
Sono un maschio bergamasco (dunque lombardo) 38enne, abile, normodotato, eterosessuale, sano e senza allergie od intolleranze alimentari. Digerisco il lattosio senza problemi, il che è sintomo di nordicismo (e stando ad un test genetico ho il gene preposto alla lattasi).
Fisicamente, sono 1 metro e 80 centimetri per 70 chilogrammi, ectomorfo, mesoschelico e relativamente longilineo dunque; moderatamente dolicocefalo, dal viso lungo e stretto (leptoprosopo), biondo cenere scuro con capelli mossi e riflessi dorati, occhi azzurri alquanto infossati, fronte bassa e inclinata con arcata sopraccigliare discretamente pronunciata, naso leptorrino (lungo, stretto e diritto) dalla radice alta, zigomi accentuati, mascella e mento non marcati, filtro tra naso e bocca considerevole, labbro inferiore carnoso, nessun prognatismo.
Lateralmente si evince una testa lunga e medio-bassa con occipite curvo non arrotondato, orecchie dal lobo semi-attaccato e sporgenza sopraorbitale. Collo lungo e snello con pomo d’Adamo in vista.
Il cranio è abbastanza grande, allungato, con volta cranica medio-bassa e osso occipitale sporgente; tempie non arrotondate e – visto dall’alto in norma verticale – appare di forma piuttosto pentagonoide e compresso ai lati. La volta cranica è cilindrica, vista di profilo. Non presento bozzo occipitale.
La carnagione è bianco-rosea, la peluria scarsa e bionda, la barba rada e rossiccia ma crespa, non morbida. Non ho efelidi.
Il fisico è appunto segaligno, con ossa lunghe e robuste, spigolose, ma con più nervo che muscolo. Mani e piedi lunghi con dita affusolate nel caso delle prime. Le dita dei piedi paiono di fattezze “romane”. Il sesso è normoconformato, in linea coi parametri europidi.
Possiamo quindi dire che, tutto sommato, sono dal punto di vista sub-razziale un caucasoide bianco nordo-mediterranide con minori influssi arcaici di tipo cromagnonoide orientale (in gergo, ‘kurganoide’), un fenotipo, di base, non atipico per la Padania e le aree alpine limitrofe (con propaggini mitteleuropee e toscane/corse). L’aria pseudo-slava ravvisata da alcuni è sicuramente frutto delle diluite asprezze balto-cromagnonoidi.
Guardando me, viene naturale pensare ad una fusione fra il settentrionale tipo “ligure” autoctono (atlanto)mediterranide e quello celtico di tipo nordico, irrotto a partire dall’Età del ferro (ma anche prima) in Lombardia, dall’Europa centrale. Solitamente esso è definito Keltic Nordid. I tratti kurganoidi non sono da ascrivere a influssi slavi (inesistenti nella Bergamasca) ma a qualcosa di barbarico o di più remoto (conservatosi nelle Alpi).
Le caratteristiche nordidi sono corroborate dal gruppo sanguigno continentale, probabilmente indoeuropeo, A+, dalla tolleranza al lattosio, dagli ottimi livelli di vitamina D e dai rami famigliari paterno e materno in cui i tratti nordici sono mescolati con caratteristiche alpinidi (nel caso materno) e cromagnonoidi/dinaridi (nel caso paterno).
Mia madre, originaria dell’Isola brembana, è alpinoide mentre mio padre, originario della Val di Scalve, era piuttosto cromagnonoide e dinaroide. Ho inoltre due sorelle fondamentalmente alpinoidi, la prima con influssi dinaridi.
Dal test dell’ADN effettuato, si evince che la linea paterna (R1b-U152) è di origine indoeuropea, italo-celtica, ed è la più diffusa in Lombardia e Toscana (e Corsica); nello specifico, il clade Z36 (che è poi il mio) è di origine celtica/gallica e trova la sua massima distribuzione proprio nel cuore lateniano della Cisalpina. La linea materna è H1m, aplogruppo indigeno derivato da H1, che è il più ricorrente nell’Europa occidentale, di origine paleolitico-mesolitica. H1m è stato identificato in alcuni resti vichinghi di Orcadi e Svezia e, stando alla sua moderna diffusione, pare concentrato per lo più nell’Europa nordoccidentale.
