Dottrina

Nel pensiero lombardista vi è la soluzione a tutti i problemi che affliggono la nostra vera nazione, la Lombardia, poiché il lombardesimo incarna alla perfezione l’unica dottrina possibile di riscossa per il popolo cisalpino. Educare, o rieducare, specie le giovani generazioni, all’amor patrio, al culto dei valori identitari e tradizionali, alla contemplazione dell’endogamia, contestuale al rifiuto dei fenomeni di meticciato, è oggi più che mai fondamentale, perché proprio dal nazionalismo etnico passa il riscatto di una terra pluriminellaria, la Padania, che appare condannata all’estinzione e alla distruzione. Questo ciò che vorrebbero farci credere i nostri nemici, il cui principale ruolo è instillare in noi l’odio per sé stessi, nonostante nulla sia davvero perduto. L’esempio portato dai lombardisti, e da tutti coloro che credono fermamente nella necessità di affrancare la popolazione dalla sudditanza italiana e mondialista, ci pone di fronte ad una scelta radicale: unirsi alle file dell’etnonazionalismo lombardo o continuare ad alimentare, volenti o nolenti, la propria rovina.

Nessun dubbio a riguardo, per quanto concerne Sizzi e i suoi: l’unica via praticabile da intraprendere conduce all’autoaffermazione della nazione lombarda, a partire da una estrema presa di coscienza in merito a quell’orgoglio e a quell’identità di cui ci parla il lombardesimo. Solo quest’ultimo può salvare la patria, perché nell’etonazionalismo sta tutto ciò di cui abbiamo bisogno, inclusa la sacrosanta lotta per la liberazione delle Lombardie da Roma, dall’Italia e da ogni altro baraccone cosmopolita ed internazionalista. La cultura militante è l’ancora di salvezza dei lombardi, che sin dall’erudizione debbono emancipare le proprie coscienze dall’occupante-invasore, acquisendo una novella consapevolezza relativamente alla vera e genuina identità storica nazionale. Cultura, dottrina, comunità, politica, civiltà: ogni elemento fondante del profilo identitario lombardo ci parla della necessità di liberarsi, sotto qualsiasi punto di vista, dal giogo straniero che non è più francese, spagnolo o austriaco, ma italiano.