanzia di successo per l’intera collettività lombarda, troppo spesso vittima – a livelli quasi patologici – delle seduzioni dell’arido profitto.

Veniamo ora ai 50 punti programmatici. Buona lettura.

I – Politiche etniche

1) Diffusione del concetto di Lombardia etnica, terra cisalpina racchiusa dal bacino padano e caratterizzata dalla stratificazione identitaria celto-ligure, gallo-romana, longobarda, dalla presenza degli idiomi lombardi (ovvero galloromanzi cisalpini) e dall’azione unificatrice della Lega Lombarda e del Ducato visconteo. Essa è il fulcro della Nazione ed è, per questo, meritevole di particolare tutela e di un preciso riconoscimento giuridico. Sua Capitale naturale è Milano.

2) Diffusione del concetto di Grande Lombardia (che è, sin dal Medioevo, la Lombardia lato sensu), sovrapposizione della Langobardia Maior alla Gallia Cisalpina, corroborata dalla geografia subcontinentale e dalla natura di anello di congiunzione tra Europa mediterranea e centrale. È, altresì, parte della Romània occidentale. Suoi confini irrinunciabili sono le Alpi, le acque del Mar Ligure e dell’Alto Adriatico e l’Appennino Tosco-Lombardo (limite meridionale che combacia con la barriera etnolinguistica, e nazionale, Massa-Senigallia). La Capitale è Milano.

3) Definizione e preservazione dell’etnia lombarda e grande-lombarda, mediante l’integrazione di ius sanguinis e di ius soli, affinché nazionalità e cittadinanza finalmente coincidano. Secondo i criteri lombardisti è lombardo colui che ha quattro nonni biologici, logicamente europidi, cognominati alla lombarda, e la cui famiglia risieda in Lombardia almeno dal 1900.

4) Promozione della pratica endogamica tra le popolazioni grandi-lombarde, tollerando blandi apporti di genti compatibili (le alpine, fondamentalmente). Condanna di meticciato e ibridazione extra-europide: le unioni miste vanno dissuase, anche tramite la creazione di leggi ad hoc. L’etnia (grande)lombarda va rinsanguata, bloccando eziandio l’italianizzazione che ha cagionato un genocidio “democratico” dei lombardi etnici.

5) Blocco totale dell’immigrazione e conseguente rimpatrio degli allogeni. Nel novero rientrano anche immigrati europei incompatibili, italiani etnici, israeliti, genti nomadi. Il fenomeno più drammatico rimane quello dell’italianizzazione (ossia della meridionalizzazione), che ha letteralmente travolto la Grande Lombardia occidentale riducendo a minoranza gli indigeni delle città del cosiddetto “triangolo industriale”.

II – Politiche comunitarie

6) Introduzione di “Opzioni” per le minoranze alloctone storiche presenti nella Cisalpina (occitani, arpitani, alemanni, bavari): ritorno in patria o assimilazione e fedeltà alla Grande Lombardia. Nel caso di sloveni e croati (e della sparuta minoranza istroromena) la prima opzione è preferibile, essendo popolazioni poco compatibili con quelle padano-alpine. La Lombardia appartiene ai lombardi, e su questa inconfutabile verità deve fondarsi la ragion d’essere di un futuro Stato lombardo.

7) Lombardizzazione delle aree grandi-lombarde periferiche quali Valle d’Aosta, Alpi Occidentali, Nizzardo, Liguria, Romagne, lagune, Tirolo primigenio (che è quello meridionale), Slavia friulana, bacino dell’Isonzo, Istria, Fiume con la soppressione degli statuti autonomi e il rimpatrio forzato dei soggetti eversivi. La Grande Lombardia, ossia la Cisalpina, è lo spazio “vitale” di un solo ethnos: quello lombardo.

8) Difesa della cultura, delle tradizioni, del carattere nazionale delle Lombardie, di quella “Comunità di Popolo” che costituisce il mastice di uno Stato per davvero sociale, nazionale e, dunque, comunitario. Va eliminato il pernicioso culto del fatturato caro a molti, troppi lombardi, che è la fonte di ogni masochismo antipatriottico. La ricchezza della Lombardia è il frutto plurisecolare di una mentalità del lavoro spiccatamente continentale, ma l’identità sovrasta il danaro.

9) Difesa della famiglia naturale e patriarcale fondata sul legame eterosessuale, monogamo e fecondo di uomo e donna, rafforzato da fedeltà, rispetto, solidarietà e dalla contemplazione degli innati ruoli del maschile e del femminile, garantita dalla tradizione. In mancanza di una (contenuta) prole biologica sì all’adozione di orfani europidi compatibili con la Grande Lombardia.

10) Isolazionismo nei riguardi del terzo mondo e delle aggressive economie emergenti (anche per scopi sanitari); promozione di una perentoria politica di controllo delle nascite nel sud del pianeta; lotta alla globalizzazione e cessazione di ogni ingerenza straniera (Vaticano incluso) negli affari nazionali; edificazione di un cameratismo razziale europide previa liquidazione dell’imperialismo atlanto-americano; creazione di un organismo confederale “eurusso” per la difesa degli interessi comunitari delle genti bianche autoctone.

III – Politiche culturali

11) Elezione del milanese classico volgare (emendato) – il principe degli idiomi lombardi – a lingua nazionale della Lombardia etnica e della Grande Lombardia, grazie alla natura linguistica centrale ed incontaminata del ramo insubrico. No a esperanto in tredicesimi, koinè senza storia, caos dialettale e soluzioni alla svizzera (ossia peculiari di una nazione inesistente). Il milanese è la miglior espressione linguistica del mondo galloromanzo cisalpino.

12) Promozione e tutela delle lingue locali, da impiegare in ambito cantonale accanto al lombardo (ovvero al milanese classico). I parlari transpadani occidentali e orientali, subalpini, cispadani, romagnoli (quelli tassonomicamente “gallo-italici”, ossia lombardi), così come quelli liguri, veneti, retoromanzi (friulano, ladino, romancio), meritano salvaguardia, nel rispetto dell’unità nazionale.

13) De-toscanizzazione linguistica della Grande Lombardia, attuata mediante il graduale abbandono del fiorentino letterario (l’italiano) e il recupero di ortografia, vocabolario, nomi, cognomi, toponimi originali, nel quadro di una rinnovata lombardizzazione del territorio nazionale. Scuola e università, a supporto di famiglia e Comunità, avranno il compito di educare i giovani lombardi all’amore per il milanese e le altre lingue lombarde e/o cisalpine, assieme alla riscoperta della nostra cultura e letteratura.

14) Riconoscimento del cattolicesimo apostolico di rito latino (romano e ambrosiano), ovviamente tradizionale, quale religione ufficiale della futura Repubblica Lombarda; nessun rapporto con il papa, fintanto che la Chiesa di Roma non disconoscerà il Concilio Vaticano II, pertanto l’idea di una Chiesa nazionale lombarda non va trascurata. Tolleranza per la rinascenza gentile indigena di matrice preromana e gallo-romana, o germanica. Messa al bando di tutti gli altri culti.

15) Etno-razionalismo come “mistica del sangue” della Grande Lombardia. Accanto alla difesa della tradizione cattolica e pagana, contro la piaga dell’ateismo e del laicismo di sinistra, la simbiosi tra etnicismo e razionalismo (che rievoca filosoficamente l’etnonazionalismo), volta a preservare la Comunità lombarda dalle degenerazioni della metafisica apolide.