A livello autosomico (non sessuale), invece, rientro perfettamente nel cosiddetto Bergamo sample, campione accademico (HGDP) di granlombardi provenienti dal Bergamasco.
Mi permetto di consigliare anche a voi un test genetico dal prezzo abbordabile, in particolar modo 23andMe, che feci io. La genetica delle popolazioni non si vede ma nel nostro sangue portiamo la stratificazione etno-razziale del nostro albero, che è poi responsabile, in parte, anche del nostro aspetto fisico. Censire geneticamente la popolazione indigena delle Lombardie è una cosa che mi emoziona al solo pensiero.
L’antropologia razziale, o razziologia, comprende antropologia fisica (craniologia e antropometria), genetica delle popolazioni, genealogia, araldica, onomastica, tutte nobili branche del nostro scibile che ci permettono di sapere di più circa le nostre radici, ma comprende anche l’etno-antropologia.
Altre caratteristiche interessanti che possono offrire questi test sono quelle relative ai tratti ereditati, alla salute, alle parentele genetiche con altri utenti testati e alle percentuali di specie umane arcaiche. Senza contare che, per quanto riguarda la schiatta, lo studio è assai approfondito. Altresì, vi è la possibilità di scaricare i propri dati grezzi per caricarli su siti terzi (come Gedmatch) e analizzare i propri risultati in maniera più approfondita.
La propria appartenenza etno-razziale ha risvolti anche sullo spirito, sulla mente e l’indole, sulle nostre inclinazioni; ‘razza’ non è solo dato biologico, materiale, ma anche culturale, spirituale, senza per questo scadere nel razzismo e nel suprematismo (che non sono esclusiva dei bianchi, sia chiaro).
La vecchia antropologia d’anteguerra, poco scientificamente, soleva collegare alle “sottorazze” fenotipiche delle qualità animiche e caratteriali. Volendo fare questa operazione, per mero diletto, potrei dire che l’unione dei tratti nordici e mediterranei mi porta ad essere una persona abbastanza diretta, scabra, leale, onesta, genuina, intrisa di ideali alti e nobili, assai attaccata alle proprie radici e alla propria identità e rispettosa dell’ordine e della tradizione (qualora permeati di aristocrazia vera e propria e di retroterra indoeuropeo). E le asprezze kurganoidi mi donano una pennellata propriamente ariana (non da intendere nell’accezione hitleriana, si capisce, ma in ottica kurganita).
Disprezzo la massificazione e l’individualismo libertino, il conformismo, la standardizzazione, il quieto vivere, la sterile non-vita basata unicamente su fatturato, consumismo ed edonismo, oltre che sullo sterile appagamento dei bassi appetiti umani, e non mi ritengo per nulla una marionetta nelle mani dei pifferai magici. Disprezzo inoltre il cinismo relativista.
Sono senz’altro imbevuto di mentalità bergamasca alpina, che è un po’ rude, gretta, bigotta e testarda, misoneista, ma di certo non sono uno di quei classici padani che pensa solo al lavoro (e al mito dell’imprenditoria), ai soldi e allo stile di vita borghese o da bifolco arricchito, mentre i “foresti” e lo Stato tricolore gliela fanno sotto al naso. Diciamo pure che rielaboro, in maniera originale, il temperamento orobico.
Non mi sento chiamato o “eletto” (come qualcun altro), ma credo di essere un tipo umano piuttosto insolito nella propria ruvida genuinità foriera di disprezzo per la massificazione, nel proprio anticonformismo, nel proprio rifiuto e disprezzo per la modernità devastatrice, la mondanità e il becero andazzo di questi tempi che appiattisce tutto sul profitto e sul superfluo. Come soglio dire:
A só mia s-cèt de chès-ce tép de lögia.
