Le lingue della Grande Lombardia, quelle del ceppo gallo-italico e retoromanzo, nascono dal latino volgare parlato nella Padania innestatosi sul substrato di origine celtica e gallica dovuto alle antiche lingue recate dalle popolazioni transalpine. Nello specifico, stiamo parlando del leponzio dell’età golasecchiana, un idioma celtico alpino intriso di elementi anariani, e del gallico continentale, impiegato dai Galli cisalpini oltre la conquista romana. Questo fondo linguistico ha chiaramente influenzato e alterato il latino parlato dell’area padano-alpina, differenziandolo da quello dei territori propriamente italici (il centrosud), e non solo a livello di fonetica ma anche di lessico, sintassi, morfologia, costrutti. Gli studi di Costantino Nigra, incentrati su poesia popolare e canti e balli cisalpini, evidenziano, parallelamente a quelli glottologici del Biondelli, i sicuri apporti culturali dei Celti, sopravvissuti sino ad oggi nei nostri idiomi ma pure nel folclore locale. La Padania è tuttora parte della Gallo-Romà nia, e dunque della famiglia galloromanza, ed esula dal contesto italo-romanzo propriamente detto.
Per quanto, secondo taluni studiosi come Glauco Sanga, la dominazione longobarda contribuì ad uniformare l’aspetto linguistico volgare “italiano” nel nome di una comune tradizione latina, i volgari che anticiparono i cosiddetti dialetti restarono affatto distinti e diversificati, come testimoniano gli stessi scritti danteschi in materia di lingue autoctone. Sanga medesimo riconosce l’esistenza di un filone gallico antico che accomuna Cisalpina e Transalpina, influenzando il latino parlato della Padania, poi rafforzato dalla dominazione franca che potrebbe aver contribuito a diffondere fenomeni puramente galloromanzi come le vocali turbate (forse anticipate dai Longobardi?), plausibile lascito germanico. Ma resta il fatto che, Franchi e infiltrazioni oitaniche a parte, come è resistito sino ad oggi un prevalente genoma preromano nell’eredità biologica padano-alpina (si vedano i pionieristici studi di Alberto Piazza) così è permasto un fondo celtico sopravvissuto ovunque, specialmente nelle aree ladine che sono un fossile dell’antica unità di lingua alpino-padana.
