Prima della politica vengono cultura e, soprattutto, visione del mondo, che in ambito lombardista non può che essere di matrice etnonazionalista e völkisch. I pilastri su cui si innalza il lombardesimo sono sangue, suolo e spirito, i principi cardine razzialisti che guidano ogni serio identitario granlombardo, andando ad influenzarne il pensiero e l’azione politica. Diciamo sempre che non avrebbe alcun senso portare i lombardi alle urne se prima non si insegna loro che non sono italiani perché etnia, popolo e nazione a sé stanti, da proiettare in una schietta ottica di indipendenza, di libertà da ogni oppressore anti-identitario. Per quanto l’impegno politico sia fondamentale resta il fatto che occorre per prima cosa una coscienza affrancata da ogni catena ideologica nemica della nostra vera patria, altrimenti la militanza risulterebbe sterile e sulla falsariga del leghismo, vecchio e nuovo. Per tale ragione ecco che il lombardesimo mette in chiaro come la Weltanschauung del nazionalismo etnico, in chiave cisalpina, sia la linfa vitale della vera rivoluzione nazionale e sociale che attende la Grande Lombardia.
In caso contrario, capite bene che ogni tentativo si rivelerebbe fallimentare, come la stessa lezione bossiana insegna, proprio perché verrebbero a mancare le solidissime basi della dottrina etnicista e razzialista, faro che rischiara le tenebre dell’attuale temperie globalista. Avere una visione del mondo e della vita in linea con le ragioni völkisch permette di non compiere passi falsi e di non ripercorrere gli errori di chi, prima dei lombardisti, ha goffamente tentato di porre una questione identitaria nel novero “settentrionale”; e, infatti, solo la rivoluzione del lombardesimo rappresenta la vera libertà per le genti lombarde, chiamate a riscuotersi dal torpore non soltanto per ragioni fiscali ma anche e soprattutto etniche, linguistiche, culturali. L’economia e il benessere procedono dall’etnia, e per l’appunto la plurisecolare ricchezza padano-alpina dipende dagli innati valori insiti nel nostro ADN continentale. Non essendo alcunché di parassitario, lo sviluppo cisalpino si lega inscindibilmente alla nostra natura identitaria, che affonda le sue radici sino all’epopea dei Celti.
