Società

Il lombardesimo ha in mente una società che, finalmente, sia specchio fedele della risanata comunità etnica e nazionale lombarda, dove l’individualismo venga sconfitto e trionfi l’identità collettiva dei cisalpini. Una società sganciata dal funereo carrozzone occidentale, trainato dagli Usa, e plasmata dunque dalla sacrale triade di sangue, suolo, spirito, il fondamento di ogni patria virtuosa. La vita sociale dei lombardi non può più essere votata allo sterile feticcio del fatturato, o all’edonismo che tanto ha avvelenato i popoli dell’Europa occidentale, poiché è giunto il momento di rialzarsi, prendere coscienza delle nostre radici e combattere affinché la Grande Lombardia venga liberata, non solo dall’Italia ma pure dal putrescente sistema di “valori” capital-consumistici che ingabbia il nostro continente. Non è più tollerabile che i ritmi dell’esistenza granlombarda vengano scanditi dal denaro, dalla droga del successo, dal nefasto mito del progresso e dall’egoismo che risucchia la comunità maciullandola nel tritacarne globalista: l’Occidente, soprattutto contemporaneo, è la tomba della nostra autoaffermazione, e il tramonto del nazionalismo etnico.

Oggi i diritti sociali, e in un certo qual modo il socialismo depurato dal marxismo, vengono rimpiazzati dalla farsa multicolore dei “diritti civili”, il che contribuisce sciaguratamente alla liquidazione di identità e tradizione, colpendo al cuore le comunità nazionali europee. Una società che non coincide con il concetto di comunità è soltanto una fatiscente impalcatura spolpata dai pescecani dell’affarismo apolide, dai banchieri, dai plutocrati, un vuoto simulacro privato della fisionomia identitaria e tradizionale del popolo indigeno, sempre più angariato dal progressismo, dalle nefandezze liberal, dal relativismo distruttore. Il pensiero lombardista è ostile ad ogni anarco-individualismo, e ad ogni forma di egoismo che isterilisce la natura biologica, antropologica, culturale della nazione padano-alpina, perché purtroppo, in particolare nell’attuale temperie, abbiamo a che fare con una Grande Lombardia mesmerizzata dal demone mondialista, e cioè di quanto ha in non cale i destini dei lombardi e delle lombarde. La nostra salvazione è nel comunitarismo, dunque nell’etnonazionalismo e nell’indipendentismo, e nel recupero della più intima dimensione popolare alberga la rinascita di relazioni e di principi.

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