22) Suffragio

Il suffragio universale ha rivelato tutti i suoi limiti: troppi cittadini ignoranti non sono in grado di fare scelte adeguate per il benessere della società, causando i danni che sono sotto gli occhi di tutti. Per questo bisognerebbe consentire il diritto di voto non dopo il compimento di una specifica età, bensì dopo il superamento di un esame di conoscenza sul funzionamento dei sistemi giuridici, economici e sociali. Requisiti ancor più stringenti dovrebbero inoltre essere adottati per l’elettorato passivo. La democrazia occidentale, infatti, è a forte rischio fallimentare per via della manipolazione delle menti più fragili da parte di alcune cricche opportuniste. Lo abbiamo già detto, ma ci ripeteremo: la gestione della res publica va affidata alle mani di un’aristocrazia (nel senso etimologico del termine) lombarda, a impronta maschile, debitamente formata in accademie specifiche, sulla base di severi criteri di merito, qualifiche, conoscenze ed etica consolidata. Ed è proprio alla luce di ciò che si esprimono dubbi riguardo l’universalità dell’elettorato attivo e, soprattutto, passivo. Chiaramente la nostra critica non è animata dall’astio liberal per il cosiddetto analfabetismo di ritorno, perché le motivazioni lombardiste sono più serie e solide.

Il punto è che il suffragio universale estende il voto a soggetti del tutto impreparati, digiuni di politica, economia, diritto (ma pure di cultura generale) e che, così facendo, finiscono tra le braccia di nemici del popolo e della nazione, che sono poi i partiti dell’arco parlamentare tricolore. Popolo e nazione sarebbero la Grande Lombardia, si capisce, e deve ad ogni costo liberarsi dalla tirannia italiana che ne opprime e calpesta l’identità. Per tale motivo la popolazione granlombarda ha bisogno di una nuova politica che si faccia promotrice della rivoluzione lombardista, e quindi di una democrazia totalmente rinnovata dove le magagne antifasciste e liberal-progressiste vengano una volta per tutte liquidate. Le accademie di cui abbiamo più volte parlato servirebbero a questo: forgiare la nuova aristocrazia politica della Lombardia, da cui dovranno uscire Presidente della Repubblica, classe politica e dirigente, uomini militari e di Stato. A tutto vantaggio dei nostri destini nazionali: il patriottismo deve prendere per mano la democrazia e instradarla sui binari del nazionalismo völkisch. Non si tratta di classismo borghese, tutto il contrario; si tratta di mettere il benessere della patria in cima ad ogni cosa.