IV – Politiche statuali

16) Indipendenza e piena sovranità della Grande Lombardia da raggiungersi con tutti i mezzi leciti, previa creazione di una “macroregione” amministrativa che associ ogni Popolo lombardo alla battaglia autoaffermativa della Lombardia etnica. Adozione delle Croci padano-alpine (Sangiorgio e Sangiovanni, bandiera nazionale), magari corredate dal Sole delle Alpi, e del Ducale visconteo (Biscione e Aquila imperiale, stemma nazionale).

17) Creazione di una Repubblica presidenziale (grande)lombarda fondata sui dettami dell’etnonazionalismo, del socialismo nazionale e del comunitarismo, ossia di un etnostato. No a federazioni e autonomie: lo Stato lombardo rappresenterebbe, alfine, Popoli affratellati dalle comuni origini cisalpine. Lo strumento del decentramento – in un contesto tutto sommato omogeneo e geograficamente ben definito – rischierebbe solamente di fomentare sciocchi egoismi campanilistici e micro-sciovinismi.

18) La Capitale amministrativa, economica e linguistica della Grande Lombardia è Milano, quella morale è Pavia. La suddivisione politica della Repubblica Lombarda consterebbe di 14 cantoni etno-lombardi a cui ne vanno aggiunti altri 15 del restante territorio cisalpino, raggruppati in 9 regioni create per meri fini statistici e demografici (Transpadana occidentale, Transpadana orientale, Subalpina, Cispadana, Romagna, Liguria, Veneto, Rezia cisalpina, Carnia e Istria).

19) De-italianizzazione della Grande Lombardia, conseguenza del processo indipendentista. Assieme al rimpatrio degli allogeni e degli italiani etnici, e alla liquidazione di ogni residuo tricolore, i concorsi, l’impiego pubblico e i posti-chiave vanno riservati ai soli lombardi. Gli immigrati regolarizzati in precedenza vanno incentivati affinché lascino la Lombardia, raggiungendo accordi con le loro terre d’origine (a cominciare dall’Italia) e stimolando il ricongiungimento famigliare al di fuori dei confini cisalpini. La questione della prole ibrida è tema alquanto problematico.

20) Uscita della Grande Lombardia da Unione Europea, euro, Nato, Onu, enti mondialisti e sovranazionali e dagli organi cosmopoliti nemici della sovranità popolare ed economica delle Nazioni. Come riportato al punto 10 è auspicabile la promozione di un cameratismo “imperiale” europide a partire dalle realtà dell’arco alpino. Contestualmente, va promossa una politica irredentista in quei territori grandi-lombardi oggi sotto entità straniere affinché vengano aggregati alla loro madrepatria: Moncenisio, Valle Stretta, Monginevro, Nizzardo, Briga e Tenda (RF); Montecarlo (MC); Sempione, Canton Ticino, Mesolcina, Val Bregaglia, Val Poschiavo, Val Monastero (CH); Goriziano, Litorale, Carso, parte della Carniola interna (SLO); Istria, Fiume, Quarnaro (HR); San Marino (RSM).

V – Politiche giuridiche

21) Espulsione di banche internazionali, multinazionali, lobby straniere; uscita dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale e da ogni organizzazione internazionale, dunque apolide; condanna di sionismo ed internazionalismo; smantellamento delle basi atlantiste e cacciata dell’invasore americano (e del suo ascaro italico); gestione nazionale delle emergenze sanitarie (farmaci, vaccini, dispositivi di protezione individuale vanno prodotti in Patria per conto dello Stato), fermo restando che l’isolazionismo verso le terre esotiche rimane fondamentale.

22) Creazione di forze armate e di polizia composte di soli lombardi e istituzione di una Guardia Nazionale Lombarda; ritorno in patria delle forze d’occupazione italiane. Oltre che dalle minacce interne, la sicurezza della Comunità nazionale deve essere garantita anche da eventuali aggressioni esterne, istituendo la leva obbligatoria. Si deve assicurare, altresì, una salda stabilità politica, sociale ed economica ad una vera Europa delle Nazioni e sviluppare un’adeguata opera di opposizione alla globalizzazione e allo status quo mondialista.

23) Separazione dei tre poteri fondamentali tipica dello Stato di diritto: esecutivo assegnato ad un Presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini con sistema maggioritario a doppio turno; legislativo spettante ad un’unica Assemblea parlamentare, “federale”, eletta direttamente dai cittadini con sistema proporzionale (unicameralismo); giudiziario attribuito ad una Corte Suprema eletta anch’essa direttamente dai cittadini con sistema sempre proporzionale.

24) Lotta senza quartiere a mafie e criminalità organizzata, terrorismo, eversione, massoneria, sette segrete, usura con particolare pervicacia nei riguardi di ogni delitto mirato ad angariare, danneggiare e tradire la Comunità nazionale. Liquidazione del precipuo serbatoio del crimine: l’immigrazione. Non va, tuttavia, punita severamente soltanto la bassa manovalanza ma anche, e soprattutto, i suoi mandanti in giacca e cravatta.

25) Pena capitale per i reati più gravi e odiosi quali mafia, terrorismo, stragismo, alto tradimento, disastro, epidemia, pedofilia, bancarotta fraudolenta; castrazione chimica per gli stupratori; lavori forzati per i detenuti comuni; costruzione di nuove carceri e rimpatrio dei delinquenti alieni minori. Lo Stato deve garantire, oltre alla sicurezza e al benessere dei cittadini, il disincentivo alla violazione delle regole, la certezza e l’adeguatezza della pena, il risarcimento dei danni e l’efficace rieducazione di chi ha sbagliato, laddove utile e possibile.

VI – Politiche socioeconomiche 

26) Socialismo nazionale e comunitarismo: riforma del mercato e lotta alla ricchezza parassitaria favorita dal capitalismo; fine della speculazione internazionale e abolizione di certi strumenti finanziari (come i derivati); equiparazione della tassazione sulle rendite finanziarie a quella sul reddito da lavoro; inserimento di strumenti redistributivi che consentano a tutti di esprimere le proprie capacità.

27) Inserimento di equità e giustizia nel sistema tributario con l’adozione di una tassazione basata sull’effettiva capacità contributiva e sul criterio fondamentale del “chi inquina paga”. Solo il comunitarismo è etico e sostenibile nel lungo periodo, contro la crescita illimitata e l’inevitabile degenerazione edonistica e consumistica del capitalismo; la mentalità individualista occidentale è iniqua, corrotta, devastatrice e cagione di gravissimi problemi di stabilità sociale, politica, economica e ambientale.

28) Riforma perentoria del sistema monetario che assicuri la sovranità monetaria ed economica alla Nazione, strappandola dalle mani dei banchieri internazionali (e apolidi). Liquidazione di euro e lira italiana in favore dell’introduzione della valuta grande-lombarda: danee e ghell.

29) No ad assistenzialismo, elevati sussidi di disoccupazione, alti livelli di sindacalizzazione ed eccessivi ostacoli alla circolazione dei lavoratori che riducono l’efficienza del mercato del lavoro premiando solamente i fannulloni; occorrono, piuttosto, corporativismo e nazionalizzazione delle grandi industrie di interesse cruciale per il Paese. Sì a politiche protezioniste e dirigiste, nella consapevolezza che è la Nazione a legittimare lo Stato, non viceversa.

30) Riorganizzazione della previdenza sociale (stante il continuo aumento della speranza di vita): riforma del sistema pensionistico su reali criteri di necessità e di merito, favorendo il passaggio graduale alla pensione tramite la possibilità di convertire contratti di lavoro a tempo pieno in contratti di lavoro a tempo parziale, in parte defiscalizzati una volta raggiunta una certa età.

