Politica

La necessità della quotidianità lombarda è quella di una vita politica che sappia rimettere al centro di tutto il concetto di comunità, troppo spesso dimenticato dai lombardi in favore del tragico culto del fatturato. Gli egoismi, gli individualismi e i campanilismi hanno dilaniato la nostra vera patria, e per quanto la cultura del lavoro e la ricchezza tipiche della Lombardia possano essere motivo d’orgoglio – essendo agli antipodi della furbizia parassitaria – resta il fatto che abdicare al proprio ruolo di difensori dell’identità nazionale ha comportato il democratico auto-genocidio indigeno che tutti quanti conosciamo. Pertanto, la sfida della politica lombardista deve essere quella di ridare linfa vitale a sangue, suolo e spirito, rieducando i cisalpini al rispetto della propria identità e delle proprie radici. La rivoluzione del lombardesimo mira ad un impegno culturale, metapolitico e politico che si faccia orgoglio di appartenenza e solidarietà comunitaria, unico modo per affrancarsi dal giogo italico e mondialista e riscoprirsi parte di una terra senza eguali che in nessun modo può venir definita italiana.

Abbiamo sempre detto che prima della politica venga la missione culturale, senza il quale la tenzone repubblicana rischierebbe di essere sterile e di ripiegarsi su se stessa. Ma è evidente che il lombardesimo presupponga l’impegno in prima persona, come elettorato attivo e passivo, e per tale ragione occorre rifondare la politica lombarda alla luce del radicale cambio di rotta che la testimonianza lombardista prevede. Non più pagliacciate e tradimenti in stile leghista, bensì la giornaliera vocazione etnonazionalista e indipendentista che dia un volto concreto alle rivendicazioni etniciste e razzialiste del nostro credo, puntando tutto sull’autoaffermazione autoctona. Via da Roma, Bruxelles, New York, Washington e Tel Aviv, tagliando i ponti con ogni ente parassitario e sovranazionale, Vaticano incluso: la Lombardia, nostra unica patria, al di sopra di ogni cosa, in quanto unico paradiso possibile, in barba alla sciocca retorica risorgimentale e alle menzogne pretesche che hanno completamente plagiato il povero popolo padano-alpino.

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