La regolamentazione della convivenza nella comunità e in società necessita, logicamente, di una precisa legislazione che porti alla sistemazione di leggi ereditate dal nostro passato identitario, aggiungendone, qualora necessario, delle altre. Il rispetto del diritto implica un patto politico e di solidarietà tra simili, che nel caso della collettività lombarda riguarda gli indigeni padano-alpini. La nostra tradizione giuridica ci parla di consuetudini tribali ereditate dai Celti, che una volta assorbiti dall’orbita romana si sono adeguati agli usi e costumi, e alle leggi, dei conquistatori, integrandosi nell’organismo italico e adottandone la lingua, la cultura, la religione e le abitudini, non senza influenzare a loro volta, a livello di sostrato, l’impronta civile dei Romani. L’antichità cisalpina si compie nel segno di Roma e del suo impero, confluendo poi nel Medioevo barbarico, caratterizzato dall’importante retaggio longobardo sintetizzato, in senso sincretico, dal noto Editto di Rotari. Consuetudini, tradizioni e leggi di origine germanica, rimescolate alla latinità, che si perpetuarono sino al Rinascimento, passando attraverso la basilare fase della civiltà comunale e delle signorie.
Con i domini forestieri (Francia, Spagna, Austria, Venezia, Stato pontificio), la Grande Lombardia frammentata finisce per adattarsi a codici di origine straniera, non senza contributi locali di origine comunale e signorile e una riscoperta del diritto romano (giustinianeo), per poi approdare al Codice napoleonico e alla giustizia austriaca amministrata dal Regno del Lombardo-Veneto. Con la fase italianista, ecco lo Statuto Albertino sino all’approdo della Repubblica, allorquando si impose la Costituzione, venerata dagli antifascisti del tricolore. L’origine del diritto civile e penale italiano, intrecciati alla carta costituzionale, affonda così le proprie radici nel passato romano e napoleonico, confermando come l’Italia moderna sia soltanto uno stato senza nazione eretto in nome di una romanità di cartapesta e soprattutto del dominio transalpino incarnato dal giacobinismo (Rivoluzione, Napoleone, Risorgimento). Lo stesso fascismo, d’altra parte, fu un’appendice risorgimentale, tesa ad esaltare un finto popolo sotto l’egida di uno squisito simbolo rivoluzionario, il fascio littorio. La Lombardia deve affrancarsi dal giogo di Roma e dell’Italia e riscoprire le sue genuine radici, che non sono banalmente romane o cattoliche, ma anche celtiche e barbariche. Nonché gentili.
