Un’innovativa idea promossa dal lombardesimo è quella dell’etno-razionalismo, ossia dell’etnonazionalismo razionale, che è la conciliazione tra realismo/razionalismo e nazionalismo etnico. Essa serve a coniugare due capisaldi del pensiero lombardista, per lasciarsi alle spalle un certo tipo di metafisica, di religiosità e di spiritualità, affidandosi alla ragione e al (positivo) sviluppo scientifico. Troppo spesso la fede si tramuta in un ostacolo, sulla via che conduce all’autoaffermazione nazionale. Tale posizione è cara soprattutto ad Adalbert Roncari, essendo di formazione scientifica ed agnostico, mentre altri lombardisti, tra cui il sottoscritto, sono più possibilisti (in materia di rapporto credo-politica, si capisce). Una cosa su cui concordiamo, tuttavia, è la condanna delle ingerenze religiose – soprattutto vaticane, per quanto riguarda la nostra realtà – negli affari dello Stato, poiché la Lombardia è un bene di tutti i lombardi e va messo in cima agli interessi della nazione medesima. Non siamo certo laicisti e atei di stampo progressista, ma riteniamo la spiritualità fatto secondario, che ovviamente non deve intralciare il cammino del lombardesimo. Forse il punto dell’etno-razionalismo può rappresentare una contraddizione con il precedente caposaldo relativo al tradizionalismo, ma in verità ragione e tradizione possono tranquillamente andare di pari passo. Ed è ben chiara una cosa: non ci serve la Roma contemporanea per fustigare l’andazzo occidentale in materia di famiglia, sessualità e bioetica.
La ragione, infatti, appoggia identità e tradizione, perché esecra l’irrazionalità di quei movimenti culturali e politici che supportano universalismo, ecumenismo, relativismo, antirazzismo ed antifascismo. “Siamo tutti uguali” è una fesseria antiscientifica, soprattutto parlando di razze umane, e la stessa comunità scientifica dovrebbe depurarsi da quegli aspetti ideologici e settari che impediscono un sereno dibattito, anche in materia razziale. Dopo il secondo conflitto mondiale, come tutti sappiamo, la biodiversità umana è diventata un tabù e il pensiero si è appiattito sulla linea politicizzata e propagandistica dell’antropologia culturale, che di razionale ha davvero gran poco quando si viene a trattare di antropogenetica. Purtroppo le grandi religioni monoteiste appoggiano spesso e volentieri tale visione, che è peraltro la stessa dell’ateismo “acido” e del laicismo, dimostrandosi irrazionali. La nostra condanna riguarda le posizioni moderniste e progressiste, soprattutto della Chiesa cattolica, poiché scolorano nelle ingerenze anti-identitarie e, per assurdo, pure anti-tradizionaliste. Noi lombardisti ci battiamo per preservare la tradizione, anche spirituale, a patto però che non diventi nemica, in quanto pervertita e snaturata, dei destini etno-razziali del popolo. Pertanto la religione, come detto, non ha primaria importanza e non ci avventuriamo in dispute teologiche. Il lombardesimo è laico, anche se non ateo e laicista, e carezza l’idea di una Chiesa nazionale ambrosiana e di un recupero razionale della gentilità, piuttosto di indugiare nel cattolicesimo postconciliare, in altri culti esotici oppure nella moderna paccottiglia new age.
