Il terzo caposaldo identitario del lombardesimo è costituito dal comunitarismo, e cioè da quello spirito di appartenenza, da quella coscienza comunitaria, da quel sentimento patrio che animano una società sana, unita e forte, promuovendo solidarietà tra ogni membro della comunità. È il miglior modo di vivere, nel concreto della quotidianità, il socialismo nazionale che sta alla base delle politiche sociali e comunitarie di uno Stato degno di tale nome, e cioè del futuribile etnostato granlombardo, dando voce ai valori più sacri ed inviolabili su cui si regge una nazione: sangue, suolo, spirito. La nazione, del resto, giustifica lo Stato, perché esso è comunque un traguardo da raggiungere e un bene indispensabile (se retto come si deve). La comunità di popolo deve essere un’oasi nel deserto della contemporaneità inaridita dal grande capitale apolide e dal progressismo variopinto, ma anche la base di una nazione coesa in ogni sua singola cellula, che è poi la famiglia. Comunitarismo è ritornare alle origini, abbracciare il ruralismo, pacificarsi con la nostra più intima dimensione che è quella naturale, senza per questo rinunciare alle migliori conquiste dello sviluppo tecnologico.
Non si tratta, infatti, di ripudiare i lati positivi del cosiddetto “progresso” (termine, in realtà, piuttosto pruriginoso), bensì di coniugarli con la tradizione, nel rispetto del sangue, della terra, della cultura di un popolo, nel nostro caso il lombardo. Saremmo ipocriti se condannassimo in toto il presente vaneggiando di anarco-primitivismo e tribalismo, visto che utilizziamo mezzi di trasporto, infrastrutture, tecnologie, servizi e così via; perciò vale la pena ribadire il concetto: il comunitarismo è la riscoperta della natura accompagnata dalla promozione della solidarietà di popolo, con un robusto senso identitario e tradizionalista e con una netta condanna di tutto il degrado e la perversione figli del nostro tempo. Comunitarismo è lottare, uniti, contro le magagne della società capitalista e consumistica occidentale, contro ogni disvalore libertario e progressista, contro le putride ricadute del feticcio antifascista e antirazzista. Vogliamo edificare una grande comunità nazionale cisalpina formata, a sua volta, da tante piccole comunità espressione di storia e territorio, senza rinnegare il benessere, laddove non comporti degenerazione. In un mondo travolto dalla tempesta, la comunità deve essere il baluardo di una collettività rigenerata, di una palingenesi nazionale, che custodisca gelosamente i principi fondamentali del patriottismo.