Tendo ad essere nettamente anti-mondano, non ho amicizie nutrite e compagnie, ma non ho problemi col gentil sesso e avverto l’importanza di mandare avanti la stirpe, per sfuggire agli orrori moderni di una Lombardia e di un’Europa nella morsa dell’auto-genocidio spensierato, sebbene non la viva come un’ossessione. Mi rifugio nell’etnonazionalismo, nell’identitarismo e nel tradizionalismo duri e puri, senza alcun compromesso ideologico con lo status quo. Dobbiamo recuperare la nostra perduta eredità ariana/indoeuropea, conciliandola con la nobiltà delle radici romano-cristiane.
Ariana, sì; se parlare di arianesimo, razzialmente, appare oggi fuorviante e un po’ forzato, parlarne caratterialmente e spiritualmente non lo è, perché abbiamo lingue indoeuropee, siamo intrisi di cultura e mentalità indoeuropee, portiamo cognomi e nomi di tradizione ariana, e geneticamente e fisicamente spesso riaffiorano i tipici tratti dell’Ariano, anche nell’Europa occidentale e meridionale. E guardate che ‘Ariano’ non è una bestemmia, è l’etnonimo indoeuropeo, un tempo diffuso in tutto lo spazio indogermanico.
Siamo bianchi, europei, di retaggio ario, lo possiamo tranquillamente dire senza incorrere in anacronismi, neonazismi, ridicolaggini; tuttalpiù i problemi deriverebbero dagli stomachini deboli di progressisti, liberali, cristianucci all’acqua di rose e minoranze poco democratiche, che in Occidente diventano lobby.
E, in fondo, dobbiamo sforzarci di essere degni dei nostri padri almeno dentro, se vogliamo salvare le nostre patrie e l’Europa, perché solo un eroico sforzo collettivo etnonazionalista porterebbe alla vittoria e alla salvazione del nostro continente, e della nostra agonizzante civiltà, bisognosa di palingenesi.
In noi dovrebbe rivivere il piglio guerriero dei nostri antichi padri indoeuropei: Celti, Veneti, Galli, Romani, Longobardi. Senza tralasciare, naturalmente, la più nutrita parte della nostra identità genetica e fisica, biologica, che è certo preindoeuropea. Ma da questo punto di vista importa essere europidi.
L’arianesimo è il modello etnoculturale che ha fatto l’Europa giunta sino a noi, e di cui dunque dobbiamo andare fieri. Ogni popolo europeo deve superare le proprie tare, riscoprirsi indogermanico, e darsi da fare concretamente per il benessere etnico e spirituale della propria gente.
Nel caso bergamasco e lombardo va temperata la suddetta mentalità “alpina” che, in negativo, porta gli uomini a saziarsi solo di lavoro, di guadagno, di fatturato, di placide sicurezze, di mentalità meschina, coniglia, conformista e “trasgressiva” solo in peggio, nel caso giovanile (tabacco, alcol, droghe, sesso amorale, calcio vissuto come ragion di vita, divertimento sterile e deleterio, adesione acritica alle sciocche mode d’oltreoceano).
E va abbandonata la mentalità cattolica modernista (che non ha nemmeno più nulla a che vedere con la religione), corroborata dal Concilio Vaticano II, che è la cagione del relativismo, del cosmopolitismo, dell’assistenzialismo, dell’egualitarismo suicida, della castrazione dell’indole combattiva che fu dei nostri padri, in cambio dell’orrida mentalità masochista che vede nei nemici gli amici e nei patrioti i nemici.
Io provengo da una famiglia prevalentemente di mentalità “alpina” laddove si intendano le virtù e i valori (onestà, laboriosità, morigeratezza, pragmatismo, genuinità, rustico attaccamento alle origini e alle tradizioni), certo intensificata dall’età anagrafica e dal ceto sociale; mio padre e mia madre sono originari di famiglie contadinesche arcaiche, umili e semplici, ove contavano solo la Chiesa, il lavoro massacrante, e il nucleo ricco di prole, e cioè la norma della vecchia Bergamasca. Sono orgoglioso dei miei natali, ma so anche, comunque, riconoscere i limiti della tempra montanara e colonica, che sono del resto la cagione della cattività tricolore e globalista.
