La Grande Lombardia, la Lombardia storica, è una nazione a sé, per quanto dormiente, che nulla ha a che vedere con l’Italia etnica, col cosiddetto centrosud. La Cisalpina ha una propria peculiare identità, anche antropologica, che la smarca dal contesto genuinamente italico, presentando al massimo una parziale sovrapposizione con Corsica e Toscana. La penisola rappresenta la vera Italia, escludendo le Lombardie, e lo stacco si fa abissale prendendo in considerazione il settore meridionale italiano etnico. Non è solo una mera questione geografica, è anche e soprattutto etnica, genetica, culturale, linguistica, spirituale, identitaria poiché la Padania è un mondo a parte, rispetto al sud.
Le differenze che intercorrono tra noi e loro sono inconciliabili, e non è una questione di razzismo e di discriminazione, ma di realtà oggettiva, senza naturalmente che gli ausonici vengano considerati inferiori. Siamo popoli diversi ed incompatibili, figli di vicissitudini storiche affatto differenti, che ci parlano di nazioni agli antipodi ficcate sotto lo stesso tetto politico, con risultati disastrosi. La dicotomia fra Lombardia e Italia riguarda anche il settore tosco-mediano, ma si fa drammatica prendendo in considerazione, appunto, l’ambito meridionale. Non c’è nulla di male in questo, e sarebbe auspicabile che ogni popolo andasse fiero delle proprie origini, senza soverchiare gli altri.
Proprio per tale ragione, l’indipendenza della Grande Lombardia è giusta e sacrosanta, così come l’autoaffermazione di un’Italia etnica senza lombardi e sardi. La questione sud-italiana, con l’innaturale unificazione, è soltanto peggiorata, poiché la sua soluzione sta in un mezzogiorno che finalmente cammini con le proprie gambe, senza più assistenzialismo e ogni altra magagna frutto del centralismo romano e del retroterra corrotto e mafioso di quei territori. Per non parlare del fenomeno migratorio “interno”, che ha portato più di un milione di sud-italiani a stabilirsi nella Grande Lombardia, soprattutto occidentale, con ricadute nefaste che tutti conosciamo.
L’immigrazione di massa è sempre sbagliata, non risolve i problemi di chi migra e aumenta soltanto quelli di chi è costretto ad accogliere, vedendo il tessuto etnoculturale originario della propria comunità compromesso e disgregato inesorabilmente. Certo, anche per colpa degli stessi indigeni, carenti di coscienza identitaria e patriottica. Lo stesso discorso vale per la violazione dell’endogamia, che ha portato ad un pazzesco rimescolamento tra lombardi e italiani etnici: se i connotati biologici periscono, viene a mancare la base fondamentale su cui si edifica l’identità di un popolo e di una nazione. Ed è davvero un peccato, e direi un’aberrazione, che in molte città cisalpine l’elemento etnico indigeno sia andato quasi del tutto ad estinguersi.
L’indipendenza della Grande Lombardia sarebbe una preziosa occasione di riscatto anche per gli stessi sud-italiani, rassegnati alla depressione, alla fuga dalle loro terre, al pessimismo e al fatalismo e a volte al crimine o alle furberie levantine. Il sistema-Italia è unicamente un guaio, per tutti, in primo luogo perché comporta la distruzione del profilo identitario dei vari popoli a sud delle Alpi, costretti nel medesimo stato, logicamente senza nazione. Siamo certi che dare la libertà alla Cisalpina sia rendere giustizia all’etnia, alla comunità, alla storia, non in spregio degli italiani ma per amore della verità e dell’identità. E così, un’Italia restituita a se stessa avrà modo di ripartire, finalmente davvero unita e coesa nella sua reale dimensione patriottica.
