Note filosofiche

Lo sguardo di Sizzi sul mondo

Non ho particolari autori di riferimento se non la natura: il sangue, il suolo, lo spirito, me stesso. Non credo ci sia bisogno di ispirarsi a qualcuno per maturare una propria visione del mondo e prendere posizione nei vari campi che ci stanno a cuore; spesso basta il buonsenso, ma è chiaro che questo deve essere corroborato da una buona cultura generale e, soprattutto, da una visuale personale sulla vita che passi anche per l’esperienza quotidiana del contatto sociale.

In questo senso gli autori e studiosi classici dell’area etnonazionalista, identitaria e tradizionalista sono assai preziosi, soprattutto se al centro dell’azione (meta)politica mettono il sangue. Più che per me, lo dico per le giovani generazioni, oggi facili prede di cattivi maestri che si fanno alfieri della temperie mondialista.

La mia attuale visione filosofica della vita e del mondo, la mia Weltanschauung, nasce da un percorso di maturazione che mi ha portato dall’impostazione cattolica postconciliare delle origini, spesso banalmente reazionaria e bigotta, all’amore per la verità che solo le dottrine völkisch sanno infondere compiutamente.

Prima, diciamo fino ai 22 anni, il mio mondo ruotava, un po’ prosaicamente, attorno ai valori della triade Dio-patria-famiglia, laddove Dio sta per il Dio di Gesù Cristo (in chiave cattolica annacquata), la patria sta per un’Italia neoguelfa (campanilista e regionalista, dunque) e la famiglia sta per la famiglia cattolica tradizionale timorata di Dio.

Per carità, va detto che crescendo con questi valori ho preparato il terreno alla mia visione del mondo rinnovata, e ho vissuto un’adolescenza e una prima gioventù integerrime di fronte alle tentazioni mondane della corruzione che nascono dal tipico nichilismo e relativismo dell’ambito giovanile occidentale.

La fede cattolica – ancorché postconciliare – tramandata dai vecchi mi ha sicuramente preservato dai veleni del mondo (non solo quelli blasfemi, s’intende) e a suo modo mi ha consentito poi di spiccare il volo verso lidi più seriamente tradizionalisti e anti-mondani, nonché coerenti con la mia genuina indole identitaria; pertanto non mi sento di rinnegare nulla della mia formazione etica e spirituale, ed è stato un bene crescere fino ad un certo punto cattolico “da manuale”; se non fossi stato educato cattolicamente e in maniera conservatrice, forse, oggi sarei in pasto al neomarxismo, al liberalismo, all’indolenza totale, al pecoronismo qualunquista, all’epicureismo.

La mia personale esperienza cattolica (forse più esteriore che intima) mi ha indubbiamente instradato verso i valori maturi che oggi difendo a spada tratta e che vorrei infondere e tramandare ai posteri. Sarò sempre grato a mio padre, mia madre, i miei vecchi per l’educazione ricevuta e non oso immaginare cosa sarei oggi se fossi cresciuto in una famiglia borghese al passo coi tempi, “illuminata”, lacerata da separazioni e divorzi e, soprattutto, da principi ispirati alla moderna temperie liberal e antifascista.

È sicuramente una questione più culturale che religiosa, perché genuinamente cristiano, in fondo, non lo sono mai stato; all’epoca mi son sempre dichiarato una sottospecie di crociato in perenne lotta con la dilagante corruzione modernista che fa scempio tra i giovani. Ed in questo, sicuramente, l’educazione famigliare è stata fondamentale perché la spartana mentalità alpina dei miei consente di mantenersi integri di fronte alla depravazione, e conservatori (nel giusto) di fronte all’eradicazione dell’identità e della tradizione. Tuttavia, va detto, i miei genitori non hanno mai approvato gli estremismi del sottoscritto, segno di una certa autonomia sizziana rispetto all’impostazione classica della famiglia.

