
Il 3 settembre del 569 era volgare nasceva a Milano il Regno longobardo, fondato da re Alboino. Entrati in Padania via Friuli nella Pasqua del 568, secondo la tradizione il 2 di aprile, i Longobardi conquistarono via via le principali città granlombarde, vincendo la debole resistenza dei presidi bizantini. Si insediarono così, gradualmente, nel Triveneto (con l’eccezione delle lagune, da cui nacque Venezia), in Orobia, Insubria, Piemonte, Toscana, conquistando successivamente Emilia e Liguria; con alcune spedizioni i guerrieri longobardi penetrarono nel centro e nel sud dell’Italia etnica dando vita ai ducati di Spoleto e di Benevento, ed insidiando da vicino gli ultimi capisaldi rimasti in mano ai Bizantini, tra cui Roma (Patrimonio di San Pietro, assieme alle aree circostanti), con la Romagna in Cisalpina. Il Regno longobardo, tuttavia, racchiudeva il territorio della cosiddetta Langobardia Maior, che riguardava la contemporanea Italia settentrionale e la Toscana; la penisola era nelle mani dei duchi longobardi indipendenti, del papa e di Bisanzio. Nel 572, dopo un lungo assedio, cadeva Pavia, elevata a capitale del regno, già gotica, con Milano e Monza come altre capitali.
Il 3 di settembre, dunque, può rappresentare una data da ricordare come festa della Grande Lombardia, della Langobardia Maior, ossia di quelle terre che furono, per gran parte, territorio del Regno longobardo dal 568-69 sino alla capitolazione per mano dei Franchi, nel 774. La Grande Lombardia include tutta la Padania, con l’ovvia eccezione della Toscana, che chiaramente non appartiene al mondo cisalpino pur essendo stata da subito parte del Regno dei Longobardi. Una festa identitaria e nazionale della popolazione granlombarda perché sebbene i Longobardi non incisero in maniera cospicua sul dato biologico e antropologico degli indigeni, rappresentarono una tappa fondamentale nella storia delle Lombardie, tanto da avergli lasciato il nome! Oltretutto, la demonizzazione antica, cominciata con Papato e Franchi e sfociata nella retorica patriottarda catto-risorgimentale del Manzoni, si è dimostrata del tutto infondata e l’eredità longobarda è patrimonio significativo di “nord” e Tuscia, ma anche dell’Italia mediana e di quella meridionale continentale. Questo eterogeneo popolo di lingua e cultura germaniche (in buona parte anche di sangue, ovviamente) ci ha lasciato antroponimi, toponimi, usi e costumi, folclore, leggi e istituzioni durate per secoli e, ancorché meno, geni e tratti somatici. A buon conto possiamo dire che i Longobardi stanno a buona parte degli “italiani” – segnatamente ai lombardi – come i Franchi ai “francesi”.
