
Nel culmine devozionale del mese di febbraio, periodo di purificazione tra inverno e primavera (in onore di Februus e Febris, divinità etrusco-romane della purificazione, appunto), si celebravano i Lupercali, giorni di festa in onore di Fauno come Luperco (protettore del bestiame dall’attacco dei lupi). Importante oggetto della celebrazione era la fertilità delle donne, che venivano colpite con delle fruste dai luperci, sacerdoti del rito, fecondandole simbolicamente. Una ipotesi vuole anche che queste celebrazioni ricordassero l’allattamento di Romolo e Remo da parte della lupa, presso la grotta del Lupercale (Palatino). Figure animali centrali nei Lupercalia erano il capro (per la potenza fecondativa) e il lupo (il cui attacco andava scongiurato). La Chiesa, per cristianizzare tale festività pagana che cadeva tra il 13 e il 15 di febbraio, si inventò San Valentino, “patrono degli innamorati”, andando a sostituire la Candelora che venne anticipata al 2 del mese. A sua volta, la Candelora, ricalcò la valenza di luce e purificazione del mese di febbraio, parassitando la celtica Imbolc e gli attributi della dea Febbre, associata alla guarigione dalla malaria.
Perché San Valentino? Per via del tema della fertilità dei Lupercalia, e perché Valentino da Terni, vescovo e martire, sarebbe patrono dell’amore cristiano verso il prossimo, con particolare riferimento agli innamorati. La Chiesa ha sostituito i riti purificatori di febbraio, legati a Februus, Febris, ai Lupercali, con una serie di celebrazioni del tutto debitrici delle festività pagane, tese, quest’ultime, all’esaltazione del carattere purificatorio, luminoso e benaugurale del mese, periodo che si colloca a metà strada tra l’inverno e la primavera, pur essendo ancora del tutto invernale. Il tempo dal 2 al 4 del mese rappresenta la data mediana tra solstizio d’inverno ed equinozio di primavera, non a caso, e in virtù di questo gli antichi vi attribuivano un grande valore sacrale, intrecciato alle attività agresti, relativo al passaggio tra stagione fredda e primaverile, alla rinascente luce, alla purificazione della natura che va risvegliandosi dall’apparente morte invernale. La Chiesa, appropriandosi dei rituali pagani, ha distorto l’accezione delle feste di febbraio, cancellando il carattere schiettamente rustico, pagano nel senso etimologico del termine, delle ricorrenze in oggetto, sebbene ne abbia conservato la valenza purificatoria. Il significato della sola Candelora riassume, ancorché distorto, quello delle luminose ricorrenze italico-celtiche e romano-etrusche. Come sempre, i preti non hanno inventato nulla.
