La componente identitaria fondamentale dell’etnonazionalismo è, appunto, l’etnia, intesa come insieme di elementi culturali, linguistici, antropologici e biologici che costituiscono il profilo di un popolo, e di una nazione. Nell’ottica lombardista parlare di etnia è, dunque, basilare poiché la Grande Lombardia si edifica sulla fisionomia identitaria, etnica, delle genti cisalpine. L’etnicismo demolisce i nefasti miti del patriottismo di cartapesta all’italiana e del nazionalismo civico alla catalana, facendo comprendere appieno quanto la Lombardia sia una nazione innervata sul dato etnico, che è necessario al fine di poter discutere con raziocinio di autoaffermazione e di indipendenza, e risultare convincenti. L’accezione corrente di etnia è prevalentemente culturale e tradizionale, certo, ma per essere completa ed esaustiva deve contemplare anche il sangue, altrimenti ci si riduce ad uno sterile identitarismo basato su lingua e cultura, o cucina, che accetterebbe senza problemi la fantomatica lombardità di soggetti allogeni. Perciò tutelare la civiltà di un popolo è sacrosanto, ma prima ancora va tutelata la sua componente antropologica e biologica, senza la quale ci si ridurrebbe all’innocuo folclore.
Nel pensiero lombardista la base etnica e nazionale è imprescindibile, ed è il dato di partenza di ogni considerazione in materia di identità. Dietro l’etnia, dunque, è facile cogliere sottorazza e razza, quindi sangue e suolo, da cui lo spirito, la cultura e la civiltà. Se è vero che il sangue senza spirito si trasforma in mero fluido biologico, è ancor più vero che non si può trattare di lombardesimo e lombardità trascurando il discorso völkisch, poiché per noi l’identitarismo deve per forza di cose essere etnico, perciò etnonazionalista, e razzialista. In un mondo vieppiù globalizzato che calpesta l’identità delle vere nazioni, segnatamente europidi, abbiamo il diritto e il dovere di affermare la bontà e la necessità di un perentorio etnicismo, che consideri fondamentale la difesa del sangue, del suolo, dello spirito. Perché senza etnonazionalismo, si capisce, si spalancano le porte al relativismo, e a quel tristissimo fenomeno di assimilazione e inclusività che costituisce il fondamento di ogni scelleratezza egualitaria: ogni popolo del globo ha la propria dignità e merita rispetto, ma se alimenta società multirazziale e meticciato, tramite l’immigrazione, diventa pedina del sistema-mondo.
