
Il 12 settembre del 1919 alcuni reparti del Regio Esercito, animati dal fronte politico nazionalista di Gabriele D’Annunzio, si ribellarono occupando Fiume e proclamandone l’annessione al Regno d’Italia. È l’Impresa di Fiume, che portò ad un’occupazione della città durata 16 mesi e alla nascita della Reggenza italiana del Carnaro (8 settembre 1920); scopo della sua proclamazione, appunto, unire Fiume al resto della (fasulla) Italia, in conseguenza della mobilitazione dovuta alla cosiddetta “vittoria mutilata”, causata dalla mancata annessione al Regno tricolore, dopo la Grande Guerra, come promesso dal Patto di Londra, della Dalmazia settentrionale. L’epilogo dell’Impresa fu segnato dall’approvazione del Trattato di Rapallo, con cui Italia e Iugoslavia stabilirono consensualmente i confini dei due regni; alla prima andarono Gorizia, Trieste, Pola e Zara, ma non Fiume che si costituì Stato libero (cessato nel 1924 con l’assegnazione della città a Roma). L’opposizione dei legionari dannunziani al Trattato portò il governo di Giolitti ad intervenire con la forza, sgombrando la città quarnerina nel Natale del 1920. D’Annunzio, rammaricato, lasciò Fiume e si ritirò nella sua villa di Gardone Riviera, il celebre Vittoriale.
Anni fa, in periodo italianista, reputavo il 12 settembre ipotetica festa regionale della Venezia Giulia storica, che potremmo anche chiamare Istria, costituita dai territori storicamente “italiani” della Venezia Giulia attuale, del bacino dell’Isonzo, del Goriziano, del Carso, della Carniola occidentale, di Istria e Fiume e del Quarnaro (isole di Cherso, Veglia, Lussino e Arbe), oggi sotto Slovenia e Croazia. Tornato alle originarie posizioni lombardiste, considero quelle terre – fino al Quarnaro – parte della Grande Lombardia, a partire dalla geografia. Anche la storia della Julia parla cisalpino, grazie a civiltà dei castellieri, Paleoveneti, Celti, Gallo-Romani, genti romanze, Longobardi, Patriarcato friulano e Serenissima ed essa andrebbe redenta restituendola alla grande patria della Lombardia storica. L’impresa di D’Annunzio fu certamente un sonoro schiaffo all’ipocrisia delle democrazie borghesi occidentali, potentati colonialisti e imperialisti che volevano impedire il ricongiungimento dei territori di civiltà giuliana (veneto-friulana, granlombarda orientale), al netto del patriottismo italico di cartapesta, ma credo che oggi la festa ideale dell’Istria possa essere rappresentata dall’ultimo saturdì di agosto, quando viene celebrata la sagra popolare di Gimino dedicata a San Bortolo (San Bartolomeo, che cade il 24 del mese). Una festa, la Bartulja, dalle remote radici che riecheggia usanze rustiche e domestiche in nome di comunità e famiglia.