VII – Politiche educative

31) Gestione della res publica affidata alle mani di un’aristocrazia (nel senso etimologico del termine) lombarda, a impronta maschile, debitamente formata in accademie specifiche, sulla base di stringenti criteri di merito, qualifiche, conoscenze ed etica consolidata. Alla luce di ciò si esprimono dubbi riguardo l’universalità dell’elettorato attivo e, soprattutto, passivo. La democrazia occidentale è a forte rischio fallimentare per via della manipolazione delle menti più fragili da parte di alcune cricche opportuniste.

32) Riforma totale del sistema educativo a partire dal suo organo basilare, la famiglia naturale, fino a quelli più complessi, come le università e le accademie. Urge una studiata e corretta educazione psichica, fisica e culturale dell’individuo, affinché la scuola sia palestra di orgoglio patrio. L’istruzione è cruciale per un pieno sviluppo della persona e, in particolare, per l’acquisizione consapevole di uno stile di vita sano ed equilibrato.

33) Creazione di istituzioni sociali di Stato per la (ri)educazione della gioventù, che sottraggano alla Chiesa postconciliare, e agli oratori, la formazione civile delle nuove generazioni; in questo senso esiste una questione spinosa da risolvere con una necessaria opera di bonifica: il legame tra omosessualità e pedofilia/pederastia di seminari e ambienti ecclesiastici. Scioglimento di scout, associazionismo cattolico modernista e, soprattutto, di quello antifascista: gli insegnamenti impartiti da istituzioni antinazionali risultano malsani e innaturali, essendo slegati dal culto della vera identità e della vera tradizione.

34) Creazione di un servizio di coscrizione obbligatoria, alternativo a quello civile, che funga anche da istituzione sociale di supporto allo sviluppo morale del giovane uomo. Per le ragazze servizio civile obbligatorio o possibilità di svolgere attività di leva in qualità di ausiliarie; le forze armate e di polizia devono assumere carattere squisitamente virile, ma ci può essere spazio per un ausiliariato militare femminile.

35) Salvaguardia della salubrità del proprio ambiente, dell’alimentazione e dello stile di vita, presupposto alla base della salute di ogni persona, controllabile dall’individuo stesso: cruciale importanza va data all’opera di educazione e sensibilizzazione di tutta la popolazione, col fine di far comprendere ai membri della Comunità nazionale che sono i principali responsabili del proprio stato di salute (a tutto vantaggio, così, anche della sanità pubblica).

VIII – Politiche agricole e ambientali

36) Lotta alla sovrappopolazione, una delle peggiori piaghe della Grande Lombardia. La densità demografica della Nazione lombarda è di circa 220 ab./km², un altissimo sovrappopolamento, con esiziali ricadute su Comunità e ambiente; situazione ancor più drammatica se consideriamo la Lombardia etnica, basti pensare alla spaventosa densità dell’attuale Regione Lombardia, 418,85 ab./km²! I milioni di allogeni dilagati nel territorio cisalpino hanno drasticamente peggiorato un quadro già di per sé (in talune aree) problematico. L’immigrazione comporta, inevitabilmente, distruzione.

37) Econazionalismo, ruralismo, comunitarismo. Difesa dell’ambiente dall’insostenibile furto di suolo, da cementificazione ed industrializzazione selvaggia (nuove residenze per immigrati, capannoni, centri commerciali, discariche), agricoltura convenzionale e allevamento industriale, inquinamento e traffico da terzo mondo, bomba demografica allogena. Il contatto con l’ambiente rurale permette di ritrovare la dimensione naturale dell’uomo promuovendo la riscoperta di valori e virtù oggi dimenticati per far spazio al feticcio del progresso.

38) Eco- ed etno-sostenibilità, per combattere l’alienazione delle masse urbane, il cui sviluppo ipertrofico è nemico del suolo lombardo incontaminato. In molte regioni d’Europa i terreni agricoli non sono più sufficienti ad alimentarne gli abitanti, e le sostanze di sintesi impiegate dall’agricoltura convenzionale stanno distruggendo la fertilità naturale dei campi, compromettendo così la sicurezza alimentare delle future generazioni. L’uomo ha plasmato la cultura e la civiltà, ma non è un essere estraneo alla natura e alle sue leggi.

39) Misure di tutela dell’agricoltura tramite il blocco del consumo di suolo, il ritorno ad un’agricoltura naturale – sostenibile nel tempo – e il raggiungimento di un’autarchia alimentare almeno dell’80%. Va garantito cibo sano e sicuro per noi e i nostri figli, senza compromessi. Anche la zootecnia deve sbarazzarsi dei metodi industriali ed intensivi dell’allevamento canonico, ne va della nostra salute.

40) Salvataggio e tutela della biodiversità tramite il controllo e l’eradicazione delle specie aliene dannose e l’aumento delle aree destinate alla natura selvaggia. Il sistema capitalista e la società dei consumi hanno portato alla distruzione di importanti ecosistemi e di significativi elementi di biodiversità. Il bioma temperato della Grande Lombardia va preservato dall’imbastardimento esotico di flora, fauna e popolazione indigena.

IX – Politiche energetiche 

41) Combinazione di sviluppo delle fonti di energia rinnovabili e sostenibili (non semplicemente alternative, come gli scisti bituminosi) e riduzione degli sprechi e delle inefficienze del consumo. No al nucleare e al ritorno al carbone: soluzioni effimere (vedi penuria di uranio) e dall’impatto ambientale devastante (vedi problema, tuttora irrisolto, della gestione delle scorie radioattive). Il superamento del picco di estrazione del petrolio, seguito dal picco di estrazione del gas naturale, saranno un problema concreto, negli anni a venire.

42) Sviluppo di moderni ed efficienti sistemi di trasporto pubblico basati sulla rete ferroviaria e ripristino della tipica rete lombarda di canali navigabili, per il rilancio del trasporto fluviale (anche dello stesso Po). Argine al traffico su gomma e alla costruzione di dannose autostrade. Il settore aeronautico, come quello automobilistico, ha una resa energetica problematica, per via dei grandi costi.

43) Raggiungimento di soddisfacente efficacia ed efficienza dei servizi erogati dallo Stato, archiviando la fallimentare esperienza della Repubblica Italiana; per usare una battuta, Roma impone tasse “svedesi” in cambio di servizi “albanesi”, martoriando le finanze dei lombardi per poi beffarli con un terziario modellato sulle disfunzioni dell’Italia etnica.

44) Aiuti mirati e ben congegnati destinati al settore secondario e terziario affinché siano assistite quelle aziende che decidono di abbandonare la prospettiva del mero profitto e del “basta tirare avanti” per agire in maniera eticamente responsabile, seguendo un percorso di continua innovazione nel segno della sostenibilità. Non è desiderabile, inoltre, lasciare carta bianca agli agenti economici; piuttosto, occorre sviluppare una salda rete di alleanze europee che puntino al raggiungimento di una buona autarchia economica a livello continentale (senza rinunciare alla propria sovranità nazionale, ovviamente).

45) La ricerca scientifica di base è un elemento imprescindibile per sostenere il miglioramento della conoscenza e della qualità della vita nel tempo. La ricerca deve essere adeguatamente finanziata e sostenuta, anche con incentivi che inducano i giovani a scegliere percorsi di studio scientifici. Tutto questo sarà però effimero finché la scienza non potrà finalmente esprimersi liberamente, essendo oggi costretta a seguire i diktat delle lobby di influenza mondialista, che non si fanno scrupoli nel ricattare gli scienziati per garantire la loro posizione di rendita.

X – Politiche demo-sanitarie 

46) Lotta ad individualismo, femminismo, omosessualismo e a ciò che mina le fondamenta della famiglia naturale, a guida patriarcale, e della solidarietà comunitaria, compromettendone il funzionamento e, dunque, l’equilibrio e il benessere. Va difesa senza compromessi, in particolar modo, l’innocenza dell’infanzia. No ad unioni e diritti “civili”, adozioni omosessuali, propaganda omofila, teorie del “genere” e ad una bioetica asservita al mercato e al capitalismo, alla vita (surrogata e manipolata in laboratorio) come oggetto di consumo e capriccio borghese.

