27) Equità del sistema tributario

Inserimento di equità e giustizia nel sistema tributario con l’adozione di una tassazione progressiva basata sull’effettiva capacità contributiva e sul criterio fondamentale del “chi inquina paga”. Una seria riduzione degli sprechi pubblici assicura una tassazione umana, non come quella italiana. Solo il comunitarismo è etico e sostenibile nel lungo periodo, contro la crescita illimitata e l’inevitabile degenerazione edonistica e consumistica del capitalismo; la mentalità individualista occidentale è iniqua, corrotta, devastatrice e cagione di gravissimi problemi di stabilità sociale, politica, economica e ambientale. Oltretutto, la Repubblica Italiana, per usare una locuzione scherzosa, ci impone tasse “svedesi” in cambio di servizi “albanesi” (senza offesa per la terra degli schipetari), poiché modellata sulle disfunzioni di un terziario da Italia etnica. Anche questa spinosa tematica ci fa capire come Lombardia e Italia siano incompatibili, e non possano convivere sotto lo stesso tetto statuale, pena un “settentrione” impastoiato e zavorrato da magagne che non gli appartengono e un “meridione” (con Roma) incapace di camminare con le proprie gambe. L’indipendenza della Grande Lombardia sarebbe sinonimo di rinascita per la stessa Italia etnica di buona volontà.

Molti indipendentisti, anche padani, auspicano meno Stato, persino nel caso di una Cisalpina libera, ma c’è un errore di fondo: confondere la Lombardia con l’Italia. Non bisogna mai sottovalutare sangue ed etnia perché i lombardi non potrebbero incarnare le rogne ataviche di certi popoli, per così dire, bizantini. Clientelismo, nepotismo, parassitismo, assistenzialismo non fanno parte del nostro ADN, sono storicamente avulsi dalle nostre genti. E quindi, secondo noi lombardisti, non vale la pena perdere tempo con soluzioni federaliste estreme, liberali, autonomiste – all’interno di un’entità statuale padano-alpina, beninteso – perché l’etnostato granlombardo sarebbe cosa ben diversa dal baraccone tricolore fondato sulla fallimentare gestione romano-ausonica. Siamo d’accordo sul fatto che la popolazione non vada tormentata con le più classiche magagne di ispirazione capitolina, ma non abbiamo bisogno di meno Stato, se questo è davvero espressione della nazione, della comunità, del territorio. Siamo fermamente convinti che la Grande Lombardia necessiti di un forte apparato che la prenda per mano, perché sarebbe prodotto della nostra patria, e non più dell’occupazione italo-levantina. E se i servizi sono efficaci ed efficienti poco male pagare tasse proporzionate, naturalmente a seconda delle tasche. Il sinonimo pseudonazionale di fallimento è Italia, non Lombardia.