Noi lombardisti abbiamo particolarmente a cuore la tradizione, intesa non come retaggio cristiano ma come eredità lasciataci dai nostri padri indoeuropei, e in questo senso difendiamo a spada tratta il rispetto degli innati ruoli di maschile e femminile, garanzia di salute, integrità , forza e benessere per tutta la comunità nazionale. Uomo e donna, come abbiamo già detto diverse volte, sono differenti e complementari, e per quanto non esista un superiore e un inferiore – in virtù, appunto, della diversità dei sessi -, una donna non può certo ergersi a figura di riferimento per famiglia, società e nazione allo stesso modo di un uomo. Quest’ultimo è la naturale guida, nonché artefice, della civiltà bianca.
Per tale ragione noi avversiamo fermamente il femminismo, inteso soprattutto come veleno progressista atto ad attossicare la comunità seminando zizzania e aizzando la sciagurata guerra tra maschile e femminile. Un conflitto in cui, a rimetterci, è l’intera ecumene europide, lombarda nel nostro caso, in nome di un falso sviluppo fondato sulla sovversione valoriale e la morte di quella tradizione a cui ci appellavamo. Non si tratta di sottomettere la donna, alla semitica, bensì di raggiungere nuovamente quella salutare integrazione che passa per la sinergia e l’armonia dei membri della società , come della famiglia, seguendo il solco tracciato dal patriarcato.
Oggi, in Occidente, la mentalità patriarcale viene demonizzata e criminalizzata, anche se di fatto non esiste più. Viviamo in un mondo in decadenza proprio per via della rottamazione degli ideali e dei principi esaltati dalla componente maschile della comunità , che è quanto ha consentito all’Europa di divenire la culla della civiltà . Il maschio bianco eterosessuale e abile è lo spauracchio del variopinto circo liberal, e la corrente temperie occidentale fa di tutto per annientare identità e tradizione, demolendo l’ordine naturale delle cose. Perché non si tratta soltanto di tradizione, si tratta altresì di natura.
Quella natura che ha reso uomo e donna diversi, in senso antropologico, biologico, fisiologico, fisico, intellettuale e caratteriale, e pensare di calpestarla equivale a distruggere le fondamenta di ciò che ci ha resi grandi, faro di vero progresso (non ideologizzato) per tutto il globo, troppo spesso avvolto dalla barbarie. L’ideologia ha avvelenato il genere femminile (e sesso e genere, che sono solo due, coincidono) instillando nella mente muliebre un turbinio di spazzatura egualitarista che elimina l’armonia comunitaria, stravolgendo dinamiche comportamentali e relazionali. Inutile blaterare di parità , nell’opulento Occidente, dacché è proprio il pervertimento consumistico ed edonistico della donna a rappresentare una piaga letale.
Far passare il messaggio che maschi e femmine siano uguali e dunque intercambiabili (attenzione: non si vuole mettere in discussione il rispetto, ovvio, per la dignità della donna) significa recidere i legami con la natura e la tradizione, arrivando all’assurdo di giudicare e condannare la storia dell’Europa. Anche perché, si sa, il patriarcato da criminalizzare è quello – inesistente – europeo; ciò che accade nel terzo/quarto mondo, invece, dove nemmeno si tratta sovente di società patriarcale ma di barbarie, va minimizzato e giustificato, in chiave antirazzista. Un po’ come con il fascismo: non esiste più, ma va tenuto artificialmente in vita per garantire agli antifascisti di campar di rendita grazie alla loro propaganda. E allora ecco che la follia autodistruttiva del continente bianco ha bisogno di liquidare qualsiasi parvenza di tradizione, non comprendendo che, fondamentalmente, si parla di ordine naturale. È il femminismo a dover essere liquidato, assieme al resto del vomitevole ciarpame woke.