47) Incentivi per la crescita demografica indigena (in linea con i criteri di ecosostenibilità e di contenimento della secolare sovrappopolazione padana): sostegni alle famiglie, contrasto alla disoccupazione giovanile, garanzie e migliorie per il benessere e la sicurezza dei lavoratori. Molto dipende, tuttavia, da educazione e valori: lo Stato deve supportare economicamente e socialmente le giovani coppie ma deve anche promuovere responsabilizzazione mediante famiglie e Comunità, stimolando nei ragazzi e nelle ragazze una salutare presa di coscienza patriottica.

48) Aborto consentito in casi di stupro (allogeno, in particolare), pericolo di vita della madre, anomalie gravi del feto; eutanasia consentita nei casi irreversibili, laddove una vita normale sia compromessa e il malato sia terminale o in stato vegetativo. Serve una forma di razionalismo bioetico, rispettoso della sensibilità religiosa ed individuale ma dotato di robusto buonsenso giustificato dalla lucidità scientifica.

49) Adozione spontanea di alcune piccole misure eugenetiche a fini preventivi (si sottolinei, preventivi) e terapeutici. Non esistono vite degne ed indegne di essere vissute, biologicamente, ma i comportamenti responsabili volti al benessere presente e futuro della Comunità sono servigio di carattere sociale e patriottico. Occorre rivalutare la riapertura dei manicomi o di altri istituti specifici per gestire soggetti problematici, asociali, inabili, onde evitare ricadute che impattino sull’armonia della collettività nazionale.

50) Lotta spietata al commercio, allo spaccio e al consumo di qualsiasi tipo di droga, sia per eradicare questa piaga criminale che per educare i giovani, soprattutto, indirizzandoli sulla retta via. Al contempo, predisposizione di forti disincentivi finalizzati al contrasto del fumo e del tabagismo, così come all’abuso di alcol e all’alimentazione a base di cibo spazzatura. Infine, condanna di prostituzione e pornografia, in particolare – si capisce – qualora tali fenomeni, già di per sé deplorevoli, si intreccino alla delinquenza.

Da un punto di vista meramente biologico, le analisi genetiche fanno ritenere che la giusta scala di aggregazione sociale, nel caso dell’uomo, sia quella della sottospecie, e cioè della razza; nella realtà entrano, tuttavia, in gioco altre variabili da prendere in considerazione, perché noi non siamo solo le informazioni genetiche (e fenotipiche) che portiamo ma anche l’ambiente in cui viviamo e le informazioni non biologiche (lingua, storia, cultura, ecc.) che abbiamo collettivamente ereditato dalla nostra società. Fermo restando che, sia geneticamente che fisicamente, vi sono ben note differenze anche a livello di sub-subspecies.

La nostra identità è, dunque, l’unione di etnia, territorio e cultura, indipendentemente dalle entità amministrative che attualmente ci riguardano e che auspichiamo di lasciarci alle spalle quanto prima in maniera attiva. Autoaffermazione, affrancamento del sentimento nazionale, preservazione dell’etnia (che si fonda su sangue e spirito), difesa del suolo patrio e battaglia per la libertà: questo ciò che il lombardesimo vuole per la Grande Lombardia.

Le razze umane

Come già osservato nell’articolo sugli europidi (cui vi rimandiamo per una trattazione più approfondita), per quanto il politicamente corretto possa negarlo, nel genere umano esistono delle razze, delle sottorazze e delle etnie caratterizzate da profili fenotipici peculiari, grazie a delle palesi differenze fisiche, genetiche, ambientali ed infine anche comportamentali (argomento, questo, controverso che qui non tratteremo, ma studiato dalla genetica indipendente).

‘Razza’, o ‘subspecies‘, è un concetto biologico, non certo sociale, e questo non significa che esista una razza superiore o migliore delle altre – la superiorità è un tema soggettivo e opinabile – ma semplicemente che esiste una biodiversità che va difesa, e prima ancora apprezzata, senza sconvolgimenti globalisti. Il termine in questione può essere tranquillamente sostituito, come accennato, da ‘sottospecie’.

‘Etnia’ è invece un concetto decisamente più culturale e arbitrario, sebbene la facies etnica grande-lombarda (per fare un esempio) presenti delle caratteristiche anche fisiche e genetiche, sub-subrazziali dunque (la sottorazza è quella europide), che la distinguono da altri ambiti, anche europei, a partire da quello italiano.

Qui presentiamo, in breve, le cinque (sei con quella capoide) razze umane, invitando a tenere a mente che, essendo questo un blog di razzialismo e identitarismo europei, l’attenzione è stata mantenuta sul ramo europide (o, meno precisamente, ‘bianco’) della famiglia caucasoide (‘europide’ è da intendersi come profilo subrazziale del continente europeo, che seppur affine agli altri caucasoidi presenta peculiari differenze, sia craniologiche/antropometriche ed antroposcopiche che genetiche, frutto delle nulle o quasi nulle influenze extra-caucasoidi).

Eccovi un piccolo modello tassonomico esemplificativo:

Genere: Homo

Specie: sapiens

Razza (o sottospecie): caucasoide/europoide

Sottorazza (o sub-subspecies): caucasoide europea (europide)

Fenotipo: mediterranide

Etnia: sarda

Ed eccovi un quadro razziale completo.

Razza caucasoide (o europoide) – Areale: Eurasia occidentale, Nordafrica. Sottorazze: europide, tauride, orientalide, irano-afganide, indide (lo statuto del gruppo camitico, etiopide, è controverso, sebbene metricamente caucasoide). Caratteristiche: naso stretto, bocca piccola, angolo facciale di 100-90°, ortognatismo, arcata sopraccigliare sporgente, soglia nasale appuntita, zigomi recedenti, cavità nasali a forma di goccia, occhio orizzontale, capelli ondulati dal liscio al ricciuto a sezione ovale (cimotrichi) e pigmentazione cutanea limitata.

Caucasoide

Razza mongoloide – Areale: Asia. Sottorazze: sibiride, tungide, sinide, paleo-mongolide. Caratteristiche: brachicefalia, bassa statura, fisico tozzo, gambe corte, viso largo e piatto, zigomi alti e sporgenti, orbite alte, occhi stretti e distanti scuri con plica mongolica, mesognatismo, naso schiacciato e concavo, labbra carnose, sinodonzia/sundadonzia, scarsa peluria, capelli neri diritti e grossi a sezione circolare (lissotrichi), pelle giallognola sovente con macchia mongolica, classica neotenia.

Mongoloide

Razza amerindioide (o indianoide) – Areale: Americhe. Sottorazze: andide, brasilide, centralide, eschimide, fuegide, lagide, margide, pacifide, pampide, silvide. Caratteristiche: simile a quella mongoloide, da cui deriva, ha fisico massiccio, alta statura frequente, viso alto e largo, mandibola larga, mesognatismo, naso largo e aquilino, bocca larga, palpebre larghe, basse frequenze di epicanto (plica mongolica), profilo prominente (rispetto ai mongoloidi), capelli neri diritti, occhi scuri, scarsa peluria, pelle bronzea.

