Raggiungimento di una soddisfacente efficacia ed efficienza dei servizi erogati dallo Stato, archiviando una volta per tutte la fallimentare esperienza della Repubblica Italiana; per usare una battuta, Roma impone tasse “svedesi” in cambio di servizi “albanesi”, martoriando le finanze dei lombardi per poi beffarli con un terziario modellato sulle disfunzioni dell’Italia etnica. L’importanza di un’industria sana e robusta in un’economia moderna è fuori discussione, così come è ineccepibile che anche i servizi debbano essere efficaci ed efficienti. Tuttavia, l’evidenza empirica ci insegna che non è desiderabile lasciare carta bianca agli agenti economici. Noi insistiamo molto sulla necessità di voltare finalmente pagina, ponendo termine alla disavventura tricolore della Lombardia. Questo perché granlombardi e italiani (e sardi) sono popoli diversissimi ed incompatibili, che non possono coabitare armoniosamente sotto lo stesso tetto politico, e infatti lo Stato italiano ha inanellato tutta una serie di disastri che testimoniano l’inanità dell’unità pseudo-italica. Tempo di riconoscerlo e di agire di conseguenza, garantendo la libertà e la sovranità alle genti cisalpine.
Chiaramente, la Lombardia è figlia di una civiltà differente, rispetto all’Italia propriamente detta, ed è di certo una nazione retta, virtuosa, ordinata, plasmata da secoli di buongoverno preunitario e da potentati espressione del popolo lombardo. Innaturale tenerla forzatamente collegata ad un mondo agli antipodi, quello puramente mediterraneo (con sfumature spesso levantine), anche perché la Padania gravita, da sempre, attorno all’Europa centrale, piuttosto che a Roma. Ciò non significa che siamo francesi e/o tedeschi di serie B, ma che siamo il naturale tramite fra Mitteleuropa e sud continentale, discendenti di popoli antichi del tutto diversi se raffrontati alle realtà etniche italiche. Questo va detto non per razzismo o discriminazione, ma perché amiamo la verità e riconosciamo, di conseguenza, che il destino di lombardi e italiani non deve più procedere di pari passo, pena gli sfracelli che accompagnano l’Italia politica contemporanea da quando è nata. Riconoscere, con serenità , che le nostre strade devono separarsi è segno di maturità , serietà e razionalità , con la consapevolezza che gli stessi atavici problemi della penisola (quella vera) possono essere risolti staccandosi dal cordone ombelicale padano-alpino. La storia parla chiaro.