Staccandosi dal cordone ombelicale del pensiero famigliare, è avvenuta la mia maturazione, frutto di meditazione, riflessione e presa di coscienza davanti alle sfide del futuro che mi e ci attendono. Oggi, come sapete, rigetto l’anticristianesimo, ma per una decina di anni decisi di assumere un punto di vista ostile alla religione cristiana, allora accusata di essere un corpo estraneo anti-europeo contrapposto al pensiero völkisch. Ma era un’esagerazione controproducente: a ben vedere non esiste contraddizione tra fede cattolica romana (o ambrosiana) tradizionalista – preconciliare – ed etnonazionalismo.

Nel 2009 ritenni necessario abbandonare la fede cristiana perché la giudicai inconciliabile con l’ideologia razzialista e nazional-sociale, preferendovi un tradizionalismo paganeggiante più in linea con le radici precristiane dell’Europa; volli essere coerente con il radicalismo völkisch adottando il solito repertorio neopagano che accusa, in maniera indistinta, il cristianesimo di essere una fede “abramitica” scaturita dall’ebraismo, di avere lo stesso dio dei giudei, di fondarsi su una figura (Gesù Cristo) di origine ebraica e di adottare una morale buonista, ecumenista, progressista, terzomondista, egualitarista, immigrazionista per nulla indoeuropea.

Per inciso: sono accuse, quasi del tutto, campate per aria, provenienti da ambienti troppo spesso pagliacceschi che riciclano in salsa tragicomica le argomentazioni nicciane o nazionalsocialiste, senza oltretutto distinguere tra le varie forme di cristianesimo e tra cattolicesimo tradizionale e modernista. La cosa, forse, più singolare è che mentre accusano il cristianesimo di essere irrazionale, superstizioso, fanatico e oscurantista (come pidocchi sessantottini qualsiasi) ricostruiscano – non si sa bene su che basi – un credo abbandonato dagli stessi gentili e interrotto da quasi 2000 anni; credo che, oltretutto, non era certo più razionale della fede cristiana, tra mitologia, politeismo, sacrifici umani, baccanali, orge ed eccessi di ogni tipo. Per non parlare della critica alla religione cristiana di essere molle, disfattista, masochista, femminea, smentita non solo dalle tendenze bisessuali, omosessuali, pederastiche e matriarcali del mondo classico ma pure dalla storia, antica e recente, dell’Europa cattolica (od ortodossa).

Ai tempi, il sottoscritto non ci andò troppo per il sottile, anche perché profondamente disgustato dagli scempi postconciliari di una Chiesa sradicata, scesa a patti con il sistema mondialista, che lo indussero a rompere con gli ambienti parrocchiali. Pur non aderendo a gruppi di ispirazione neopagana, o convertendosi alle pasticciate credenze da essi propugnate, simpatizzai per le pulsioni identitarie in chiave gentile, sviluppando una forma di irreligiosità verso il monoteismo “straniero”. Tuttavia, rigettai l’ateismo militante, dal puzzo marxista, e l’agnosticismo dei borghesi.

Col senno di poi, posso dire che distaccarsi dal cattolicesimo postconciliare (e dallo stantio bigottismo provinciale) fu più che comprensibile, in quanto scelta meditata a lungo e non certo frutto di un colpo di testa. Ma sull’anticristianesimo paganeggiante meglio stendere un velo pietoso; o si è l’imperatore Flavio Claudio Giuliano o qualsiasi attacco postmoderno alla fede in Cristo finisce per diventare un favore agli anticristiani per antonomasia, che non sono certo quattro spostati neopagani. Rispetto la gentilità, non la sua parodia modernista (plasmata su internet), senza dimenticare che lo spirito solare ariano è confluito nel cattolicesimo romano. Le storture “cattoliche” che abbiamo sotto agli occhi oggi sono il prodotto del Concilio Vaticano II: Paolo IV, Pio V, Pio XII non possono essere confusi con Roncalli, Wojtyla e Bergoglio.