Amerindioide

Razza negroide (suddivisa in congoidi e capoidi) – Areale: Africa subsahariana. Sottorazze congoidi: sudanide, paleo-negride, nilotide, bambutide, cafride, etiopide (statuto controverso); sottorazze capoidi: khoide e sanide. Caratteristiche: dolicocefalia (spesso), orbite squadrate, prognatismo, naso largo, basso e schiacciato (camuso), labbra grandi e carnose, denti grandi e larghi, palato rettangolare, pelle scurissima e spessa dal caratteristico odore, capelli neri lanosi e crespi a sezione ellittica (ulotrichi), occhi neri distanti e sporgenti, elevata produzione di testosterone (che si può notare nel timbro nasale e profondo della voce, nella massa muscolare e nella notoria virilità, non in tutti i negroidi comunque); i capoidi, invece, sono un tipo negroide “mongoleggiante”, molto arcaico, indigeno dell’Africa meridionale.

Congoide
Capoide

Razza australoide –  Areale: Asia meridionale, Oceania. Sottorazze: veddide (Asia meridionale), melaneside, polineside, australide propria (aborigeni australiani e tasmanidi). Caratteristiche: cranio lungo, basso e stretto, viso largo, basso e ovale, fronte sfuggente, arcata sopraccigliare marcata, naso largo e concavo dalla radice depressa, prognatismo, occhi infossati scuri, labbra carnose, sundadonzia, pelle scura, abbondante peluria, capelli molto scuri ondulati, generale aspetto alquanto arcaico.

Australoide

Ecco una cartina della distribuzione razziale a livello mondiale, prima delle colonizzazioni, delle deportazioni, dei massicci fenomeni migratori:

Distribuzione razziale nel globo

Indice cefalico nel mondo (1896):

Indice cefalico globale

Statura media maschile nel mondo (1897):

Statura media globale

Mappa della pigmentazione della pelle nel mondo, tratta da Renato Biasutti (1940):

Pigmentazione globale della pelle

Per quanto concerne la genetica delle popolazioni, ecco la componente principale individuata da Cavalli-Sforza (1994), che mostra l’omogeneità europea:

Genetica europea

Qui abbiamo, invece, un’approfondita analisi genetica di varie popolazioni del mondo (Lazaridis et al. 2013-2014) che individua e distingue le componenti autosomiche razziali. Azzurro = caucasoide; giallo = mongoloide; arancione = congoide; rosso = capoide; viola = australoide; verde = amerindioide:

K6

Mappa delle linee paterne nel mondo (aplogruppi del cromosoma Y):

ADN-Y globale

Mappa delle linee materne nel mondo (aplogruppi dell’ADN mitocondriale):

ADN mt globale

Sarà utile anche ricordare la distribuzione dei principali gruppi sanguigni nel mondo:

Gruppo sanguigno 0

Tale gruppo, 0, in Europa, sembra collegato ai cacciatori-raccoglitori del Paleolitico superiore e Mesolitico.

Gruppo sanguigno A

A, in Europa, non sembra collegato a popoli preistorici o protostorici particolari, anche se tale gruppo sanguigno era più frequente presso le genti steppiche protoindoeuropee.

Gruppo sanguigno B

Il gruppo sanguigno B, infine, ha un aspetto molto asiatico, ma in Europa compare, con tutta probabilità, grazie agli invasori indoeuropei (che erano comunque, prevalentemente, A).

Il fattore Rhesus negativo è invece peculiare dell’Europa, e sembra legato all’uomo di Cro-Magnon e, oggi, particolarmente ai Baschi:

Rh negativo

Una curiosità: l’intolleranza al lattosio è forte presso quelle popolazioni dove scarseggiano (o sono assenti) geni indoeuropei (cioè ANE-EHG-WSH, steppici e mesolitici nordorientali), e dunque soprattutto tra i non caucasoidi europei. I nomadi e pastori kurganiti sono anche i responsabili della diffusione, in Eurasia, di alta statura, tratti cromagnonoidi e nordoidi, pigmento chiaro (soprattutto capelli biondi e occhi azzurri).

Intolleranza globale al lattosio

Le razze umane, inquadrate dall’antropologia fisica e dalla genetica delle popolazioni (razziologia), sono il frutto dell’adattamento al proprio habitat naturale, del clima, dell’ambiente, dell’alimentazione, della selezione sessuale ma anche di un processo evolutivo che le ha distanziate e differenziate, e suddivise in raggruppamenti minori (sottorazze). In secondo luogo, naturalmente, subentra la questione etnoculturale.

La teoria più affidabile sulla genesi della specie umana moderna è quella dell’Out of Africa, poiché il policentrismo non risulta abbastanza convincente. Con tutta probabilità, comunque, come è accaduto in Europa con l’Uomo di Neanderthal, le razze moderne si sono mescolate con i sapiens arcaici locali, assorbendone alcuni tratti genetici e fors’anche fisici. Anche per questo motivo le sottospecie umane esistono e sono diversificate. Del resto, un tempo, si attribuiva la dicitura sapiens sapiens (usata per designare l’uomo anatomicamente moderno) all’Uomo di Cro-Magnon, progenitore degli europei.

Sia ben chiaro che discendere da uomini usciti dall’Africa più di 100.000 anni fa non significa certo discendere dalla razza negroide (formatasi in areale subsahariano successivamente), ma dal sapiens ivi inizialmente stanziato, che raggiunse l’Europa, dall’Eurasia, 50.000 anni fa. Per assurdo, se gli europoidi discendessero dalle popolazioni negre africane ne sarebbero un’evoluzione…

Questi due ultimi schemi mostrano la distanza genetica fra gruppi razziali (con alcune popolazioni esemplificative), evidenziando ancora una volta la loro specifica identità biologica:

Distanze genetiche globali
Albero filogenetico globale

Stando agli studi pionieristici di Cavalli-Sforza, le popolazioni non africane sono più vicine tra loro rispetto agli africani subsahariani (congoidi e capoidi); gli europei sono imparentati con le altre genti caucasoidi di Nordafrica, Vicino e Medio Oriente e subcontinente indiano. I caucasoidi, e dunque gli europei, si collocano tra negroidi e mongoloidi, ma questo non significa che i “bianchi” siano il rimescolamento fra le altre due razze, bensì, semplicemente, che l’uomo anatomicamente moderno nato in Eurasia occidentale tra i 60.000 e i 50.000 anni fa ha avuto contributi genetici africani e asiatici (che non vuol dire automaticamente negroidi e mongoloidi, parlando qui di migrazioni umane preistoriche e dunque di fenotipi arcaici), data la contiguità territoriale di Eurasia e Corno d’Africa, da cui il sapiens sarebbe uscito tra 150.000 e 100.000 anni fa.

Gli europidi

Per prima cosa un piccolo sunto dell’evoluzione umana, particolarmente riguardo agli europei:

  • 2,5 milioni di anni fa: comparsa dell’Homo habilis in Africa.
  • 2 milioni di anni fa: comparsa dell’Homo erectus in Africa.
  • 600.000 anni fa: comparsa dell’Homo heidelbergensis in Europa.
  • 200.000 anni fa: comparsa dell’Homo neanderthalensis in Europa.
  • 200.000 anni fa: comparsa dell’Homo sapiens in Africa.
  • Oltre 100.000 anni fa: teoria Out of Africa – L’Homo sapiens esce dall’Africa giungendo in Medio Oriente.
  • 50.000 anni fa: L’uomo anatomicamente moderno (Homo sapiens sapiens) compare in Europa (Cro-Magnon) via Eurasia > Paleolitico superiore.
  • 12000 avanti Cristo: compare l’uomo anatomicamente moderno europoide diverso dal cromagnonoide, detto convenzionalmente aurignacoide o capelloide, in Medio Oriente e Nordafrica > Mesolitico.
  • 7000 avanti Cristo: diffusione dell’agricoltura e dell’allevamento dal Medio Oriente > Neolitico.
  • 5500 avanti Cristo: nascita della cultura kurganita, protoindoeuropea > Calcolitico (Età del rame).
  • 3500 avanti Cristo: Età del bronzo.
  • 1200 avanti Cristo: Età del ferro.

