
Il 5 dicembre è la festa di Genova (e della Liguria contemporanea, che è poi Genovesato), poiché ricorre la memoria del 5 dicembre 1746, data della rivolta cittadina iniziata dal Balilla, contro gli occupanti austriaci. Tale sommossa culminò con la cacciata degli asburgici dal capoluogo ligure, e fu una rivolta del popolo, anche dei suoi strati più umili, essendosi gli aristocratici facilmente piegati alla volontà austriaca di conquista della città. Secondo la tradizione, ad iniziare la riscossa di Genova fu Giovan Battista Perasso detto Balilla, il ragazzo di Portoria (quartiere genovese) passato alla storia col suo leggendario soprannome, il cui significato dovrebbe essere ‘pallina’, appellativo riferito a bambini e adolescenti liguri. Altro suo epiteto era il curioso “Mangiamerda”, nonché “Beccione”, che se ho ben capito, in vernacolo, significa ‘scopatore’. Questo giovane, scagliando un sasso contro la truppa austriaca che, con arroganza, pretendeva che i popolani genovesi levassero dal fango un suo pesante cannone (poi usato contro di loro), diede il La alla rivolta, terminata vittoriosamente.
«Che l’inse?» ossia «La comincio io?» è il celebre grido in genovese con cui il Balilla aprì le ostilità contro gli austriaci occupanti, aizzando la folla. La ribellione va contestualizzata nel più ampio scenario della guerra di successione austriaca (1740-1748), dove le più grandi potenze europee erano coalizzate contro l’Arciducato d’Austria; la Repubblica di Genova, per mantenere la propria neutralità, si schierò dalla parte di Francia e Spagna, il che portò all’invasione austriaca della capitale del Genovesato. L’identità del Balilla non è chiarissima, come è ovvio che sia, perché ammantata di mistero e di mito, sebbene tradizionalmente sia attribuita al suddetto Giovan Battista Perasso di Portoria (nato e morto a Genova, 1735-1781). Rimane, comunque, la figura del giovanissimo patriota ligure settecentesco – al netto della retorica risorgimentale e fascista – che dà il via alla riscossa popolare nei confronti di un esercito d’occupazione straniero, e poco importa se questo fosse asburgico anziché franco-spagnuolo. E in questo senso il Balilla è simbolo identitario della Genova e della Liguria resistenti, che può esser ancor oggi d’esempio, pensando alle drammatiche vicende postbelliche vissute da quelle terre, come dal resto della Cisalpina occidentale, in termini di colonizzazione e immigrazione.
