L’Europa è una grande famiglia – o, meglio ancora, una civiltà – continentale e imperiale che va da Capo Nord a Malta e dalla Galizia agli Urali, raggiungendo Vladivostok se consideriamo la Russia come un impero retto dall’elemento etno-razziale europide di quella nazione. L’Europa, dunque, esiste ma non va vilipesa con un’accozzaglia di stati forgiati sul modello giacobino-massonico francese, bensì coesa e armonizzata mediante una confederazione di vere nazioni, che siglino un patto di alleanza soprattutto per questioni economiche e commerciali, oltre che identitarie. Non più unioni che di europeo hanno solo il nome, sibbene consorzi identitari e tradizionali che ricreino un grande spazio euro-siberiano, anche per poter beneficiare di risorse e materie prime (in senso autarchico) e per avere un adeguato peso geopolitico sullo scacchiere internazionale. Insomma, il lombardesimo carezza l’ipotesi di un europeismo etnicista, völkisch, finalmente basato su sangue, suolo, spirito, che rigetti una volta per tutte l’europeismo pezzente di tecnocrati, banchieri, usurai e di fessi liberali, e liberal, col mito dell’Europa di cartapesta retta da finti valori democratici.
Siamo indubbiamente europei, ma non col significato inteso dai tromboni tricolori di destra, centro e sinistra che amano impaludarsi negli stracci blu-stellati delirando di radici giudaico-cristiane, valori antifascisti, origini illuministe e altro ciarpame dell’armamentario stile Ventotene. E, infatti, prima di essere europei siamo europidi, ramo bianco della razza caucasoide, depositari di una civiltà senza eguali oggi pervertita e snaturata dal dispotismo finanziocratico del Benelux. L’idea di una confederazione europea (che includa la Russia) è eccellente, e deve comprendere anche la Russia (geograficamente) asiatica; il problema della nazione moscovita è la presenza di consistenti minoranze allogene, e in questo senso andrebbe senza dubbio de-asianizzata. Ma per il resto fa parte della nostra civiltà, e non può esserne esclusa per sciocche pregiudiziali dal puzzo atlantista. Le guerre fra popoli europei vanno scongiurate, o terminate il prima possibile, a patto però che si raggiunga un nuovo ordine ario dove gli occupanti a stelle e strisce, gli agenti mondialisti, e gli internazionalisti della dittatura progressista vengano cacciati dal continente. Urge una rivoluzione völkisch, a cui ogni europeo degno di questo etnonimo dovrebbe anelare.