Certo, i valori tradizionali del cattolicesimo non sono solo quelli patriarcali, conservatori, identitari, guerrieri, eurocentrici (oggi rinnegati dalle sciagure bergogliane, principiate col mio famigerato conterraneo) ma anche quelli più squisitamente evangelici come l’amore, la pace, il perdono, la carità sebbene lo stesso Cristo non fosse di certo un pacifista e un buonista amante dei compromessi. Fermo restando che amore e perdono, o carità, hanno senso tra singoli, non tra Stati, e che la politica nazionale di un Paese deve essere ispirata al patriottismo, non al catechismo.

E per quanto riguarda le bubbole delle “radici giudaico-cristiane”, dei “fratelli maggiori” e del “cristianesimo eresia dell’ebraismo” basti dire che la fede cristiana è stata plasmata nel mondo greco-romano (Europa), che accostare giudaismo e cristianesimo è ossimorico e che il concetto corrente di ebraismo è qualcosa di medievale; ai tempi di Gesù (che nemmeno era un locutore dell’ebraico) aveva un senso parlare di tradizione mosaica, non di ebraismo, una religione moderna basata su Talmud, cabala e Torah (che non è la Bibbia). Cristo era ebreo? Gli avete scattato foto o fatto un esame dell’ADN? Inoltre, per un cristiano, la vera fede è quella nel Dio (trinitario) del Nazareno, l’unica alleanza tra il divino e l’umano è la nuova ed eterna Alleanza e il vero popolo “eletto” è quello cristiano. I giudei, uccidendo Gesù, si sono chiamati fuori da tutto questo. In che modo, dunque, il cristianesimo sarebbe un prodotto del giudaismo?

Personalmente, allo stato attuale delle cose, sebbene mi sia pacificato con le mie radici, non mi ritengo religioso, praticante, cristiano e per quanto di formazione cattolica il mio punto di vista non risente di influenze clericali, anche perché ho una concezione laica (non laicista) della politica. Va da sé che in Lombardia sarei disposto a tollerare solo il cattolicesimo tradizionale e una rinascenza pagana dei culti precristiani indigeni (anche se sono alquanto scettico al riguardo) e che la mia idea di laicità non ha nulla a che vedere con le cretinerie giacobino-massoniche dei liberali e dei democratici. Le radici dell’Europa affondano nella gentilità ariana e nella romanitas cristiana, non nell’Illuminismo, nelle rivoluzioni borghesi, nel giudeo-bolscevismo e nell’europeismo di cartapesta defecato dall’antifascismo.

Ad ogni modo, dopo i 22 anni, abbandonando gradualmente la fede cattolica (postconciliare) e la visione politica banalmente reazionaria e conservatrice, mi sono concentrato di più sulle verità di scienza, non di fede: l’uomo e la natura. Capiamoci: non l’essere umano inteso come apolide animale planetario (l’unico animale a non avere razza, stranamente) ma come uomo europeo plasmato dalla natura continentale.

Gli uomini non sono di certo tutti uguali, sono suddivisi in razze, che a loro volta sono suddivise in sottorazze, ibridazioni fenotipiche, etnie e quel che a me sta a cuore è la situazione europea, segnatamente cisalpina, che è il territorio di competenza della Grande Lombardia delineata dal sottoscritto sin dal 2006.

Inizialmente, più che sentirmi lombardo, tendevo a rinchiudermi nel guscio del campanilismo bergamasco che non rinnega l’italianità. Il localismo esasperato, in un certo senso, è un sottrarsi alle responsabilità maggiori etnonazionali, senza peraltro mettere in discussione l’innaturale baracca del tricolore.

Ora invece, grazie al percorso di crescita che mi ha consentito di maturare una visione comunque indipendente rispetto al retaggio famigliare (religioso e anche filosofico-politico), posso dirmi lombardista ed etno-europeista, assumendo posizioni eurasiatiste focalizzate su di un cameratismo “imperiale” tra Europa occidentale, Europa orientale e Federazione Russa. L’impero confederale degli europidi va mantenuto, assieme ai buoni rapporti con tutti gli individui di razza bianca, non rinnegati, sparsi per il globo.

