La Grande Lombardia indipendente che noi lombardisti abbiamo in mente, verrebbe degnamente rappresentata da un etnostato cisalpino fondato su sangue, suolo, spirito. I principi völkisch sono basilari nell’ottica lombardista, ed ispirerebbero anche, come è logico che sia, la natura e la struttura dell’entità statuale volta ad incarnare l’ideale sistema politico granlombardo. Non più stati-apparato ottocenteschi, e cioè finti organismi nazionali del tutto privi di fondamenta etniche, bensì compagini amministrative e governative che rispecchino la natura antropologica, biologica e identitaria del popolo granlombardo. Una soluzione politica inedita, nel quadro dell’Europa contemporanea ordinata (si fa per dire) sulla scorta di criteri giacobini, e dal puzzo massonico, perciò meritevole di attuazione.
L’Italia, finta nazione figlia della Rivoluzione francese, è uno stato plasmato integralmente dalla sovversione valoriale giacobina: egualitarismo, umanitarismo, cosmopolitismo, laicismo progressista, internazionalismo, anti-identitarismo, anti-tradizionalismo, a detrimento delle vere nazioni imprigionate dalla Repubblica Italiana. Il concetto di nazionalità viene sacrificato in nome di quello asettico di cittadinanza, che è privo di radici etniche e riguarda banalmente la convivenza civile tra popoli disparati (e allogeni). Non a caso, Risorgimento e “resistenza” si pongono in ideale continuità , all’ombra di una bandiera – il tricolore – che non riflette nulla di identitario e tradizionale, e scopiazza il più noto vessillo francese.
L’etnostato granlombardo, naturalmente presidenziale, comunitario e blandamente federale (a livello cantonale), darebbe finalmente un volto politico alle aspirazioni völkisch del lombardesimo, contrapponendosi al corrente concetto di democrazia, null’altro che prostituzione antifascista all’alta finanza apolide, ai mercati, alla rapacità del capitalismo americano. Il popolo cisalpino è al centro di tutto, e la veste ideologica giacobino-massonica non fa per esso, poiché prodotto di una temperie culturale nemica delle vere nazioni, che ha sfornato infatti realtà pseudo-nazionali quali Francia, Italia, Belgio, Germania, Spagna, Regno Unito e così via, sdoganando, oltretutto, la presenza giudaica su suolo europeo. Per non parlare dell’ordinamento sette-ottocentesco conferito ai “Paesi” extraeuropei, che non a caso emana fortore di loggia.
Il lombardesimo ha le idee chiare, in materia di rappresentanza politica, e rifiuta tutto quello che si pone in antitesi a identità , tradizione, razza, poiché fiero avversario del mondialismo e dello status quo postbellico. Il pensiero lombardista non è monarchico, come non è teocratico o clericale, perché non indugia nel parassitismo antinazionale (soprattutto se ispirato a religioni esotiche come il cristianesimo); il concetto di nazione è moderno ma il 1789 lo ha pervertito rendendolo schiavo dell’ottica cosmopolita, antifascista, antirazzista, e proprio per questo l’etnonazionalismo, grazie al sacrale binomio di sangue e suolo, ha il potere di dargli il giusto significato: la nazione è l’emanazione identitaria e tradizionale della comunità di popolo, basata, pertanto, su elementi biologici, etnici, antropologici animati dallo spirito di appartenenza e dalla coscienza culturale (di lingua, ad esempio) e civile che affratellano genti consimili, e compatibili. La cittadinanza deve coincidere con la nazionalità , quella vera, sennò è spazzatura progressista.
Oggi, nazione e stato si confondono, per colpa del giacobinismo e dell’antifascismo, e anche della degenerazione liberale, e i più credono che l’Italia contemporanea sia, appunto, una realtà nazionale, quando non è altro che un apparato statale e burocratico. Ha senso parlare di Italia se intendiamo il centrosud, e cioè l’Italia primigenia riordinata da Roma, mentre, in caso contrario, si fa soltanto sciocca violenza alla vera identità dei veri popoli, come il lombardo. Gli elementi pseudo-identitari su cui si fonda la moderna italianità sono il fiorentino letterario, la religione cattolica e un’idea pasticciata e approssimativa di romanità , talché – idioma a parte – mezza Europa dovrebbe essere considerata italiana. Noi lombardisti intendiamo rimettere ogni cosa al suo posto, battendoci per l’autoaffermazione di una nazione reale (per quanto sopita), quale la Lombardia, e ponendo fine alle ambiguità e ai drammatici equivoci generati dai philosophes e dal braccio politico dell’Illuminismo, la “rivoluzione” borghese.
