I linguisti e dialettologi Graziadio Ascoli e Bernardino Biondelli furono tra i primi a designare la maggior parte delle lingue locali padane (escludendo veneto, istrioto, talvolta il ligure e retoromanzo) come gallo-italico, in qualità dunque di un insieme di idiomi neolatini che si collocano a metà strada fra il galloromanzo e l’italo-romanzo. L’etichetta impropria ‘gallo-italico’ allude, infatti, a quei dialetti cisalpini che, il più delle volte, vengono considerati dai linguisti italofoni parte dell’italo-romanzo, ma con una forte caratterizzazione celtica/gallica, a livello di sostrato, che li avvicina per certi versi più al galloromanzo in senso stretto (franco-provenzale e francese) che all’italiano, e cioè al fiorentino letterario delle “tre corone”. Tra questi studiosi occorre ricordare il Pellegrini e il Tagliavini. Oggi, per quanto il gallo-italico appaia diluito dall’azione del toscano e abbia scelto nel tempo quest’ultimo come lingua tetto, appare chiaro che gli idiomi padano-alpini non rientrino nel medesimo novero dell’italo-romanzo, cosa che vale pure per il ladino in senso lato e il sardo, ed è giusto considerarli una sottofamiglia romanza a sé, decisamente più occidentale che orientale.
Il gallo-italico appartiene alla Gallo-Romà nia, e con il retoromanzo forma il suo troncone cisalpino. Anche il ligure viene allo stato dell’arte associato al gallo-italico, ma non il veneto e il quasi estinto istrioto, che comunque restano appannaggio della Romà nia occidentale (per taluni anche il defunto dalmatico ne farebbe parte). Vi è tuttavia da dire che il termine caro al Biondelli e all’Ascoli appare approssimativo e pressapochistico: se per ‘italico’ intendiamo l’italo-romanzo e l’italiano (o addirittura l’italico antico, che faceva capo al latino e all’umbro) direi proprio che stiamo impiegando un’assurdità storica, linguistica e filologica, perché le lingue native della Padania si distaccano chiaramente dalla penisola per avvicinarsi di netto ad aree come Occitania e Catalogna. E ovviamente non sono dialetti che derivano dal toscano. Anche per tale ragione preferiamo indicare il gallo-italico come lombardo tout court, perché espressione culturale peculiare della Lombardia etnica, etnolinguistica e storica, sebbene oggi con ‘lombardo’ si designi, in senso decisamente ristretto, la lombardofonia regionale (o poco più). D’altra parte, ricordando come il retoromanzo sia cisalpino in purezza senza erosione e diluizione italiane o veneziane, la lingua lombarda storica si va ad arricchire anche di romancio, ladino e friulano.