Al centro della mia visione filosofica c’è l’Europa, rappresentata dal sangue e dallo spirito e concretizzata nelle sue comunità etnonazionali e nel loro suolo patrio, che unendosi al sangue della stirpe ne ha plasmato il carattere, l’indole, la cultura, la civiltà. Questo non per razzismo o suprematismo bianco, ma per coscienza identitaria.

Tutto deve ruotare attorno al concetto di identità che significa insieme di caratteristiche fisiche e genetiche tipiche di un gruppo di popoli e trasmissibili per via ereditaria; un concetto che include sangue-suolo-spirito, la triade tradizionalista che preferisco, essendo “Dio-patria-famiglia” inflazionata dal pensiero clerico-fascista. Non che la spiritualità, il patriottismo e il patriarcato siano superflui o scontati, anzi! Dipende però da come vengono inquadrati perché il sottoscritto non si riconosce nella reazione, nel nazionalismo italiano e nel fascismo. Nell’ottica etnonazionalista – la mia – il dato religioso e spirituale (pagano e cattolico) rientra in sangue-suolo-spirito, e così patria e famiglia, ispirate alla vera identità e alla vera tradizione (cioè senza degenerazioni tricolori, mediterraneo-levantine e fascistoidi).

“Identità” significa concretezza, contrapposta a tutte le balle di comodo religiose, politiche, filosofiche atte a giustificare la globalizzazione, il multirazzialismo, il relativismo, il pluralismo genocida che distrugge l’Europa in cui i veri identitari credono. E a giustificare anche finte nazioni, come l’Italia, che sono funzionali al sistema mondialista e allo status quo.

Se non ci basiamo sul razionale, ripeto, razionale culto dell’Europa come continente plasmato dalla razza europide e dai popoli di identità biologica europea – figli di sangue e suolo natii – e dunque su una sorta di etno-razionalismo, su cosa vogliamo poggiare la nostra filosofia di vita? Sulle menzogne del politicamente corretto, del buonismo e di religioni moderniste piegate al volere dispotico del sistema-mondo? La razionalità, e il realismo, non sono in contraddizione coi valori spirituali, fondamentali per evitare di farsi risucchiare dal positivismo e dal materialismo zoologico. Fede e ragione sono compatibili, e il connubio potrebbe evitare tanto i fanatismi teocratici da Medio Oriente quanto le degenerazioni atee e laiciste (non meno feroci dell’oscurantismo clericale).

Chi vuole vivere per davvero, nel pieno senso del termine, esalta la genuina identità e tutti i suoi ideali e valori; chi vuole lasciarsi vivere, invece, esalta acriticamente il pervertimento dell’universalismo (che, di base, non è cosmopolitismo nichilista) e il conseguente annientamento di ciò che viene sprezzantemente liquidato come particolarismo, dunque la verità e la natura di una nazione. È il quieto vivere delle amebe standardizzate ed imbastardite dall’idolatria consumista e capitalista, nemica non solo dell’uomo – e dei suoi principi più sacri – ma anche dell’ambiente naturale che lo circonda, del pianeta terra. E, purtroppo, nessuno si sottrae a questa satrapia globalista, tantomeno la Chiesa stravolta dalla rivoluzione dolciastra di Giovanni XXIII che ha barattato col volemosebbene la coerenza di un cattolicesimo tradizionalista nemico giurato della modernità.

Alla luce di tutto ciò, diciamocelo: se Roma non rinnegherà il CV II l’ipotesi di una Chiesa nazionale lombarda autocefala – parte comunque del mondo religioso latino – non sarebbe idea poi così peregrina e balzana.

Ricorrenze e anniversari

Corona Ferrea di Monza

Ecco una proposta di calendario identitario (solare ovviamente) con i principali anniversari e ricorrenze lombardisti (lombardi ed europei). Non è di taglio prettamente cattolico, ma non vuole essere nulla di anticristiano, bensì una sorta di esperimento in chiave gentile, o ibrida.