Il vocabolo ‘razza’ non è nulla di perverso, criminale e sbagliato. Nonostante gli sforzi per invalidarne l’utilizzo, tale termine conserva la sua scientificità e il suo valore in campo biologico e tassonomico del regno animale. E l’uomo cos’è se non un animale?

Al netto dell’uso politico che ambo le fazioni (razzisti ed antirazzisti) possono farne, ‘razza’ indica, come da dizionario, un complesso di individui appartenenti alla stessa specie, che si distinguono per uno o più caratteri comuni, trasmissibili ai discendenti; per estensione, significa anche famiglia, discendenza, tipo. Ora, volete forse negare le differenze che distinguono le classiche suddivisioni razziali della specie umana (sapiens)? E sottolineo specie, visto che si ama tanto confondere le acque dicendo ‘razza umana’, quando invece è la specie ad essere umana, ossia unica. Tutti gli uomini appartengono al genere umano e alla specie sapiens (ossia all’uomo moderno), ma non appartengono certo ad un’unica razza, che non è un concetto ideologico suprematista e discriminatorio, parlandone in termini scientifici, biologici e anche etnici.

Ad ogni modo, al posto di ‘razza’ (che per certi versi assorbe l’accezione etnica, ossia anche culturale e spirituale, nell’uso comune), si potrebbe tranquillamente parlare di ‘sottospecie’, che volendo è anche più scientifico (sottospecie della specie sapiens).

La razza è un insieme di caratteristiche che si possono, appunto, trasmettere e che sono il risultato dell’eredità genetica, dell’adattamento all’ambiente, di dieta e salute e della selezione sessuale. Chiaro che nessuna razza umana sia magicamente calata dal cielo così come appare, ma sia il frutto della differenziazione geografica, e della separazione plurimillenaria dei continenti, e di differenti processi evolutivi fisici, ed è anche chiaro che le razze possano mischiarsi perché gli uomini appartengono alla medesima specie. Questo, però, non nega il concetto di razza, e nemmeno ne inflaziona l’uso. Basta solo togliersi dalla testa gli stereotipi nazisti, razzisti e suprematisti all’americana, ma anche il non meno pernicioso antirazzismo, che è sottoprodotto pseudo-culturale dell’antifascismo postbellico.

Qualcuno dice che parlare di razze non ha senso perché ce ne possono essere 10 come 1000. Errato: bisogna solo saper distinguere la razza dalla sottorazza e dalle sue varianti fenotipiche regionali, e in questo ci vengono in soccorso l’antropologia fisica e la genetica delle popolazioni. Oltretutto, non va ignorato il possibile contributo di specie arcaiche – come il Neanderthal in Europa – che andrebbe a distinguere ulteriormente i grandi raggruppamenti umani razziali.

Tradizionalmente le razze umane sono tre, sbrigativamente basate sulla pigmentazione della cute: caucasoide, mongoloide, negroide con varie sfumature. Diciamo che, per essere più precisi, le razze umane sono cinque: caucasoide/europoide, mongoloide, amerindioide/indianoide, negroide (congoide + capoide) e australoide con delle ben note ibridazioni. Sono cinque (sei con i capoidi) perché non il pigmento bensì cranio, ossatura, dimensioni fisiche, tratti somatici e morfologici distinguono innanzitutto le varie razze, e pure il timbro di voce, l’odore, gli ormoni. Poi viene certamente il colore. E la genetica, oggi basilare.

A noi interessa, in particolar modo, la subspecies (o razza, appunto) caucasoide, ma non mancheremo di fornire un quadro generale sulla tassonomia razziale umana. Innanzitutto, perché usiamo –oide? Perché, come sappiamo, i caucasoidi (o europoidi) sono eterogenei e al loro interno possono essere da subito isolate le seguenti sub-spp.: europide (gruppo europeo), tauride (gruppo anatolico-caucasico), orientalide (gruppo semitico), irano-afganide (gruppo dell’Altopiano iranico), indide (gruppo indiano). Ci sarebbe anche un gruppo camitico, che va dal Nordafrica al Corno d’Africa, e culmina nel tipo etiopide, il cui statuto è comunque, oggi, ibrido (caucaso-negroide).

La sottospecie caucasoide è caratterizzata da naso stretto, bocca piccola, angolo facciale di 100-90°, ortognatismo, arcata sopraccigliare sporgente, soglia nasale appuntita, zigomi recedenti, cavità nasali a forma di goccia, occhio orizzontale, capelli ondulati dal liscio al ricciuto a sezione ovale (cimotrichi) e pigmentazione cutanea limitata.

Ora ci soffermeremo sulla sub-subspecies che più ci interessa da vicino, che è quella europide. Al suo interno vi sono diversi tipi fisici, fenotipi, che qui esporremo; sono in continuità con gli altri caucasoidi ma l’europeizzazione li ha diversificati, non solo a livello di colorazione. La genetica ha giocato, come è ovvio che sia, un ruolo fondamentale, per quanto il fenotipo non necessariamente coincida col genotipo. Logicamente si parla di differenze meno palesi di quelle che intercorrono con le altre sottospecie/razze.

I principali profili fenotipici europidi sono i seguenti:

Mediterranide – Versione europea del tipo orientalide (semitico). Dolicocefalo, cranio piccolo e basso, viso allungato e stretto, ortognato, naso leptorrino, tratti somatici regolari e delicati, medio-bassa statura, corporatura gracile, pigmentazione scura. Diffusione: penisola iberica, Italia meridionale, Grecia, isole mediterranee, Nordafrica, Asia Minore (ovviamente, in questi due ultimi casi, con pigmento più scuro e spesso incrociato con altro). Nella versione atlanto-mediterranide (Europa sudoccidentale) e pontide (Europa sudorientale), questo tipo è più alto, robusto, chiaro e dai tratti progressivi.

Mediterranide sud-italiano
Atlantide (nordo-mediterranide)  Una forma intermedia tra il mediterranide e il nordide, fenotipo paneuropeo. Diffusione: Europa atlantica (atlantide/atlantide settentrionale), Europa centromeridionale (nordo-mediterranide), Europa orientale (pontide settentrionale). Nel caso occidentale, più che una forma intermedia nordide-mediterranide, si tratta di atlanto-mediterranidi depigmentati.
Atlantide lombardo

Nordide – Versione nordica del tipo mediterranide. Mesocefalo, cranio grande e di altezza media, viso allungato e stretto, ortognato, mento forte, naso leptorrino, tratti somatici regolari e taglienti, alta statura, corporatura snella, pigmentazione chiara. Diffusione: Nord Europa, nelle varianti celtica (occidentale), Hallstatt (centrale), cordata (orientale). In quest’ultimo caso il tipo sarà dolico-ipsicefalo e dalla corporatura più robusta (affiliato agli invasori indoeuropei della Cultura della ceramica cordata-ascia da combattimento).

Nordide anglosassone

Cromagnonoide/paleo-europide – Sopravvissuto del Paleolitico superiore. Dolicocefalo, cranio possente e medio-alto, viso largo, basso e squadrato, mento forte, naso mesorrino, tratti somatici arcaici, statura molto alta, corporatura massiccia, pigmentazione solitamente chiara. Diffusione: nella versione dalo-falide soprattutto Germania centrosettentrionale e Scandinavia, nella versione Brünn, invece, isole britanniche. Esiste anche una varietà cromagnonoide protoindoeuropea, orientale, denominata kurganoide/balto-cromagnonoide. Tipi di ispirazione cromagnonoide, alterati e ridotti, si possono trovare in tutta Europa.

