Il futuro Stato granlombardo assumerebbe la forma di una Repubblica presidenziale, blandamente federale, fondata sui principi dell’etnonazionalismo, del socialismo nazionale e del comunitarismo. Capitale naturale, come abbiamo già visto, Milano, da secoli fulcro politico, economico, culturale e linguistico della Grande Lombardia, grazie anche alla propria centralità . Siamo, dunque, a favore di un etnostato lombardo, che eriga la sacra triade identitaria sangue, suolo, spirito a guida indiscussa della nazione. Al contempo, prendiamo le distanze dal modello federalista alla svizzera, dall’autonomismo (a colpi di statuti speciali) e dal regionalismo, poiché indebolirebbero la coscienza patriottica dei lombardi, che formano un’unica patria, ancorché distinta in tre forme di lombardità : etnica, etnolinguistica/culturale, storica. Non ci può essere spazio, nel progetto lombardista, per beghe campanilistiche e sterili orgogli micro-sciovinistici, pertanto dobbiamo puntare tutto sul nazionalismo etnico lombardo e sul comunitarismo, e cioè sullo spirito identitario e tradizionalista delle genti padano-alpine, accomunate da origini, etnia e destini. Lo Stato lombardo andrebbe a rappresentare la nazione lombarda, che è una sola.
È unica, e deve essere unita, forte e coesa, prima ancora di costruire un’entità statuale animata dall’identità etnoculturale panlombarda. Le sfide indipendentiste, infatti, si vincono uniti, non divisi da zuffe regionali, e deve essere chiaro a tutti i lombardi che la vera Lombardia è quella storica, la Grande Lombardia. Certo, il suo cuore è il bacino padano, la Lombardia etnica, ma tutti i popoli cisalpini possono dirsi lombardi e parte di un unico, grande gruppo patrio, dal Monviso al Nevoso, dal Gottardo al Cimone. La Grande Lombardia è una, scusate il gioco di parole, grande famiglia di genti accomunate dalle medesime radici cisalpine; per tale motivo la nazione ha bisogno di un solo Stato, non di decine di inutili staterelli, sul modello di quelli preunitari. Nessuno vuole negare il salutare orgoglio storico alle comunità padane, ancorché basato su meri apparati burocratici, non su nazioni, epperò la coscienza panlombarda va difesa e promossa, per riunire i lombardi sotto le comuni insegne patriottiche. Un blando federalismo cantonale, cioè macro-provinciale e rispettoso del passato comunale, è accettabile, ma attenti bene al decentramento, in un contesto tutto sommato omogeneo, e geograficamente ben definito: il rischio è quello di fomentare sciocchi egoismi e di disgregare la solidarietà comunitaria che unisce le Lombardie.