In alternativa alla datazione canonica, cristiana, peraltro sfasata non essendo Cristo nato nell’anno 0, potremmo adoperarne una più consona alla bisogna, a partire dall’anno ritenuto, convenzionalmente, la fine dell’Impero romano d’Occidente, il 476 (in quanto apparato statale artificiale, soprattutto sul finire, parassitario, levantineggiante, anti-identitario); pertanto, oggi non saremmo nel 2022 ma nel 1546, o 1545 senza calcolare l’anno 0.

Chiariamo: tale datazione, unita alla dicitura ‘avanti era volgare’ ed ‘era volgare’, non ha patetici intenti giacobini, massonici, laicisti e new age (figuriamoci!) ma vuole semplicemente rappresentare un’alternativa “pagana” al consueto calendario di ispirazione cattolica (già di per sé intriso di echi pagani). E le uniche anime religiose tollerabili, nel contesto grande-lombardo, sono proprio il recupero della gentilità indoeuropea (più che altro in senso culturale) e, naturalmente, il cattolicesimo tradizionalista, segnatamente ambrosiano. ‘Volgare’ può anche essere un riferimento all’adozione dei volgari lombardi, in contrapposizione al latino, da parte della popolazione indigena.

Assieme a ricorrenze laiche abbiamo inserito alcune date cultuali care al tradizionalismo pagano, che incarna un mezzo spirituale per veicolare i valori etnonazionali lombardi ed esprimere una mistica del sangue coerente con il messaggio culturale e politico lombardista, anche perché i sette giorni della settimana sono mutuati proprio dalla gentilità, così come i nomi dei mesi.

A questo proposito, al posto dell’ebraico sabato e della cristiana domenica, abbiamo re-introdotto il saturdì (dies Saturni) e il soledì (dies Solis), primo giorno della settimana sebbene festivo, continuando la tradizione gentile. Pur avendo tolto riferimenti cristiani (e soprattutto giudaici) va precisato che il cristianesimo cattolico, d’altro canto, ha assorbito ampiamente il prima gentile, assurgendo ad erede imperiale ed universale (che, comunque, non significa cosmopolita e multirazziale) della romanitas ariana. Il Cristo riveste, così, i radiosi panni della solarità indoeuropea, novello Sol Invictus.

Per quanto chi scrive ritenga poco convincente (e serio) il ricostruzionismo pagano, al di fuori di un’attività meramente culturale e identitaria, può essere apprezzabile riscoprire le radici ariane del nostro continente e della terra lombarda, così come fronteggiare il degrado mondialista e modernista del cattolicesimo postconciliare mediante recupero della cristianità romana tradizionale. Merita attenzione anche il rito ambrosiano, latino ma con originali elementi gallici, un tempo esteso a tutta la Grande Lombardia.

Infine, saremmo favorevoli all’abolizione dell’ora legale, conservando la classica ora solare. Il tempo, le stagioni, gli anni devono essere scanditi dal sole, che da sempre è il punto di riferimento dell’uomo europeo, supportato in questo dalla mentalità indoeuropea, nostra guida etica e spirituale che ha influenzato profondamente anche il cattolicesimo romano (a differenza degli scismatici orientali, degli eretici protestanti in odore di giudaismo e del pulviscolo di settari cialtroni americani).

Gli anni qui indicati, per comodità, si riferiscono alla datazione tradizionale.

Gennaio 

1 gennaio: Capodanno.

2 gennaio (1492): resa di Granada, ultimo atto della Reconquista.

6 gennaio: falò di inizio anno.

10 gennaio (1072): liberazione normanna della Sicilia.

21 gennaio (1277): battaglia di Desio.

29-30-31 gennaio: giorni della merla.

30 gennaio (1972): Bloody Sunday.

Ultimo giovedì di gennaio: festa della Gioeubbia.

