
Nella foto riportata sopra potete apprezzare la nota pietra del Tredesin de Marz, situata nella chiesa milanese di Santa Maria al Paradiso, associata al culto di San Barnaba. Questa pietra forata dai caratteristici 13 raggi, in realtà , è un antichissimo simbolo solare di origine celtica, deturpato dai primitivi cristiani milanesi che vi conficcarono nel mezzo una croce, che in principio doveva ricoprire un’importante valenza in termini cultuali e astronomici. El Tredesin de Marz è il ricordo del primo diffondersi del cristianesimo a Milano per opera dell’annuncio di San Barnaba, e rappresenta ancor oggi la tradizionale festa della primavera e dei fiori milanese. Chiaramente, in origine, tale ricorrenza era del tutto pagana e sgraffignata dal cuore celtico di Medhelan. La pietra sunnominata si trovava inizialmente, con tutta probabilità , in una radura, esposta alla venerazione degli antichi Celti insubrici; San Barnaba, durante la sua predicazione, collocò nel foro centrale una croce di legno andando così a violare l’originaria valenza di questo testimone del paganesimo gallico milanese. Il tredici di marzo è dunque la festa meneghina del cambio di stagione, della primavera, dei fiori, della rinascita della flora, e proprio per questo, da tradizione, si attendeva tale giorno per tagliare i capelli ai bambini, affinché potessero ricrescere forti, sani e belli.
Oggi tale ricorrenza, venendo meno la coscienza identitaria dei milanesi indigeni, è ben poco sentita dalla popolazione, ma rappresenta comunque una celebrazione delle origini celtiche di Milano e dell’Insubria, da riconnettersi all’avvento della primavera e, dunque, ai culti uranici dei nostri avi indoeuropei, affatto sensibili ai richiami del legame ancestrale tra riti agresti, astronomia, sacro e natura incontaminata. La valenza della pietra incisa, col suo foro centrale e i suoi tredici raggi (tredici come il tredici di marzo), potrebbe essere quella di antichissimo simbolo solare che poteva fungere da calendario, da meridiana, da mappa celeste, da strumento astronomico. Tra l’altro, la pietra del Tredesin ricorda da vicino il celebre Sole delle Alpi, un simbolo celtico – ma anche ligure e longobardo – che rappresenta l’armonia, il ciclo stagionale, i ritmi della vita, la gioia di vivere dei popoli indoeuropei (Celti, soprattutto), la simbiosi tra uomo e natura e, naturalmente, come molti altri emblemi di tradizione ariana, il precipuo degli astri, il sole. Cosicché il tredici di marzo potrebbe anche essere la festa di tale noto simbolo, inflazionato dai leghisti, che non vedrei male come ipotetico emblema di una sorta di Chiesa nazionale ambrosiana, trasmutata in senso gentile, veicolo materiale della rinascita spirituale granlombarda.
