11 maggio (1395): la costituzione del Ducato di Milano (festa del Ducale visconteo)

Il Ducale visconteo

L’11 maggio 1395 è la data della costituzione del Ducato di Milano, quando cioè Gian Galeazzo Visconti, già vicario imperiale e signore della capitale lombarda, ottenne il titolo di Duca di Milano mediante diploma imperiale di Venceslao di Lussemburgo (la celebrazione ufficiale della nomina risale al 5 settembre dello stesso anno, quando venne ratificata). Due anni dopo, il 30 marzo 1397, venne alla luce il Ducato di Lombardia. L’11 maggio 1395 il Visconti acquisì il diritto di inquartare il Biscione visconteo con l’Aquila imperiale, nella nuova bandiera ducale. Cosicché tale data può tranquillamente essere la festa del Ducale visconteo, vessillo tradizionale insubrico ed emblema grande-lombardo, nonché futuribile stemma nazionale dell’etnostato cisalpino. La descrizione araldica dello stemma del Ducato di Milano è la seguente: “inquartato, nel primo e nel quarto, d’oro all’aquila abbassata di nero, lampassata di rosso e coronata del campo; nel secondo e nel terzo, d’argento alla biscia d’azzurro ondeggiante in palo e coronata d’oro, ingolante un moro di carnagione”. Gli Sforza mantennero il Biscione visconteo, in quanto vanto di antica signoria e riconferma del ruolo di signori di Milano, volendo dimostrare di essere i legittimi successori dei Visconti. L’emblema dell’Aquila venne mantenuto come pegno di fedeltà degli Sforza all’imperatore del Sacro Romano Impero.

L’origine del Biscione è dibattuta, ma probabilmente è il risultato della fusione di due elementi: il primo è la vipera d’oro (o azzurra) adorata dai Longobardi, da essi portata come monile al collo (o appesa agli alberi sacri, come il famoso noce di Benevento), mentre il secondo sarebbe il simbolo di un moro sconfitto da Ottone Visconti in “Terrasanta”, durante la seconda crociata, consistente in un serpente che divora un uomo. In quest’ultimo caso, appropriandosi dell’emblema moresco e mutandone il significato, il Visconti mise in bocca al serpente (o drago) il saraceno, simboleggiando così la propria vittoria. Va citata anche una leggenda secondo cui il Biscione deriverebbe dal mitico drago Tarantasio, ucciso dal capostipite dei Visconti, bestia abitante lo scomparso Lago Gerundo, che terrorizzava il Milanese divorando bambini. Probabilmente questo mito si incrocia con quello di altri draghi acquatici padani o del basilisco, re dei serpenti dal letale sguardo presente nel folclore lombardo, come in quello europeo, nonché – per converso – con la vita che fiorisce dalla terra (la biscia è animale ctonio). L’Aquila imperiale, invece, è il simbolo degli imperatori germanici, mutuato dall’antica Roma imperiale, nello specifico dalle legioni romane che sfoggiavano il rapace come simbolo di Giove e della sua potenza. Tale uccello sacro passò da Roma a Carlo Magno e, in seguito, al Sacro Romano Impero.