
Il 31 maggio 1027 nacque il Principato vescovile di Trento, potentato politico medievale che includeva il territorio dell’odierno Trentino e, prima dell’egemonia della Contea del Tirolo, una buona parte di quello altoatesino, Bolzano inclusa. Durò circa otto secoli ed era compreso nel Sacro Romano Impero, come successore del ducato (o marca) di Trento, entità istituita dai Longobardi che giungeva sino a Sabiona, nel territorio di Chiusa in Val d’Isarco. Il Principato, e prima ancora il citato ducato longobardo, racchiudevano dunque, almeno in origine, anche il territorio primigenio del Tirolo, località il cui centro precipuo (cisalpino, notate bene), Castel Tirolo, ha poi dato il nome all’intera area storico-geografica. E anche la suddetta Sabiona, culla spirituale tirolese, è cisalpina. La germanizzazione medievale del settore altoatesino della Rezia meridionale segue, e di molto, la romanizzazione della zona, i cui indigeni originali sono i ladini, discendenti di Reti, Celti e Longobardi, di lingua retoromanza. Gli stessi tirolesi meridionali, germanofoni, non sono poi così dissimili dai ladini, essendo entrambi popoli di base celto-retica romanizzata, con la differenza della germanizzazione medievale dei primi cagionata da coloni transalpini di origine baiuvarica. Un po’ come accade per cimbri, mocheni e altre minoranze germanofone dell’arco alpino sudorientale. La Rezia cisalpina (Tirolo storico/Trentino-Alto Adige) è dunque un caposaldo della Grande Lombardia, nel nome dei comuni avi delle genti lassù stanziate e dello spazio geografico squisitamente subalpino.
In questo 31 maggio ravvedo la festa popolare dell’odierno Trentino-Alto Adige, ma vi è un’altra data simbolica che merita menzione: il 3 giugno, in ricordo degli eventi delle guerre napoleoniche del 1796. La mente corre subito alla resistenza tirolese, ad Andreas Hofer e alle iniziali vittorie degli insorti contro Napoleone, ma soprattutto alle feste solstiziali del mese di giugno e ai fuochi di San Giovanni. Nel Tirolo meridionale, infatti, è invalsa l’usanza dei falò del Sacro Cuore di Gesù, che assume una coloritura politica, in antico contro il Bonaparte e il laicismo francese, oggi contro Roma e l’Italia. La Chiesa celebra in questo periodo il Sacro Cuore e il Corpus Domini, con l’intento di cancellare le tracce pagane relative alle ricorrenze del solstizio d’estate che cade il 20-21 giugno. Al netto di inutili neofascismi italici e di secessionismi farseschi in stile Klotz (non esiste una nazione tirolese), mi faccio deciso assertore della lombardizzazione: assimilazione e recupero dell’elemento autoctono retoromanzo, corroborato dal trasferimento a sud delle Alpi dei romanci. Il mondo ladino è parte della Gallo-Romània cisalpina, ed è storicamente lombardo. Fino al Brennero (anche solo geograficamente) è Grande Lombardia; ergo, il germanofono che accetta la lombardità della regione e si integra giurando fedeltà a Milano è il benvenuto, mentre chi non ne vuole sapere è libero di spostarsi oltralpe, nella terra d’origine dei suoi (presunti) avi baiuvarici. I legittimi padroni di Trentino e Alto Adige sono gli indigeni storici celto-retici, romanizzati e germanizzati dai Longobardi, che si inseriscono nel quadro della Lombardia orientale/Triveneto. Gli immigrati ausonici e allogeni devono essere rimpatriati, ponendo fine al nazionalismo di cartapesta alla Tolomei e all’italianizzazione, che hanno peraltro riguardato tutta la Cisalpina.
