5) Immigrazione

La sovrappopolazione causata dall’immigrazione incontrollata sta portando la nostra patria al collasso socio-ambientale. Necessario quindi un blocco totale dell’immigrazione incompatibile, e conseguente rimpatrio degli allogeni. Nel novero rientrano anche immigrati europei non tollerabili (per ragioni etniche e culturali), italiani etnici, israeliti, genti nomadi. Il fenomeno più drammatico rimane quello dell’italianizzazione, e cioè della “meridionalizzazione”, che ha letteralmente travolto la Grande Lombardia, segnatamente occidentale, creando città infinite (la cosiddetta megalopoli padana) e riducendo a minoranza gli indigeni del cosiddetto “triangolo industriale”. L’immigrazione di massa è sempre un evento nefasto, cagione di quegli svariati mali che affliggono i nostri centri urbani, grandi o piccoli che siano: sovrappopolazione, come detto, inquinamento, cementificazione, disboscamento, multiculturalismo e società multietnica e multirazziale, ibridazione e meticciato, problemi socioculturali, criminalità e degrado. Insomma, piaccia o meno i flussi migratori smodati, per di più provenienti da aree agli antipodi della Lombardia, comportano distruzione, a partire dalla disgregazione e dalla cancellazione del tessuto etnoculturale originale di un dato territorio.

In Padania furono i sud-italiani ad aprire le danze, tramite un esodo scatenato da Roma con la complicità dei pescecani locali. Fenomeno che va di pari passo con il sistematico monopolio di posti chiave e impiego pubblico, a mo’ di forze d’occupazione di una terra, evidentemente, percepita come diversa dall’Italia etnica dagli stessi ausonici. Gli italiani salirono in 1-2 milioni, mescolandosi poi largamente con la popolazione locale, sicché gli individui di sangue italico si sono moltiplicati. E con essi penetrarono nella Cisalpina usi e costumi a noi estranei e, soprattutto, le mafie. Si aggiunsero, successivamente, immigrati di Paesi europei e non, con conseguenze disastrose sotto tutti i punti di vista. Ormai, in certe aree lombarde, gli indigeni sono minoranza in casa propria, grazie alle politiche romane (e dei loro ascari pirelloniani), alle ingerenze clericali e all’agenda mondialista, che vuole ridurre l’intera Europa ad un deserto di europei. La nostra posizione nei confronti dell’immigrazione è di netta condanna: non risolve i problemi delle aree più depresse della terra, aumenta quelli di chi accoglie e foraggia un sistema criminale che vuole spappolare i popoli nel tritacarne del cosmopolitismo. Ogni popolazione deve starsene nel proprio habitat, e in questo senso sarebbe stato molto più assennato riabbracciare i granlombardi all’estero.

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