Il buon lombardista ha a cuore l’ambiente padano-alpino, e si batte per la sua difesa e preservazione. Vale, quindi, per l’habitat, il paesaggio, la flora e la fauna locali, insomma per quell’elemento “suolo” che affianca sangue e spirito. Va da sé: se si vuole tutelare il sangue del popolo va tutelato anche il suolo patrio che ha plasmato l’elemento etnoculturale; del resto, dall’incontro di sangue e terra nasce lo spirito, e dunque la civiltà e la cultura di una nazione, nel nostro caso la Lombardia. Però, intendiamoci: se si tutela l’ambiente, a maggior ragione, va difeso il popolo indigeno che lo abita, altrimenti sarebbe sterile ed inutile battersi per salvaguardare vegetazione, animali, cibo e territorio sorvolando sulla questione etno-razziale. Questo è l’imbarazzante limite del classico ambientalismo liberal, da salottino buono o da piazze monopolizzate da brufolosi adolescenti mesmerizzati da Greta Thunberg, che però si ricorda dell’etnia quando si viene a parlare di popolazioni del Sud del mondo. Gli amazzonici devono tutelare la propria identità etnoculturale, i lombardi invece no, devono scomparire senza fiatare, altrimenti diventano nazisti.
Ed è proprio così. L’orgoglio etno-razziale è precluso ai popoli europidi, ai bianchi, e se per caso accostano i destini delle proprie genti a quelli della terra natia viene evocato lo spettro del razzismo. Blut und Boden era un motto nazionalsocialista, ma prima ancora romantico; Herder prima di Darré, per capirci. Ecco dunque la necessità di un ecologismo che vada di pari passo con il nazionalismo etnico, lombardo nel nostro caso, e quindi ecco l’econazionalismo. Bisogna smetterla di prendersi in giro, e sottolineare come non basti lottare per il solo ambiente, se vogliamo avere un futuro. Bisogna lottare anche per la preservazione del popolo, a casa propria, come è giusto che facciano pure le altre razze del pianeta. E gli europei non sono figli di un dio minore, anzi, più di tutti dovrebbero impegnarsi per tutelare l’elemento indigeno, minacciato da meticciato, società multirazziale, immigrazione allogena selvaggia. Basti pensare a ciò che accade oltralpe per comprendere come gli europidi siano seriamente a rischio estinzione, per giunta nelle loro contrade. E allora urgono etno- ed eco- sostenibilità, per un continente davvero migliore, dove l’orgoglio identitario non sia più un crimine ma il viatico per una rinascita patriottica che assieme all’habitat naturale si ricordi del popolo, e non solo per dell'”innocua” cultura.
