38) Valorizzazione del patrimonio forestale

Troppe foreste delle nostre montagne versano in stato di totale abbandono, lasciando marcire quantità immense di legname che potrebbe invece essere valorizzato sul nostro territorio al posto delle economiche importazioni dal terzo mondo. Bisogna quindi ripristinare una filiera del legno locale con la predisposizione di adeguati incentivi alla selvicoltura autoctona e opportuni dazi alle importazioni dall’estero. Fra l’altro, sarebbe anche il caso di recuperare lo statuto primigenio del bioma lombardo, continentale della foresta temperata, che prevede boschi planiziali a querco-carpineto (farnie, carpini bianchi, frassini, aceri campestri e olmi) in pianura, rovere e roverella sulle Prealpi, assieme al faggio, peccio e larice sulle Alpi. Purtroppo la riconversione agricola, il disboscamento e l’introduzione di specie alloctone (come robinie, ailanti, oleandri, palme) hanno minato le fondamenta del nostro naturale bioma, imbastardendo la flora locale. È davvero un peccato, perché l’estinzione delle specie arboree autoctone comporta una grave perdita di identità paesaggistica, che oggi sopravvive in alcuni scorci come il Bosco Fontana (Mantova) o il Bosco della Mesola (Ferrara).

Certamente, recuperare la dimensione primeva della natura e del paesaggio lombardi comporterebbe un ritrovato contatto da parte dell’uomo lombardo con il territorio, per quanto attualmente sia stravolto dalla globalizzazione. Riprendersi la montagna, le colline, le campagne, i laghi e fiumi, i contadi delle nostre città vorrebbe dire attuare una palingenesi ambientale oggi più che mai necessaria, se davvero vogliamo tornare alla radice delle cose e ri-educare i nostri figli, sempre più corrotti dalla temperie consumistica moderna. Le foreste sono un patrimonio che dobbiamo difendere con le unghie e con i denti, anche per smetterla una volta per tutte di violentare Prealpi e Alpi, scatenando oltretutto il dissesto idrogeologico e la nota fragilità di alcune delle nostre terre. Difendere l’ambiente significa difendere il nostro futuro, poiché sangue, suolo e spirito sono strettamente interrelati, e non può esserci un domani senza che la sacralità della triade identitaria cardine venga preservata. È un impegno di tutti e per tutti, e l’econazionalismo lo afferma perentoriamente da decenni; anche per questo il lombardesimo unisce l’afflato völkisch, etnicista, all’ambientalismo assennato: eco- ed etno-sostenibilità vanno di pari passo, soprattutto nella Grande Lombardia.

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