Cromagnonoide irlandese

Alpinide – Cromagnonoide fortemente ridotto e fetalizzato di area alpina; esiste anche un ramo alpinoide afroasiatico. Brachicefalo, cranio tondo e basso, viso largo e tondeggiante, mento debole, naso mesorrino, tratti somatici infantili, statura medio-bassa, corporatura tozza, pigmentazione intermedia. Diffusione: Alpi ed Europa centrale, anche alterato da elementi nordidi (sub-nordide), baltidi (goride) o cromagnonoidi (Borreby).

Alpinide tedesco

Baltide – Cromagnonoide ridotto e fetalizzato boreale. Brachicefalo, cranio piatto e basso, viso largo, mento debole, naso mesorrino, tratti somatici infantili, statura medio-bassa, corporatura tozza, pigmentazione chiara. Diffusione: Paesi baltici, Fennoscandia, Lapponia, Russia, anche ibridato con elementi lappoidi (ossia dagli influssi mongoloidi).

Baltide finnico

Dinaride – Versione europea del tipo tauride (anatolico-caucasico) con aggiuntiva commistione cromagnonoide. Brachicefalo, cranio piatto e alto, viso allungato, mento aguzzo, naso leptorrino e convesso, tratti somatici spigolosi, statura molto alta, corporatura ossuta, pigmentazione intermedia. Diffusione: penisola balcanica, Carpazi e Alpi Orientali, a volte alterato da elementi nordidi (noridi).

Dinaride slovacco

Riassumendo, ecco una cartina esplicativa sulla diffusione dei tipi fisici europidi:

Distribuzione dei fenotipi europidi

Una precisazione: il verde scuro atlantide, in questa mappa, allude agli atlanto-mediterranidi depigmentati dell’Europa occidentale, non tanto ai tipi intermedi dell’Europa centromeridionale e orientale (nordo-mediterranidi e nordo-pontidi). Non è una carta precisissima, infatti non distingue i mediterranidi europidi dai mediterranoidi caucasoidi e non rende l’idea delle differenti qualità mediterranidi che separano l’Europa sudoccidentale e centromeridionale (Lombardia inclusa) da quella sudorientale (Italia inclusa), sottostimando l’apporto tauride (più armenoide che dinaride) proprio nel meridione italiano.

Alleghiamo, inoltre, tre mappe antropologiche di Carleton Coon (da cui anche le tavole craniologiche suesposte). Indice cefalico europeo:

Indice cefalico europeo

Statura media europea (mappa del 1939, precisiamo):

Statura media europea

Pigmentazione di capelli e occhi in Europa:

Pigmentazione europea
Questo per quanto riguarda l’aspetto fenotipico degli europei.

C’è poi la parte sulla genetica delle popolazioni, che non può essere scissa dall’analisi antropologica fisica.

La genetica ci aiuta a collegare il nostro aspetto fenotipico a quello genotipico, che come sappiamo non sempre coincidono.

L’ADN autosomico determina il fenotipo, ma ci sono anche aspetti ambientali, alimentari, evolutivi, selettivi che hanno portato nel tempo ad una modificazione del nostro aspetto, nonostante la base di partenza sia quella dei nostri avi.

Già Cavalli-Sforza osservava come, rispetto agli altri popoli, gli europei fossero geneticamente omogenei:

Genetica europea

Da un punto di vista autosomico, ossia se vogliamo etno-geografico, basato sui geni non sessuali, la posizione dei vari popoli europei è la seguente:

PCA Eurogenes K15
 

Plot Eupedia
Plot Eurogenes K15
Plot Eurogenes G25
PCA Repubblica Italiana Eurogenes K13
PCA Repubblica Italiana Dodecad K12b

Qui interessa soprattutto la situazione “italiana”, esemplificata in particolare dalle ultime due PCA. Come potete notare anche, e soprattutto, la genetica mostra l’inesistenza di un unico gruppo etnico/nazionale italiano dalle Alpi alla Sicilia, con il settentrione della Repubblica Italiana (solitamente rappresentato dal campione accademico bergamasco) che segue l’andamento dell’Europa occidentale (Iberia, Francia meridionale, popoli alpini) e il meridione che finisce accanto ai popoli sudorientali periferici (maltesi, cretesi ed isolani greci, ciprioti ed ebrei “europei”), il cui statuto è una sorta di ibridismo euro-levantino, per lo più antico ma anche recente; Toscana equidistante da Bergamo e mediani, con quest’ultimi più vicini al sud che al nord. Sardegna, come risaputo, isolata e Corsica a metà strada fra Liguria e Toscana, con un discreto influsso di tipo sardo.

Tra Cisalpina e Italia etnica esiste una vera e propria frattura biologica che si fa baratro considerando il sud. Il famigerato cline “italiano” è un mito, sussiste solo una sovrapposizione tra Toscana e Romagna. Ma i toscani sono geneticamente distinti da Umbria, Marche, Lazio.

Quel che distanzia drasticamente l’ambito padano-alpino dalla penisola è tanto antico quanto recente: un Neolitico differente (continentale e arricchito da geni mesolitici al nord, mediterraneo orientale al centro-sud, non senza elementi mediorientali); movimenti anatolico-caucasici tra Rame e Ferro, via Balcani, nel meridione; colonizzazione greca al sud contrapposta al sostrato celtico del nord; flussi migratori levantini in epoca imperiale e post-imperiale a Roma e dintorni e nel mezzogiorno. I genetisti valutano anche l’impatto germanico medievale nelle Lombardie. Aggiungiamoci un residuo nordafricano in Sicilia, dovuto a Cartaginesi e Mori (influsso punico presente anche lungo le coste sarde meridionali). Ciò che più colpisce è come i campioni antichi etruschi (che non erano levantini bensì quasi indistinguibili dagli Italici) e latini ricordino il genoma cisalpino, mentre i Romani dell’Impero, pesantemente mediterranei orientali, siano in linea con i meridionali; lo stesso Lazio moderno è più vicino ai Micenei che ai Latini della Repubblica.

Altresì, nel settentrione della RI vi è maggior quota di geni mesolitici e steppici (recati dagli invasori indoeuropei), senza escludere un eventuale apporto longobardo. Se la cosa è evidente considerando il campione accademico (HGDP) bergamasco, figuriamoci se prendessimo in esame i territori prealpini e alpini occidentali e orientali. La Cisalpina/Lombardia non è solo la Pianura Padana… Il meridione dell’Italia etnica, invece, deve fare i conti con popoli quali Fenici, Punici, antichi Greci di ispirazione minoico-micenea (non continentali), immigrati levantini, Romani imperiali e Bizantini, Ebrei, Arabi, Saraceni. Il MENA, laggiù, è un dato di fatto incontrovertibile – anche se chiaramente non preponderante -, che si riflette sull’aspetto fenotipico.

A titolo informativo riportiamo questa nota mappa genetica “italiana” elaborata da Alberto Piazza e colleghi che mostra in maniera abbastanza eloquente le differenze esposte. Piuttosto annosa, ma indicativa:

Genetica della Repubblica Italiana

Accomunare il cosiddetto nord al cosiddetto centrosud, in nome di un’italianità di cartapesta, è assurdo e ridicolo sotto svariati punti di vista, non da ultimo quello genetico. E non solo perché l’unità biologica ed etnica dei territori dell’attuale Stato italiano non sussiste, ma pure perché lo stesso concetto di “Europa meridionale” è sterminato e arbitrario: nel medesimo calderone mediterraneo finiscono galiziani, occitani, sardi, trentini, siciliani, croati, albanesi, greci continentali, ciprioti e aschenaziti, il che è demenziale.