Ciò che i nostri genitori e nonni, bisnonni, trisnonni, avi hanno subito per colpa di certo clero e della classe agiata “guelfa” parassitaria (i vari “marchesi” paesani), ci insegna come la religione non possa prescindere dal rispetto del popolo e della patria, pena la trasformazione in oscurantismo e sfruttamento, a vantaggio di soggetti dannosi al benessere comunitario. E si vede ancor meglio oggi, dove la Chiesa postconciliare, dopo aver rinnegato quella precedente, ci beffa riempiendoci di allogeni da mantenere e subire, con tanto di untuosa retorica terzomondista.
Solo con l’autodeterminazione del proprio popolo ci si autorealizza, senza perder di vista la propria identità e senza perdersi, liquefarsi nel mare del nulla globalista e postmoderno, che punta alla totale standardizzazione cosmopolita per la distruzione non dell’individualismo ma di quello che viene sprezzantemente bollato come “particolarismo”; da chi vuole un mondo omologato, livellato, tritato, senza sangue, senza suolo, senza spirito dobbiamo sempre guardarci, poiché sono soggetti che vogliono lasciare il nostro continente senza più speranza di salvarsi da questo olocausto indotto.
Looking at the Euganei sample from Broion during the Late Bronze Age, it seems that even today’s Lombardy region did not completely escape admixture with Imperial Anatolian-Levantian immigrants. But it certainly seems to be the region that best preserves the most ancient bloodlines in the heart of the Empire. Especially Bergamo and Brescia. Further research into the genetic changes of the ancient locals will be needed to be more accurate, but for now, it would be reasonable to view it this way. You deserve to be proud enough.
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Unfortunately the phenomenon of Romanization was similar to that of the southernization of the second post-war period, therefore it is inevitable that some Levantine traces are also present beyond the Po river (or in the rest of Europe). However, nothing comparable to what happened in the central-south regions.
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Personally I’d like Italy to restore its pre-Imperial Italic lineage. But that’s entirely impossible, so I tend to think of more feasible alternatives. Imagining DNA from all over Italian peninsula being replaced by DNA from Bergamo and Brescia
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Come etruschi e latini, anche gli antichi liguri plottano vicino ai lombardi?
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Non credo vi siano campioni di antichi Liguri a disposizione (visto che praticavano l’incinerazione come i golasecchiani).
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Credo che etruschi e italici siano in media una popolazione più simil-iberica che simil-nord italiana.
Quando si compara la media bergamasca a quella italica, c’è una minore percentuale di EEF (60.7% vs 65%), di WHG (10.1% vs 12.6%), ma anche una maggiore percentuale di ANE (13.5% vs 11.8%), di CHG (14.2% vs 10.6%) e Iran_N (1.5% vs 0%).
Questo gioco tra componenti contribuisce a spostare la media bergamasca (e il nord Italia) più a sud-est nel PCA, in direzione dei Balcani. L’etnogenesi purtroppo è ancora poco chiara, ma son sicuro che sempre più resti antichi verranno analizzati negli anni a venire.
In questa PCA realizzata con campioni di Global25, sono raffigurate le medie moderne (nord italiane e non) assieme a quelle più affini dell’età del ferro (IA).
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Da dove sono tratte quelle percentuali? Non mi risulta che al campione bergamasco usato da Davidski per il G25 esca dell’Iran_N.
Usando le medie del K12b i più simili alla media etrusca reperibile su Eupedia sono il sottoscritto (5.95), il mio campione bergamasco (6.86) e le Baleari (7.32), seguite dal campione lombardo utilizzato dalle coordinate aggiornate del calcolatore; la media villanoviana è del tutto in linea con i valori padano-alpini (sul podio Bergamo, Lombardia e Sizzi), i primi iberici (Baleari) risultano a 8.91 praticamente dopo tutte le regioni granlombarde; circa la media latina può esser vero ciò che affermi perché al primo posto a livello di distanze ecco di nuovo le Baleari, seguite dal sottoscritto e da una sfilza di regioni iberiche (il mio campione bergamasco sbuca a 9.60).
