Lombardesimo e islam

L’islam è il fratello minore di giudaismo e cristianesimo, anch’esso partorito dal deserto mediorientale e figlio di genti semitiche. È un’eresia del cristianesimo, che a sua volta è un’eresia del prisco ebraismo, e con le altre due religioni monoteistiche condivide il culto per un dio abramitico, che con l’Europa non c’entra alcunché. Ne risulta che la presenza islamica nel nostro continente è intollerabile, anche perché profondamente ancorata a decine di milioni di fedeli appartenenti al terzo mondo, dunque allogeni nel contesto europeo. Infatti, il problema più grave della religione musulmana non è il credo in sé – non poi così diverso dal cristianesimo – ma la zavorra migratoria che rappresenta.

È anche un problema culturale, certamente. La fede di Maometto è intrinsecamente legata al Medio Oriente e alle sue costumanze, pertanto è un corpo estraneo, in Europa, ancor più della religione di Cristo (che, un minimo, è europeizzata). L’importazione di usi, costumi, tradizioni e mentalità fondamentalmente arabi, per non parlare della cultura da sud del globo, non è compatibile con le nostre radici, il nostro spirito e la nostra identità, e teniamo bene a mente che prima di riferirlo all’islam lo indirizziamo a giudaismo e cristianesimo; il primo è un prodotto ebraico praticato da genti ebraiche, il secondo non ha accezione etnica ma è di matrice levantina e, per di più, a vocazione universalistica.

Mosè, Gesù e Maometto sono immigrati mediorientali da rispedire al mittente, per quanto il cristianesimo sia radicato in Europa da circa 2.000 anni. Vi sono certi ambienti, diciamo pure nazisteggianti, che strizzano l’occhio al musulmanesimo, visto come religione virile, guerriera, “cattiva”, contrapposta al giudeo-cristianesimo. Sebbene io non condivida la pacchiana islamofobia in stile Oriana Fallaci, Roberto Calderoli, Matteo Salvini, Geert Wilders o Michel Houellebecq, e dunque il disprezzo liberale e filo-giudaico (quindi filo-sionista) per Maometto, ritengo che la fede islamica vada espulsa dal nostro continente, assieme ai suoi credenti allogeni.

Esistono contrade europee, basti pensare ai Balcani, in cui l’islam ha attecchito storicamente, presentandosi oggi come rimasuglio di domini esotici (ottomani), e per quanto i fedeli siano indigeni d’Europa (i famosi musulmani dagli occhi azzurri) praticano un culto che è una spina levantina nel fianco del nostro continente, direi intollerabile. Se le chiese cattoliche od ortodosse possono essere accettate, più che altro in qualità di musei, sinagoghe e moschee, in Europa, sono un insulto alla nostra storia e alla nostra identità e andrebbero smantellate. La cultura maomettana non è compatibile con le nazioni europidi, e se ne sta dunque bene in altri lidi.

D’altra parte, riconosco tranquillamente che l’islam sappia essere un valido alleato contro il mondialismo giudeo-americano, soprattutto se si parla di musulmani sciiti, ma questo ha un senso laddove i popoli islamici in oggetto restino nella propria patria. In caso contrario essi diventano pedine manovrate dal sistema, e riversate in Europa per distruggere identità, tradizione, spirito. Sarebbe comunque bene comprendere che, a suo modo, anche il musulmanesimo è una forma di mondialismo, al pari del cristianesimo, del comunismo, del capitalismo e del multipolarismo dei BRICS, proprio perché ha aspirazioni universalistiche. Ciò è inaccettabile, specialmente qualora le scimitarre mirino alla conquista del continente europeo e all’assoggettamento e alla conversione degli europei.

Cosa già accaduta in Iberia, Sicilia, Balcani, Tracia, Cipro, Caucaso ma ricordiamoci di Poitiers, di Lepanto, di Vienna e di tutte quelle battaglie che hanno rappresentato una riconquista bianca, di casa propria, contro degli invasori alloctoni, perché ribadiamo che il peggior problema islamico è, appunto, la natura esotica dei suoi credenti. Sarebbe infatti sterile sparare a zero su Maometto per questioni meramente religiose, dal momento che l’Europa è stata cristianizzata, perciò i nostri strali si appuntano in particolare sulla questione etnica e razziale. Poi, chiaramente, anche culturale. Lo spirito arabo ha concepito una religione araba ed è assurdo volerla trasporre in chiave europea. Non si può essere giudeo-cristiani ed europei allo stesso tempo, e non si può esserlo nemmeno con il maomettismo.