Febbraio 

1-2 febbraio: Candelora – Imbolc. Data intermedia tra solstizio d’inverno ed equinozio di primavera.

3 febbraio (1998): strage del Cermis.

10 febbraio (1947): foibe ed esodo veneto.

13 febbraio (1945): bombardamento di Dresda.

18 febbraio (1248): battaglia di Parma.

21 febbraio (1339): battaglia di Parabiago.

Carnevale/Quaresima.

Marzo 

1 marzo: more veneto (Capodanno veneto).

7 marzo: festa delle donne e delle madri (in quanto, anticamente, Matronali).

13: Tredesin de marz.

17 marzo: festa dei padri (in quanto giorno dedicato a Liber Pater).

18 marzo: ricordo delle vittime del COVID-19.

20-21 marzo: Pasqua cristiana – Ostara. Equinozio di primavera.

30 marzo (1397): nascita del Ducato di Lombardia.

Aprile 

2 aprile (568): discesa dei Longobardi di Alboino nella Cisalpina.

3 aprile (1077): nascita del Patriarcato di Aquileia (festa del Friuli/Carnia).

5 aprile (1945): bombardamento di Alessandria.

7 aprile (1167): giuramento di Pontida – Nascita della Societas Lombardiae.

23 aprile: San Giorgio (festa della Croce di San Giorgio).

24 aprile (1915): genocidio armeno e greco.

25 aprile: San Marco (festa della Venethia).

28 aprile (1487): battaglia di Crevola.

30 aprile: notte di Valpurga.

Maggio 

1 maggio: Calendimaggio – Beltane. Data intermedia tra equinozio di primavera e solstizio d’estate.

6 maggio (2011): nascita del Movimento Nazionalista Lombardo.

8 maggio (1898): cannonate di Bava-Beccaris contro la folla milanese.

11 maggio (1395): costituzione del Ducato di Milano (festa del Ducale visconteo).

28 maggio (1974): strage di Brescia.

29 maggio (1176): battaglia di Legnano (festa nazionale della Lombardia etnica).

Giugno 

3 giugno (1796): fuochi del Sacro Cuore di Gesù (festa del Tirolo storico/Rezia cisalpina).

6 giugno: giorno dedicato a Belisama (matrona della Lombardia).

6 giugno (1431): battaglia di Pavia.

10 giugno (1944): bombardamento di Trieste.

11-12 giugno (1859): ritiro dello Stato della Chiesa dalle Romagne (festa della Romagna/Senonia).

20-21 giugno: Notte di mezz’estate – Litha. Solstizio d’estate.

20 giugno (451): battaglia dei Campi Catalaunici (l’Impero romano d’Occidente sconfigge gli Unni).

24 giugno: San Giovanni Battista (festa della Croce di San Giovanni Battista; fuochi solstiziali).

24 giugno (217 a.e.v.): vittoria di Ducario nella battaglia del Lago Trasimeno.

30 giugno (1422): battaglia di Arbedo.

Luglio (anche detto quintile)

6 luglio (1449): battaglia di Castione.

6 luglio (1944): bombardamento di Dalmine (Bergamo). Festa del lavoro.

10 luglio (1009): nascita di Alberto Azzo II, capostipite d’Este (festa della Lombardia cispadana/Boica).

10 luglio (1976): disastro di Seveso.

13 luglio (1943): bombardamento di Torino.

13 luglio (1944): bombardamento di Brescia.

18 luglio (388 a.e.v.): battaglia dell’Allia e sacco di Roma (Clades Gallica).

19 luglio (1747): battaglia dell’Assietta (festa della Lombardia subalpina/Taurasia).

27 luglio (1993): strage di via Palestro.

Agosto (anche detto sestile)

1 agosto: festa del raccolto – LughnasadhData intermedia tra solstizio d’estate ed equinozio d’autunno.

2 agosto: festa del sole (festa degli uomini).

2 agosto (1980): strage di Bologna.

13 agosto (1943): bombardamento di Milano.