Riguardo le varie componenti geografiche autosomiche presenti nel nostro ADN, il Dodecad Project, seppure un po’ datato, offre interessanti spunti:

Componenti autosomiche

Si basa su alcuni campioni, anche “italiani” come potete vedere (il Bergamo sample è il campione accademico dei settentrionali, come detto), che danno un’idea sulle origini remote degli antenati delle popolazioni moderne. Potrebbero saltare all’occhio la componente West Asian (anatolico-caucasica) e quella SW Asian (mediorientale), ma si tratta fondamentalmente, perlomeno nel caso cisalpino, di arcaici sostrati neolitici e calcolitici entrati nell’Europa centromeridionale con l’espansione dell’agricoltura e della pastorizia. Fra l’altro, genti protoindoeuropee quali gli Yamnaya, i conquistatori steppici dell’Europa, presentavano una mistura di geni mesolitici euro-orientali (EHG) e caucasici (CHG), ed è probabile che il dato West Asian padano-alpino sia dovuto (anche) a loro.

Ecco ora uno studio di Lazaridis et al. 2014, in cui viene analizzata la componente caucasoide/europoide (in azzurro) di varie popolazioni del mondo:

Componente europoide

Riguardo invece la linea paterna (ADN-Y) degli europei il quadro è questo:

ADN-Y europeo 1
ADN-Y europeo 2

La situazione è un poco confusa per l’Italia etnica – il che la dice lunga – e nella tabella sotto viene illustrata meglio. La linea R1b, ritenuta a torto non indoeuropea nella prima mappa, prevale, anche se di poco, pure al sud, con l’eccezione di Calabria, Sicilia orientale e Molise:

ADN-Y della RI
In linea di massima la legenda è questa: I2a1 sardo e dinarico; I2a2 pre-celto-germanico; I1 nordico pre-germanico; R1b protoindoeuropeo e italo-celto-germanico (nel centrosud è anche anatolico); R1a protoindoeuropeo e balto-slavo-germanico, e forse ellenico; G caucasico e greco-anatolico; E1b mediterraneo, balcanico, afroasiatico; T mediorientale neolitico; J1 levantino neolitico e semitico; J2 greco-anatolico, levantino del Bronzo.

Ecco la tabella con le percentuali “regionali”, parimenti tratta da Eupedia:

Percentuali ADN-Y

Per quanto concerne invece la linea materna (ADN mitocondriale) degli europei ecco la situazione:

ADN mt europeo

La fa da padrone l’aplogruppo H, originatosi 35.000 anni fa nel Vicino Oriente. Come è facile intuire le donne erano storicamente meno stanziali degli uomini, perché spesso mandate qua e là per sposarsi e vivere in villaggi o località diversi da quelli d’origine, e questa mobilità ha cagionato una maggior dispersione degli aplogruppi mitocondriali, che appaiono più variegati rispetto alle linee paterne, e difficilmente riconducibili a specifici gruppi etnici e/o popolazioni dell’antichità.

In questa tabella una situazione mitocondriale più definita, sempre per la Repubblica Italiana (fonte Eupedia):

ADN mt della RI

Anche in “Italia” predomina nettamente l’aplogruppo H (H1, soprattutto). Bene ricordare che non gli aplogruppi ma l’ADN autosomico, non sessuale, determina il profilo etno-geografico dei singoli e delle popolazioni.

L’apporto genetico indoeuropeo alle terre padano-alpine e italiche può essere quantificato in base alla diffusione delle linee paterne R1b e R1a (e ad altre minori), ad alcuni aplogruppi mitocondriali e alla componente autosomica steppica (Yamnaya), forte nella Padania; invece, la commistione paleolitico-mesolitica dei cacciatori-raccoglitori europei occidentali (WHG) picca in Sardegna e nel settentrione della RI. Si parla, comunque, di contributi di peso inferiore rispetto a quello neolitico (EEF o ENF), anche perché gli indigeni cisalpini e peninsulari, preindoeuropei, risultarono preponderanti, soprattutto nel centrosud. Gli invasori ariani dell’Età dei metalli ci ereditarono la loro linea paterna grazie alla propria forza, inclusa quella riproduttiva; nelle valli bergamasche l’aplogruppo R1b raggiunge oltre l’80%, crollando al 26% in Calabria (stime di Grugni et al. 2018 e Tofanelli et al. 2016). L’R1b “italiano” è prevalentemente U152 (italo-celtico).

Fisicamente, e geneticamente, il picco indoeuropeo in Europa si riscontra nel Nord, in particolar modo ad oriente, grazie alla presenza di fenotipi nordidi, cromagnonoidi e cordati. Ne approfittiamo per ricordare che gli Ariani non sono una creazione hitleriana ma popoli storici parlanti lingue indoeuropee che, partendo dall’area kurganita delle steppe ponto-caspiche, nell’attuale Russia, diffusero la loro cultura, ma anche fenotipo e genotipo: Anatolici (tra cui gli Ittiti), Illiri (da cui, si pensa, l’ethnos albanese), Traci, Daci, Macedoni, Peoni, Balti, Slavi, Germani, Celti, Veneti, Italici (da cui i Latini), Lusitani, Frigi, Armeni, Elleni, Iranici, Indo-Ari, Tocari. ‘Ariano’ deriva dal sanscrito arya e significa ‘nobile, puro’, in riferimento a quelle élite di guerrieri delle steppe che invasero l’India e la conquistarono, sottomettendo i nativi adivasi e dravidici. Devoto ci segnala che tale termine era presente anche presso i Celti d’Irlanda, mentre un altro etnonimo assai popolare era quello portato dagli antichi Veneti (che avevano diversi omonimi in giro per l’Europa).

La Grande Lombardia è dunque un Paese antropologicamente alpinide, dinaride e (atlanto)mediterranide con influssi nordoidi e geneticamente in linea coi valori dell’Europa sudoccidentale (non senza influenza centro-europea, in particolare nell’area alpina). Per converso, l’Italia etnica (salvo la Toscana) si inserisce in un quadro mediterranide (segnatamente orientale), alpinoide e di ispirazione tauride (dinaro-armenoide), coerente con l’aspetto genetico periferico nel contesto dell’Europa sudorientale. Nel meridione si può anche riscontrare la presenza di soggetti estremi per il continente (il mediterranide orientale in parte lo è già) quali i succitati armenoidi, il fenotipo mediterranoide di transizione fra Europa e Nordafrica (saharide), qualche traccia orientalide in Sicilia ed elementi cappadocidi (mediterranoidi anatolici). La Sardegna, infine, è isolata e arcaica, assai affine geneticamente agli agricoltori del primo Neolitico ma con concreti lasciti mesolitici; da segnalare i fenotipi mediterranide classico (occidentale), alpino-mediterranide e il cosiddetto beride, variante mediterranoide contraddistinta da grezzi tratti paleo-europidi. Come si diceva più sopra nel sud della Sardegna esiste un apporto cartaginese.

Per chiudere la questione europide, ecco alcune interessanti mappe antropologiche tratte dalla celebre opera di Ridolfo Livi Antropometria militare, che mettono in evidenza le differenze fisiche degli “italiani”:

Indice cefalico 1
Indice cefalico 2
Alte stature
Basse stature
Capelli biondi con occhi azzurri
Capelli biondi e occhi azzurri (presi separatamente)
Rutilismo
Capelli neri con occhi scuri
Capelli neri e occhi scuri (presi separatamente)

Si tratta di carte di fine ‘800, ma che risultano indicative anche per la situazione attuale, soprattutto perché precedenti all’emigrazione sud-italiana nella Cisalpina e nell’Italia settentrionale (Toscana), e allogena in tutto il territorio della Repubblica Italiana, in particolare sempre nelle Lombardie.