Il suffragio universale ha rivelato tutti i suoi limiti: troppi cittadini ignoranti non sono in grado di fare scelte adeguate per il benessere della società , causando i danni che sono sotto gli occhi di tutti. Per questo bisognerebbe consentire il diritto di voto non dopo il compimento di una specifica età , bensì dopo il superamento di un esame di conoscenza sul funzionamento dei sistemi giuridici, economici e sociali. Requisiti ancor più stringenti dovrebbero inoltre essere adottati per l’elettorato passivo. La democrazia occidentale, infatti, è a forte rischio fallimentare per via della manipolazione delle menti più fragili da parte di alcune cricche opportuniste. Lo abbiamo già detto, ma ci ripeteremo: la gestione della res publica va affidata alle mani di un’aristocrazia (nel senso etimologico del termine) lombarda, a impronta maschile, debitamente formata in accademie specifiche, sulla base di severi criteri di merito, qualifiche, conoscenze ed etica consolidata. Ed è proprio alla luce di ciò che si esprimono dubbi riguardo l’universalità dell’elettorato attivo e, soprattutto, passivo. Chiaramente la nostra critica non è animata dall’astio liberal per il cosiddetto analfabetismo di ritorno, perché le motivazioni lombardiste sono più serie e solide.
Il punto è che il suffragio universale estende il voto a soggetti del tutto impreparati, digiuni di politica, economia, diritto (ma pure di cultura generale) e che, così facendo, finiscono tra le braccia di nemici del popolo e della nazione, che sono poi i partiti dell’arco parlamentare tricolore. Popolo e nazione sarebbero la Grande Lombardia, si capisce, e deve ad ogni costo liberarsi dalla tirannia italiana che ne opprime e calpesta l’identità . Per tale motivo la popolazione granlombarda ha bisogno di una nuova politica che si faccia promotrice della rivoluzione lombardista, e quindi di una democrazia totalmente rinnovata dove le magagne antifasciste e liberal-progressiste vengano una volta per tutte liquidate. Le accademie di cui abbiamo più volte parlato servirebbero a questo: forgiare la nuova aristocrazia politica della Lombardia, da cui dovranno uscire Presidente della Repubblica, classe politica e dirigente, uomini militari e di Stato. A tutto vantaggio dei nostri destini nazionali: il patriottismo deve prendere per mano la democrazia e instradarla sui binari del nazionalismo völkisch. Non si tratta di classismo borghese, tutto il contrario; si tratta di mettere il benessere della patria in cima ad ogni cosa.