Comunque sia i moderni padani hanno sicuramente subito la romanizzazione (parzialmente) e poi gli apporti (esigui) germanici, ma la Padania non è del tutto omogenea e Bergamo non può rappresentare l’intera realtà cisalpina.
Quella PCA è a bassa risoluzione, non si capisce nulla.
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Le percentuali le ho tratte da un modello su G25.
Riguardo la media etrusca: essendo questa composta da decine di individui, conseguentemente otterrà distanze più prossime ai moderni rispetto a quella villanoviana o latina che invece sono composte da meno di 5. Tuttavia, credo si possano accorpare tutti assieme dato che verosimilmente non ci saranno state grosse differenze tra latini, etruschi e villanoviani.
Questi sono tutti i campioni italici che sono riuscito a reperire in formato Dodecad K12b, li ho raggruppati in 7 macro-cluster e le distanze per il cluster principale italico sono molto simili a quelle che hai postato tu, l’unica differenza è che la maggior parte delle regioni iberiche viene prima rispetto a Piemonte, Liguria, Trentino, Emilia e Veneto.
https://pastebin.com/raw/yLrWfxpt
Distance to: ITA_Center_IA_C1
6.42658037 Sizzi
7.56022308 Spanish_Baleares
7.87523578 Spanish_Valencia
8.05095682 Spanish_Castilla-Leon
8.42494253 Spanish_Catalonia
8.45697977 Italian_Lombardy
8.76476775 Swiss_Italian
9.08946591 Spanish_Aragon
9.17967513 Spanish_Andalusia
9.63943838 Spanish_Cantabria
9.92336327 Portuguese
10.02131457 Italian_Aosta_Valley
10.06531554 Spanish_Galicia
10.32261464 Italian_Piedmont
10.49138432 Italian_Liguria
10.57470677 Italian_Trentino
10.83892774 Spanish_Asturias
11.18443160 Spanish_La_Rioja
11.32473219 Italian_Emilia
11.46795151 Italian_Veneto
11.88597903 French_Corsica
11.92143018 Spanish_Canarias
12.66427561 Italian_Tuscany
13.85643594 Italian_Friuli_VG
14.92811562 French_Southwest
15.55475571 Italian_Romagna
PCA
PS. La risoluzione del PCA non è bassa, è in 4K. Sei sul cellulare? Da PC non dovresti avere problemi nel visualizzare, apri immagine in nuova scehda e fai zoom.
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Mi fa davvero strano che ci sia Iran_N oltre il Po, anche se a quote infime. Non mi stupirebbe in Liguria, Emilia, Romagna ma a ridosso delle Alpi è singolare (il campione HGDP di Bergamo proviene da Valbondione, alta Val Seriana).
Comunque, considerando che io sono molto prossimo a quei campioni rispetto alle regioni diverse da Bergamo e Lombardia, vien da pensare che la vicinanza agli iberici sia data soprattutto dal maggior EEF e WHG e minore Steppe (ANE + CHG), il che non deve sorprendere. Facendo una media globale della Cisalpina (e prendendo il K13 come esempio) si riduce North Atlantic, aumenta il Baltic, diminuisce il West Med., aumenta il West Asian ma si riduce anche East Med. (rispetto al campione bergamasco da me usato), quindi la Cisalpina globalmente intesa si avvicina ai Balcani settentrionali, a differenza della tendenza mia o bergamasca in genere che è verso l’Iberia. Morale della favola i monti preservano (mio padre è di una vallata bergamasca confinante con la Valle Camonica), mentre la Pianura Padana ha più subito la romanizzazione e la germanizzazione, e anche la celtizzazione preromana. La romanizzazione è stata analoga alla meridionalizzazione del dopoguerra, diffondendo geni del Mediterraneo orientale un po’ ovunque, anche nel resto dell’Europa. Per converso, spagnoli e portoghesi risentono dei geni nordafricani e di lontani echi subsahariani.
