5 dicembre: Cernunnos, patrono di Lombardia (festa dello Swastika camuno)

Cernunnos

Il 5 di dicembre, a mio avviso, potrebbe essere giorno dedicato a Cernunnos, patrono gentile di Lombardia, il cui teonimo pare riconnettersi ai lemmi gallici carnon o cernon, ‘corno’, ricorrenti in etnonimi di tribù celtiche (come i Carni del Friuli); cosicché, Cernunnos, è etimologicamente ‘divinità maschile cornuta’. Il dio era lo spirito divinizzato degli animali maschi cornuti, soprattutto dei cervi, e rappresentava la forza selvaggia, maschia e indomita delle foreste, della natura, degli animali come i cervidi, della virilità e della fecondità e successivamente, in un certo senso, anche della resistenza europea anticristiana. Non a caso Cernunnos, ma anche il romano Fauno, erano figure sincretiche associate nel Medioevo, dai pretacci, al demonio, grazie alla classica iconografia del diavolo come essere cornuto, deforme, barbuto e con tanto di zoccoli da ungulato ai piedi e coda animalesca. Il 5 dicembre, altresì, ricorrevano i Faunalia romani dedicati alla divinità della natura, Fauno appunto, analoga al dio alpino-celtico; un motivo suggestivo che potrebbe testimoniare l’arcaica fratellanza celto-latina, indoeuropea occidentale nella sua culla continentale, con la figura sacra romana che ricalca, in parte, le caratteristiche del satiro greco. Tornando a Cernunnos, è d’uopo rammentare come il suo culto fosse molto praticato nell’antica Camunia, il che ci riporta allo Swastika graffito di quell’area, simbolo solare e astrale ariano divenuto emblema del lombardesimo.

La deità cornuta in oggetto veniva adorata anche nelle Gallie, in Britannia e nella Padania in genere; non nasce celtica, ma reto-alpina, come figura sciamanica affine a molte altre del continente europeo. La sua iconografia più antica sembra essere quella rinvenuta tra le incisioni rupestri camune, guarda caso, e probabilmente è grazie ai contatti tra genti reto-liguri e celtiche hallstattiane che Cernunnos divenne famosissimo presso le tribù galliche storiche. La raffigurazione più nota, tuttavia, è quella del calderone di Gundestrup (Danimarca, in qualità di prodotto importato). Veniva rappresentato come un uomo adulto barbuto, con ramificate corna di cervo, attributi nobiliari gallici (la torque e borse di monete), compagnie animali (fiancheggiato da serpenti, ad esempio) e accostamenti alla caccia, essendo il cervo assai predato presso gli antichi popoli delle Alpi e celtici. È un dio legato al concetto di abbondanza sia come fecondità, rigoglio della natura, moltiplicazione di raccolto e beni naturali vari, prolificità di uomini e animali, sia come ricchezza materiale, di denari, risorse, beni e cibo. La sua grande carica sessuale lo tramuta in emblema di virilità e fecondità maschile, nonché signore degli animali e dell’attività venatoria; il contesto originale alpino (reto-camuno ed euganeo) lo rende, altresì, degno patrono della Lombardia, accanto alla papabile matrona, dea della luce e del fuoco, Belisama.