Abbiamo già parlato della Terra, intesa come pianeta, e della terra, intesa come suolo patrio. Vale però la pena riprendere quest’ultimo aspetto, perché intimamente correlato all’esistenza degli esseri viventi e, nello specifico, dell’uomo. Questi, grazie al legame identitario col suolo, corroborato dal sangue, da individuo anonimo che asseconda i propri istinti egoistici diventa membro attivo della comunità nazionale, perciò parte integrante di una collettività che non annulla il singolo ma, anzi, lo esalta in quanto necessario alle sorti della patria. Chiaro, il popolo viene prima dell’individuo, ma non si tratta di massificare, omologare, annientare le persone come entità , bensì di inserirle armoniosamente in un consesso identitario che si faccia motore patriottico e tradizionalista. La terra, dunque, è elemento basilare, in quest’ottica, e per tale ragione degno di tutela, preservazione, valorizzazione, soprattutto in un mondo occidentale sul viale del tramonto che oltre ad aver perso l’anima sta inesorabilmente perdendo la forza e la salute. La distruzione della natura, unita all’inquinamento pestilenziale di molte contrade europee, ruba il futuro alle giovani generazioni e avvelena chi le ha precedute uccidendo la memoria.
Il rapporto con il territorio, sia in accezione etnoculturale che ambientale, va salvato dalla mostruosa devastazione operata dagli agenti internazionali, funzionale all’affermazione della dittatura globalista con conseguente morte delle comunità nazionali, dei veri Paesi d’Europa. Difendere l’ambiente va di pari passo con la conservazione etno-razziale, culturale, linguistica, antropologica, genetica, ed è soprattutto il continente bianco a soffrire maggiormente per via della barbarie mondialista: il concetto politico-ideologico di mondo ammazza quello naturale e biologico di pianeta Terra, e di elemento terra, estirpando le radici, calpestandole e dandole in pasto al più bieco relativismo. Pare che solo i popoli del terzo/quarto mondo abbiano diritto alla lotta identitaria, quando in realtà è per l’appunto la nostra povera Europa a subire le più gravi conseguenze dell’agenda cosmopolita e globalista, la quale prevede anche la dissoluzione della collettività razziale, etnica e nazionale e ogni forma possibile di inquinamento ai danni dell’ambiente in cui viviamo e che ci circonda. La terra è la nostra dimensione vitale, al netto delle inutili masturbazioni metafisiche, e senza di essa, possibilmente integra o quasi, il domani delle nazioni europidi si tinge di nero. In tutti i sensi.