Hai capito come diffondono in giro il mio kit?! Comunque adesso ho visualizzato correttamente, seguendo la procedura citata; prima, pigiando semplicemente sopra, si vedeva tutto rimpicciolito.
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Salve.
ho fatto il test genetico ma vedo che ci sono molti livelli di lettura.
a giudicare dal precedente schema sembrerebbe che la distanza genetica di “sizzi” è equidistante, ad esempio, dal campione friulano tanto quanto il campione laziale, è corretto?
mi piacerebbe individuarmi all’ interno di una griglia come questa, come posso fare?
grazie
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Macché, sono ovviamente più vicino al Friuli che al Lazio.
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Allora come si legge lo schema?
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Non è uno schema, è una PCA. Occorrono le distanze euclidee per stabilire chi sia più vicino o più lontano. La PCA in questione si basa su Dodecad K12b, un calcolatore amatoriale. Comunque, anche ad occhio, si vede che sono più distante dal Lazio, rispetto al Friuli.
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grazie per la risposta.
non riesco a caricare l’ immagine ma ho ricomposto il plot di eupedia (da te postata) con i ritagli delle nazioni prese da google earth, opportunamente scalate e distorte.
le cose che balzano agli occhi sono le seguenti:
1) una vicinanza genetica di tutto il centro nord compreso l’est ed il sud fin quasi alla serbia.
2) l’ eccezionalità del nord italia che pur trovandosi a pochissimi chilometri ( anche zero km) che la separano da regioni/nazioni/etnie come i sud tirolesi, i croati, gli austriaci, gli svizzeri di lingua tedesca e tedeschi del sud è ad una distanza genetica apprezzabile, in alcuni casi abissale, rispetto diciamo (se mi permetti il termine) al gradiente di nordicismo dei vicini di casa.
salta immediatamente agli occhi come il nord italia pur trovandosi quasi nel centro europa geograficamente, si trova (rispetto,diciamo cosi, ad un nordicismo che va verso la svezia) ad essere ultima, davanti solo il centro sud italia e grecia. addirittura piu a sud/est di spagna e portoglallo, vicina ai kosovari.
mntre il sud italia a pochi chilometri dal magreb si allontana di più geneticamente che geograficamente.
mentre tra nord e sud italia (sardegna a parte) sembra esserci un gradiente naturale sullo stesso asse di differenza genetica, ma per cosi dire senza soluzione di continuita, sembra esserci invece una rottura netta tra gli italiani del nord e i loro vicinissimi di casa.
tutto questo a te non da la sensazione di una storia anche genetica comune pur nelle sue ovvie differenze?
se mi dici come si caricano le immagini te la posto.
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Non ho capito cosa tu abbia fatto, sinceramente.
1) Centro-nord di cosa?
2) Se per “nord Italia” intendiamo le genti a sud del Po ovvio esista un netto stacco, ma prendendo le popolazioni prealpine e alpine non esiste alcun abisso. L’abisso esiste tra Cisalpina e Italia meridionale. Bisogna capirsi su che campioni prendiamo in considerazione perché, ad esempio, i noti campioni di Val Borbera e Bergamo rappresentano degli isolati genetici (più Borbera, meno Bergamo). Presa globalmente, la Padania sarà sicuramente più vicina al sud che alla media tedesca, ma nettamente più vicina a Iberia e Francia, che all’Italia centromeridionale (Toscana esclusa).
3) Non ho capito cosa si intenda qui per “nordicismo”; se parliamo di Steppe la Cisalpina è più “nordica” di Iberia e Italia (e isole mediterranee, ovviamente). Il problema è che a differenza dei Balcani, ad esempio, la Padania non ha subito alcuna invasione di massa germanica o slava, che andasse cioè a corroborare sensibilmente il precedente dato indoeuropeo. Comunque gli iberici non sono più a nord dei padani, sono più a ovest, come è ovvio che sia, grazie alla maggior eredità mesolitica simil-basca.
