36) Autarchia e sovranità alimentare

La scarsità di cibo sarà una delle maggiori sfide del futuro. Per questo sono necessarie misure volte a garantire l’autarchia alimentare quali il blocco immediato del consumo di suolo agricolo (l’agrifotovoltaico va fatto sui tetti, non su terreni vergini!) e l’incentivazione alla resilienza delle produzioni agricole. Servono dunque provvedimenti mirati alla tutela dell’agricoltura tramite il citato blocco del consumo di suolo, il ritorno ad un’agricoltura naturale – sostenibile nel tempo – e il raggiungimento di un’autarchia alimentare almeno dell’80%. Va garantito cibo sano e sicuro per noi e i nostri figli, senza compromessi, puntando su chilometro zero e biologico (a patto che non sia sciocca moda per borghesi alternativi). Anche la zootecnia deve sbarazzarsi dei metodi industriali ed intensivi dell’allevamento tradizionale, ne va della nostra salute. Lo sviluppo delle masse urbane comporta un’inevitabile alienazione dalla natura portando l’uomo a sviluppare assurde astrazioni che lo fanno credere un essere estraneo alla natura e alle sue leggi. Per evitare di superare il punto di non ritorno è fondamentale invertire la rotta e cessare di alimentare il circolo vizioso a cui il capitalismo dà vita.

Il grande capitale è, infatti, il nostro peggior problema, poiché sta alla base di ogni guaio contemporaneo; parlando di natura, ambiente e paesaggio è il responsabile dell’industrializzazione selvaggia, dell’inquinamento, della cementificazione, della deforestazione e del disboscamento e dell’inurbamento incontrollato. Il maligno concetto di crescita, ovviamente illimitata, ha appestato le menti degli occidentali, e lo si vede benissimo nella stessa valle del Po, dove dilaga lo smog e l’aria si fa insalubre. Per non parlare delle acque. Tutto questo ha ovvie ricadute sull’agricoltura e l’allevamento, e dunque sulla qualità del cibo, in uno scenario che avrebbe grandemente bisogno di una palingenesi anche sotto il profilo delle politiche agricole e ambientali. Il medesimo concetto di autarchia è fondamentale: lo sterminato spazio euro-siberiano è la culla ideale di un ritrovato preservazionismo, grazie al quale sia possibile fronteggiare le minacce dei nemici della razza europide e promuovere un concetto salutare di sviluppo, che tenga conto di etno- ed eco-sostenibilità. Per avere sufficiente peso geopolitico e autarchia sulle materie prime, fondamentali per ottenere i componenti per le tecnologie di produzione dell’energia, il progetto dell’Euro-Siberia è più che mai attuale, e basilare.

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