Valle d’Aosta, Alpi Occidentali, Nizzardo, Liguria, Romagne, lagune venete, Tirolo primigenio (quello meridionale), Slavia friulana, Isonzo, Istria sono territori storici, o marginali, che rientrano nell’ambito geografico cisalpino, dunque della Grande Lombardia. Bisogna quindi favorire l’assimilazione delle popolazioni storiche, punto o poco lombarde, che abitano tali terre, consentendo il mantenimento culturale delle loro identità ma senza degenerazioni campanilistiche. In questo senso valutiamo una salutare opera di lombardizzazione delle aree periferiche, sopprimendo gli statuti autonomi e assecondando il rimpatrio di quanti non siano disposti ad accettare l’autorità e la sovranità della Grande Lombardia, e dunque l’assimilazione. Parlando di minoranze storiche ve ne sono di compatibili (occitani, arpitani, alemanni, bavari) e non, ed è questo il caso della minoranza slovena e croata e della sparuta minoranza istroromena, che andrebbero senz’altro rimpatriate. Al contempo, vediamo di buon occhio un’integrazione, nel territorio a sud delle Alpi, dei romanci del Grigioni, fratelli di ladini e friulani e strettamente affini agli altri galloromanzi cisalpini. Siamo, perciò, a favore di “Opzioni”, per le minoranze alloctone in oggetto: assimilazione o rimpatrio nei territori degli avi.
L’inconfutabile verità su cui deve fondarsi la ragion d’essere di un futuro etnostato granlombardo è che la Lombardia appartiene ai lombardi, e che la Cisalpina è lo spazio vitale di un solo ethnos, quello lombardo. Le minoranze tollerabili devono giurare fedeltà alla Grande Lombardia e optare per l’assimilazione, qualora decidessero di rimanere su suolo cisalpino; potrebbero anche beneficiare di una blanda tutela culturale e linguistica, ma sempre nella prospettiva di una nazione granlombarda indiscutibilmente padano-alpina. Chiaramente, da lombardisti, preferiamo l’assimilazione totale. Peraltro, se decidessero di ritornare nella terra dei propri padri, potrebbero andare a rinsanguare i popoli originari, e in quest’ottica avrebbe senso uno “scambio” tra romanci e germanofoni dell’Alto Adige, ad esempio. La lombardizzazione deve basarsi sul nerbo etnico della Lombardia, che è il bacino padano, e per quanto possa far storcere il naso a qualcheduno sarebbe un formidabile strumento per raggiungere coesione nazionale, espandendo l’etnia lombarda più schietta nei territori marginali. Ovviamente, ogni paragone con la situazione italiana e gli esodi ausonici è del tutto fuori luogo.