4) Nel caso del meridione conta il raffronto col Levante (Cipro, Libano, Turchia, Siria), non col Nordafrica, che è stato alterato da geni SSA. Un meridionale può essere geneticamente modellato come 50% Bergamo e 50% Libano.
5) Non esiste alcun gradiente tra nord e sud, esiste uno stacco nettissimo, tanto che il nord segue Iberia e Francia, mentre il sud si allinea a isolani greci, maltesi ed ebrei europei. E dicendo nord si intende una media pesata, perché se prendessimo le aree prealpine e alpine vi sarebbero sicuri influssi mittel. Ah, per la cronaca: il nord è più vicino ai germanofoni delle Alpi come i tirolesi austriaci, piuttosto che al meridione.
6) La “rottura” c’è tra Cisalpina e Paesi germanici e slavi – cioè popolazioni di altra etnia e lingua -, non tra Cisalpina e Francia e Iberia. Ed è questo ciò che conta perché geneticamente parlando il nord è un Paese dell’Europa sudoccidentale quanto Provenza, Catalogna, Castiglia, Portogallo, con forti apporti centroeuropei in area alpina, mentre il centrosud è Europa sudorientale (a tratti estrema, borderline, se prendessimo siciliani orientali, calabresi e napoletani).
Riassumendo, dire che nord e sud abbiano una storia genetica comune è una aberrazione smentita da studiosi come Piazza, Barbujani, Cavalli-Sforza sin da fine anni ’80, e confermata in pieno dai genetisti moderni come Raveane e Sazzini.
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1) mi riferivo all’ europa
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La contiguità esiste tra Europa centrale e settentrionale; Iberia, Francia meridionale, Cisalpina, Balcani sono mondi a parte, così come l’Europa puramente orientale. Pirenei, Alpi, Balcani, Carpazi sono delle solide barriere anche genetiche, ma la cosiddetta Europa meridionale è tutt’altro che omogenea: Galizia, Catalogna, Val d’Aosta, Trentino, Toscana, Ausonia, Serbia, Albania, Grecia non sono per nulla aree che condividono la medesima storia genetica. Figuriamoci per il resto!
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fondamentalmente hai detto quello che dicevo io.
poche centinaia di metri geografici dividono il nord italia da germeni-slavi-celto germani etc…ma molta differenza genetica.
mi risulta da tutte le pca che spagna e francia sono piu a sx/ovest ma anche piu su/nord e piu vicine alle popolazioni sopra elencate, quando geograficamente spagna, portogallo e sud francia sono molto piu distanti geograficamente dalle popolazioni del centro/ centro est /nord europa rispetto al nord italia, è un fatto molto particolare, forse il dato piu sorprendente a guardare i dati genetici.
inoltre dicevo, per l’ appunto, che si, c’è differenza tra nord e sud italia anche molta ma sembra seguire quasi esattamente l’ andamento e la distanza geografica dello stivale, senza grossi paradossi di distanza in km e genetica, come invece accade tra il nord italia e le etnie confinanti (oltre che con la sardegna)
è evidente che gli stessi ingredienti si aggiungono o sfumano di regione in regione da nord a sud senza grossi scossoni. il sud, un ponte al centro del mediterraneo, figlio soprattutto della civiltà greca e greco romana rispecchia ovviamente quei dati. Al contrario i bergamaschi e ancor meno il sud del nord italia, non rispecchia (almeno quanto si ipotizzava) la stretta familiarità con i longobardi provenienti dalla svezia prima e dalla pannonia poi e da quei celti alti biondi e con gli occhi azzurri che sono tipicamente piu germanici, ma sono da essi piu distanti di gran parte della spagna e portogallo (fino a poco tempo fa considerati una terra di misti arabi-iberici-magrebini e quant’altro) e di tutta la francia anche quella del sud.
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Non direi, rileggi.
Non c’è “molta” differenza genetica fra trentini e friulani e tirolesi, il nord non è solo la Pianura Padana. Perciò se parliamo dei consueti campioni settentrionali usati per rappresentare l’intera Cisalpina è un conto, ma se parliamo delle popolazioni a ridosso delle Alpi è un altro paio di maniche. E resta il fatto che la Padania, anche come media, è più prossima ai popoli dell’arco alpino che a gente di Napoli, Bari o Reggio Calabria.
