
Il 6 giugno, a mio avviso, potrebbe benissimo essere giorno dedicato a Belisama, matrona dell’Insubria (Lombardia transpadana occidentale) e della Cisalpina, il cui teonimo mostra una connessione con la radice protoindoeuropea *bel ‘luminoso, brillante, splendente’. Belisama, dea celtica delle Gallie preposta alle arti correlate al fuoco e compagna del dio della luce Belenos, fu associata dai Romani a Minerva in quanto dea delle arti utili e in un certo senso della guerra giusta (e qui ricordo che il 3 giugno gli antichi Romani celebravano la dea italica della guerra Bellona). Alla deità celtica era consacrato il biancospino, e con questo (e la famosa Scrofa semilanuta, uno dei simboli milanesi), secondo una leggenda, avrebbe indicato al condottiero gallo Belloveso il luogo di fondazione di Milano. Il tempio romano dedicato a Minerva, i cui resti sono stati rinvenuti sotto l’attuale Duomo meneghino, potrebbe essere sorto su di un santuario intitolato proprio alla divinità gallica, e a maggior ragione lo stesso toponimo milanese, di origine celtica e analogo ad altri toponimi delle Gallie, indicava la presenza di un ‘santuario di mezzo’ o di un ‘bosco sacro’. Tuttavia, la fondazione di Milano va posta nella prima Età del ferro, in periodo celtico golasecchiano, non nella seconda, ossia nell’epoca dei Celti lateniani, i Galli di Cesare.
Si può optare per la data indicata, in merito alla luminosa ricorrenza di Belisama, non solo per Bellona, ma anche perché nel secolo della fondazione di Mediolanum (il VI avanti era volgare, per l’appunto, non più tardi) Beltane – festa celtica primaverile/estiva dei fuochi – cadeva intorno al 6 giugno. E giugno si conferma davvero festa della luce e del fuoco, dei falò, se pensiamo al solstizio d’estate. La Milano preromana svolgeva il ruolo di santuario confederale delle varie tribù celtiche lombarde del periodo golasecchiano, e oltre, tra cui Insubri, appunto, Orobi, Levi, Marici, Leponzi; gli omonimi gallici dei primi giunsero nella seconda Età del ferro, sulla scia di una forte affinità etnica. Altra interessante coincidenza è quella rappresentata dalla celebrazione della dea romana Carna-Cardea, alle calende di giugno o comunque in prossimità dell’antica festa celtica del fuoco di Beltane (tra maggio e giugno dunque), figura divina a cui era consacrato, proprio come per Belisama, il biancospino. Quando avete occasione di guardare la Madonnina del Domm, amici lombardi, riconoscete in essa Belisama-Minerva (l’alabarda!), non la fantomatica vergine ebrea di Nazareth, madre del falegname galileo che ha usurpato gli antichi culti tradizionali dei padri.