26 agosto: giorno dedicato a Bergimus (patrono eponimo di Bergamo).

30 agosto (1706): sacrificio di Pietro Micca.

Ultimo sabato di agosto: San Bortolo (festa dell’Istria).

Settembre 

3 settembre (569): nascita del Regno longobardo a Milano (festa nazionale della Grande Lombardia).

5 settembre (1395): nascita del Ducato di Milano (festa della Lombardia transpadana occidentale/Insubria).

11 settembre (1683): battaglia di Vienna (festa dell’Europa).

15 settembre (1448): battaglia di Caravaggio.

18-19 settembre (1432): battaglia di Delebio.

22-23 settembre: festa della vendemmia – Mabon. Equinozio d’autunno.

25 settembre (1943): bombardamento di Bologna.

29 settembre: San Michele Arcangelo.

Ottobre 

7 ottobre (1571): battaglia di Lepanto.

9 ottobre (1963): disastro del Vajont.

10 ottobre (732): battaglia di Poitiers.

20 ottobre (1944): strage di Gorla – Giornata della memoria.

22 ottobre (1942): bombardamento di Genova.

31 ottobre-1 novembre: Calenda – Samonios. Capodanno celtico. Data intermedia tra equinozio d’autunno e solstizio d’inverno.

Novembre

6 novembre (2013): nascita di Grande Lombardia.

14 novembre (583 a.e.v.): fondazione di Milano.

25 novembre: Caterina Segurana (festa di Nizza).

Dicembre 

5 dicembre: Giorno dedicato a Cernunnos (patrono della Lombardia).

5 dicembre (1746): rivolta del Balilla (festa della Liguria).

7 dicembre: ricordo di Belloveso e Ducario (festa di Milano).

12 dicembre (1969): strage di piazza Fontana.

13 dicembre: Santa Lucia = Lucina/Angerona/Gambara (festa della Lombardia transpadana orientale/Orobia).

21-22 dicembre: Capodanno astronomico – Yule. Solstizio d’inverno.

25 dicembre: Natale cristiano e solare.

Abbiamo indicato gli anni con la numerazione consueta per comodità, e ci siamo permessi di aggiungere alcune festività che, nonostante la rivisitazione cattolica, sono intimamente pagane o legate fortemente all’identità delle genti lombarde. La maggior parte sono invece date storiche di interesse nazionale o culturale, a nostro avviso fondamentali per una sensibilità etnonazionalista völkisch.

Chi scrive non si ritiene pagano, essendo cattolico romano di formazione, ma tollera le forme di rinascenza gentile, in quanto espressione di religiosità e spiritualità indigene, ancorché il cammino iniziatico della gentilità si sia interrotto due millenni fa. D’altra parte anche la civiltà cattolica è prodotto autoctono, alla base della grandezza europea. Un recupero culturale del paganesimo sarebbe un tributo alle nostre radici, senza dimenticare che il cristianesimo, specie cattolico, è debitore, sotto diversi aspetti, della tradizione precristiana. Di sicuro, le uniche due religioni accettabili, nel panorama grande-lombardo, sono il cattolicesimo (preconciliare) e il paganesimo di matrice ariana (celtico, romano, germanico). L’idea di una Chiesa nazionale ambrosiana, grande-lombarda, è affascinante, fintanto che a Roma non disconosceranno il nefasto Concilio Vaticano II.

Abbiamo, ovviamente, eliminato ogni anniversario italiano (ed internazionale), che non è altro che un segnacolo dell’occupante straniero e repubblicano. Il “25 aprile” lombardo sarà la liberazione dall’Italia, non dell’Italia (già di per sé una pagliacciata retorica). Il carattere di giorno festivo di alcune delle date suesposte dipenderà dalle scelte dell’entità statuale granlombarda sebbene, in linea di massima, possiamo già indicare come papabili solstizi, equinozi, feste nazionali (o sub-nazionali, a livello locale) e alcune festività tradizionali cattoliche, dagli echi pagani.