Donna

La donna è una componente fondamentale della nostra società, elemento vivo e dinamico nell’ottica delle relazioni comunitarie, ed incarna, assieme all’uomo, quella complementarità necessaria per il benessere e lo sviluppo della nazione. Non può certo essere paragonata alla figura maschile, in termini di natura, inclinazioni, ruolo sociale e responsabilità, per il semplice fatto che uomo e donna sono due cose ben distinte (come è ovvio che sia, nonostante la propaganda progressista), ma il lombardesimo non la inquadra in accezione semitica, bensì schiettamente indoeuropea. Non una comparsa da schiavizzare e relegare in cucina, o in chiesa (e in altri luoghi di preghiera di ispirazione levantina), limitandone l’azione alla cura della casa e dei figli, ma una – a suo modo – coprotagonista votata alla tutela del focolare domestico, all’accudimento della famiglia, al servizio da prestare alla patria senza comunque precluderne la possibilità di realizzarsi nel pieno rispetto dell’ordine naturale delle cose e della salutare normalità. La libertà della donna è il patriarcato, checché ne pensino gli isterici alfieri del femminismo, e nel comunitarismo essa trova la propria innata dimensione, da conciliarsi con quella virile. Il rispetto del maschile e del femminile, intesi come biologia – e antropologia – e come tradizione, è importantissimo, viatico per una collettività rigenerata e liberata dall’anarco-individualismo e dai controproducenti egoismi stuzzicati dalla mentalità liberale.

Oggi le femmine occidentali sono spesso e volentieri trasformate, con la loro attiva e consapevole collaborazione, in kamikaze che attentano all’integrità della famiglia, della comunità, della nazione, e la cui testa viene riempita di velenose corbellerie egualitarie. Nessuno mette in discussione la dignità della donna, ma volerle far credere che sia uguale all’uomo, e che possa fare tutto quello che fa un uomo con naturalezza, significa disgregare la società sovvertendone le dinamiche sane che sono finalizzate al vero progresso, e cioè al bene del popolo indigeno. Il declino dell’Occidente passa anche per il femminismo, per la distruzione della tradizione, per un laicismo pezzente che liquidando “Dio” pensa tranquillamente di poter parimenti eliminare identità e tradizione (comunque non necessariamente legate alla religione, anzi), sacrificandole sull’altare del relativismo. Nell’età contemporanea la donna, come tutti i cosiddetti diversi, viene usata per criminalizzare la storia della civiltà europea, il cui artefice è il maschio bianco eterosessuale e normodotato, con gran detrimento della natura. Al netto delle sordide menzogne liberal, l’armonia comunitaria è possibile grazie alla coesione di maschile e femminile, oggi gravemente minacciata dalla “cultura” woke della colpevolizzazione, e alla guida virile della società, espressione della solarità ariana tramandataci dai padri.