Dalle PCA (serie) risulta che gli iberici siano più a ovest, non a nord, soprattutto prendendo in considerazione le aree prealpine e alpine della Grande Lombardia. Quindi tutto dipende dai campioni che si prendono in considerazione: in nessun modo un iberico è più vicino ad Austria o Svevia rispetto ad un trentino. E la presunta prossimità iberica al Centro Europa, rispetto alla Cisalpina, è una sorta di finzione derivante dal maggior contributo mesolitico (dunque non nordico o steppico) che hanno gli iberici rispetto agli “italiani”. Il nostro territorio ha maggiormente risentito della contiguità coi Balcani e della cosiddetta romanizzazione, che ha spalmato geni East Med. un po’ ovunque (ma non al punto di rendere omogenea l’attuale Italia).
Non esiste il gradiente italiano, è una stupidaggine smentita da qualsivoglia studio scientifico; l’unico continuum è quello tra Pianura Padana e Toscana, e tra Italia mediana e meridionale. Fine. E gli Appennini sono una barriera genetica per certi versi ben più severa delle Alpi (tanto che quest’ultime sono sempre state attraversate senza troppi problemi). L’unico mio sospetto riguarda appunto la romanizzazione, che sicuramente ha diluito l’elemento celtico settentrionale (ma non al punto di farlo scomparire).
Il sud è il ponte tra Europa e Levante, geneticamente parlando è borderline, tanto che plotta con gli isolani greci, non con quelli continentali (che tirano verso la Toscana), e la storia dei medesimi “ingredienti” è un’altra finzione, perché recati da genti diverse, a nord e sud. Sui Longobardi non si è mai ipotizzato nulla, si è sempre detto che fossero una sparuta minoranza tra gli indigeni romanici, e solo nelle battute da osteria un bergamasco viene rappresentato come un Ostrogoto. Noi siamo figli di Liguri, Celti, Gallo-Romani, sopra un forte sostrato neolitico occidentale, e solo flebilmente delle popolazioni barbariche. E per quanto riguarda il centrosud più che Greci e Romani ricorda gli immigrati del Mediterraneo orientale, tanto che geneticamente Etruschi e Latini erano più simili a noi che a voi (?). Il fatto che gli iberici o i francesi meridionali siano più prossimi ai nordeuropei rispetto alla media padana dipende soltanto dal maggior carattere mesolitico; se parlassimo di geni steppici il discorso cambia, e i geni steppici sono il vero segnale da ascrivere ai geni celto-germanici.
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p.s.
francia del sud, spagna, italia tutta, condividono moltissimo culturalmente, nulla è piu simile al mondo. lo sivede in ogni volto, in ogni architrave, in ogni rimanenza archeologia, negli dei, nella lingua, nella religione, nelle leggi, nel modo di fare etc…
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“In ogni volto”. Va bene, sei un provocatore da 4 soldi, immagino proveniente da latitudini assolate. Solo un fesso o uno in malafede può pensare che Galizia, Catalogna, Sardegna, Ausonia, Padania, Occitania, Francia siano la stessa cosa. Nei volti, caspita. I volti dei sud-italiani con quelli francesi c’entrano come i cavoli a merenda. E non parliamo della cultura, della mentalità, degli usi e costumi, della cucina, della lingua. Il grosso del sud Italia ha più in comune col Mediterraneo orientale che con la Borgogna o la Piccardia. E a proposito di iberici: geneticamente quelli hanno “contaminazioni” nordafricane (con qualche eco sub-sahariana), che nei padani non esistono. Sono componenti assolutamente minoritarie, ma vanno tenute in considerazione, anche perché spiegano il loro aspetto fisico. Se la mettiamo sull’antropologia fisica in nessun modo gli iberici o i francesi meridionali sono più prossimi di noi all’Europa centrale, basti solo pensare al pigmento o alla brachicefalia.
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