22-28 marzo: la celebrazione del Sanguem

Dioniso-Orfeo crocifisso

Nell’antica Roma, tramite culti frigi sbarcati prima in Grecia e poi nell’Italia etnica, si festeggiava il Sanguem, ricorrenza pagana sanguinolenta in onore della Grande Madre Cibele e di Attis, divinità ad essa associata. Questi, con la sua morte e resurrezione, simboleggiava il ciclo vegetativo del rinnovamento primaverile, e le festività connesse erano celebrate – segnatamente – tra il 22 e il 28 marzo, subito dopo l’equinozio di primavera, proprio come la Pasqua. Attis viene talvolta accostato al tracio Dioniso, altro dio che muore e risorge offrendo il proprio corpo e il proprio sangue (rappresentato dal vino), nonché ad Adone, Osiride, Mitra, Marduk ecc. La resurrezione di Gesù Cristo non è nulla di originale (celebrata in primavera, peraltro): “secondo un mito Dioniso-Libero venne crocifisso e sulla testa gli venne posta una corona di rami, morì e resuscitò dalla morte nell’equinozio di primavera, praticamente a Pasqua. Inoltre nacque il 25 dicembre da una vergine e venne deposto in una mangiatoia. Fece parecchi miracoli tra i quali trasformare l’acqua in vino. Tra i suoi appellativi spiccano: l’unto, il re dei re, il redentore, il salvatore, il dio degli dei”. (fonte)

La figura, probabilmente inventata, del Nazareno è un insieme di credenze e profezie vetero-testamentarie mescolate ai ruoli taumaturgici e soteriologici ellenici come quelli di Asclepio, Eracle e dello stesso Dioniso (oltre che a deità orientali come l’ariano Mitra). Dioniso, a sua volta, si associa ad Orfeo (e all’orfismo), che in un curioso pendaglio del IV secolo viene presentato crocifisso. Durante le sacre funzioni in onore di Bacco, il sangue era rappresentato dal vino e il corpo dal pane, una iconografia eucaristica che è stata poi adottata dai cristiani. D’altronde, nascere da una vergine, morire crocifisso (o fatto a pezzi dalle menadi = sparagmòs) e risorgere dopo tre giorni non è certo prerogativa del Cristo, l’ultimo arrivato di tante altre figure mitologiche analoghe dell’antichità. Lo stesso Attis, la cui morte era simboleggiata da un tronco di pino – il legno tagliato evoca la croce di Gesù -, resuscitava il 25 di marzo, in corrispondenza dell’equinozio primaverile e dunque del gioioso periodo di luce che diventa più lungo di quello del buio, e la sua rinascita veniva celebrata negli Hilaria, da cui tra l’altro nacque l’usanza del pesce di aprile. Chissà come mai l’Annunciazione si celebra proprio in quel giorno (Cibele, strettamente collegata ad Attis, era anche madre degli dei)…