Chi segue il lombardesimo sa per certo che secondo Paolo Sizzi la vera Italia etnica è il centrosud, senza Padania e Sardegna. Per la verità , Sizzi si ispira al genuino concetto di italianità , che è l’unico possibile, grazie al quale è evidente come in nessun modo i territori cisalpini possano dirsi italici/italiani. Ce lo insegna la storia, ma anche e soprattutto l’antropologia, unita alla linguistica, alla cultura, all’identità e naturalmente alla genetica, oggi fondamentale. Se può avere un senso parlare di Italia e di nazione italiana, lo si deve fare riferendosi alla vera penisola, dall’Appennino in giù, includendo Corsica, Sicilia e Malta che sono inscindibilmente legate alla parte continentale appenninica, proiettata nel Mediterraneo.
Alla luce di ciò non è esatto affermare che l’Italia non esista, perché essa esiste, a patto che la si intenda, per l’appunto, come realtà etnica peninsulare e insulare (non sarda). Gli italiani, quelli veri, sono gli indigeni mediterranei di quella terra chiamata, in epoca romana, Italia Suburbicaria, le cui radici etniche sono etrusche, italiche, greche e greco-romane, con un apporto antico e imperiale di taglio levantino e contributi – talvolta minoritari – di popoli medievali quali Bizantini, Mori e Saraceni, Longobardi, Normanni, coloni cisalpini e balcanici. Si tratta pertanto di una nazione meridionale/sud-orientale, nel contesto europeo, con un etnonimo che nasce nel profondo sud calabrese.
Lo stesso nome ‘Italia’ esprime un concetto etnoculturale, storico e civile a cui la Padania è totalmente estranea, e in parte lo sono anche Toscana e Corsica. ‘Italia’ è la fusione di elementi greci/magnogreci – italioti – con quelli “indigeni” italici, osco-umbri, ed è ulteriormente arricchita da un tocco recente del Mediterraneo orientale, risalente all’epoca tardo-imperiale romana; Roma estese il concetto, in epoca augustea, sino allo spartiacque alpino, per motivi strategici e militari, ma è chiaro che si tratti di un prodotto d’importazione che non riguarda intimamente le origini dei nostri popoli.
E, dopotutto, cosa sarebbe la stessa accezione di cultura italiana, che la retorica patriottarda vuole forgiata nei primordi addirittura dalla medesima Roma antica? L’idioma di Firenze, la romanità di cartapesta, il cattolicesimo untuoso della Roma contemporanea, il sentimentalismo melodrammatico alla mediterranea e la massa informe di stereotipi fondati sulle caratteristiche negative e caricaturali dei sud-italiani, allargate, senza alcun senso, alla Cisalpina (sicuramente per via dei massicci esodi “interni” del dopoguerra). Perché anche l’idea nobile ed elevata di italianità , tanto cara agli sciovinisti, resta un qualcosa la cui matrice è tosco-capitolina, che non appartiene quindi al mondo granlombardo, la cui natura è essere anello di congiunzione fra Europa centrale ed Europa mediterranea.
Oppure, ci si appropria di fenomeni storici che oggi diremmo centrosettentrionali, includendo le terre mediane e meridionali, e la mente corre ai liberi comuni, all’Umanesimo, al Rinascimento, o ai fenomeni letterari e artistici che trovarono terreno fertile in Padania e Toscana, specie negli ambienti di corte. Per non parlare della rilevanza politica “italiana” dell’età contemporanea, che esclude totalmente il mezzogiorno (per quanto, si capisce, non vi sia alcunché di positivo e degno di nota negli sciagurati fenomeni che seguirono l’avvento della Rivoluzione francese e di Napoleone).
Perciò, cari amici, l’unico significato razionale di Italia, italiani e italianità esclude la Grande Lombardia, poiché riguarda in tutto e per tutto i popoli peninsulari e insulari, di lingua italo-romanza, estrazione mediterranea, prisca romanità (vi ricordate il Rubicone?), importante influsso greco e antiche e consolidate radici italiche. E gli Italici erano solo due gruppi, latino-falisco e osco-umbro, nelle loro sedi storiche schiettamente italiane. A partire dall’etnico, la poetica Ausonia non è cosa… nostra, e rispediamo più che volentieri al mittente ogni malata fantasia che veda lo Stivale fantozziano allungato sino al Brennero. L’identità è una cosa seria, astenersi buffoni tricolori.