Le simpatie “identitarie” per le sottane del “profeta” sono, dunque, francamente patetiche, anche perché l’islam è roba da terzo mondo. La stessa critica e condanna riguarda cristianesimo e, soprattutto, giudaismo e se lombardi ed europei anelano ad una vita spirituale possono tranquillamente riscoprirla grazie ad un rinnovato fervore gentile, in linea con le radici e le origini delle nostre terre. Il fascino per l’islam è assurdo: la virilità, il piglio guerriero, il patriarcato, la lotta contro il modernismo e la secolarizzazione progressista (con tutto quello che ne consegue, vedi ad esempio il femminismo) sono mirabilmente incarnati dalla tradizione indoeuropea, ed è proprio ai padri ariani che dobbiamo guardare.

A volte, chi ammira l’islam lo fa perché disgustato da un cattolicesimo all’acqua di rose che imbarca acqua da tutte la parti, poiché finalmente coerente con la sua natura evangelica. Il cristianesimo propone una mentalità debole, schiava, effeminata, remissiva, perdente, direi masochistica e lo si vede anche nella tipologia di martiri che la religione cristiana propone: gente che si lascia umiliare e ammazzare, come lo stesso Gesù. L’islam, invece, è aggressivo, conquistatore, fanatico e offre figure di martiri completamente diverse da quelle del cristianesimo, come lo stesso fondamentalismo dimostra.

Anche per tali ragioni, in certe frange dell’estrema destra nostrana, esiste una certa fascinazione per Maometto e il suo culto, visti come antidoto al mondialismo, al laicismo ateo dell’Illuminismo e alla sovversione valoriale incarnata dal feticcio del consumismo e dell’edonismo occidentali. Ma, ribadisco, non abbiamo nessun bisogno dell’islam per ritrovare patriarcato, piglio guerriero e virile, mentalità da eroi e padroni, vocazione allo spirito uranico e solare: basta guardare, nuovamente e con rinnovato entusiasmo, al mondo indoeuropeo, che sta alla base della civiltà europea ed è l’artefice della nostra natura. Peraltro, sarebbe esilarante ripudiare il cristianesimo per fiondarsi tra le braccia di una religione di semiti, camiti, negri e meticci.

Lasciamo perdere il monoteismo abramitico, signori, sia esso giudeo-cristiano o islamico, in quanto prodotto mediorientale, faccenda per levantini, non per europei. La posizione del lombardesimo è di condanna nei confronti delle religioni abramitiche, perché la riscoperta identitaria e tradizionale deve passare per i veri culti europei, che sono quelli ariani, fermo restando che l’etno-razionalismo è la visione lombardista predominante in materia di spirito. Ciò non toglie che la religione possa avere un posto, nella dottrina etnonazionalista cisalpina, e per questa ragione la pista conduce alla Chiesa nazionale ambrosiana. Ma avremo modo di riparlarne.

Lombardesimo e giudaismo

Se il lombardesimo assume un atteggiamento di critica e di condanna nei confronti del cristianesimo, anche cattolico, a maggior ragione prenderà le distanze con perentorietà dal giudaismo, tanto come espressione etnoculturale del popolo ebraico quanto come manifestazione religiosa, storica, dello stesso. Esiste infatti, teoricamente, una distinzione tra giudaismo ed ebraismo: se il primo riguarda la caratterizzazione etnoantropologica delle genti giudaiche, il secondo concerne cultura e soprattutto religiosità ebraiche, talché ‘giudeo’ è il vero e proprio etnonimo degli israeliti. Un etnonimo che ha anche valenza genetica, poiché i giudei, per quanto dispersi e raccogliticci, rappresentano una popolazione eterogenea ma dalla comune matrice semitica.

Come il cristianesimo, il giudaismo – e l’ebraismo – incarnano un corpo estraneo, in Europa e in Lombardia. L’origine levantina, mediorientale, degli ebrei li pone al di fuori del contesto europeo primigenio, soprattutto poiché giudaismo ed ebraismo si sovrappongono, ed è dunque difficile trovare dei convertiti gentili (in senso europide). L’ebraismo è una religione profondamente legata all’etnia giudaica per quanto, effettivamente, esistano delle eccezioni: si considerino, ad esempio, i falascia, gli ebrei etiopi, o su di un piano storico, i Cazari dell’Eurasia centrale. Ma, di norma, giudei ed ebrei sono la stessa cosa, sebbene nel tempo la diaspora abbia disperso i giudei primevi in svariate contrade del globo.

Avremo così, per ricordare i principali, gli aschenaziti, gli ebrei dell’Europa centro-orientale; i sefarditi, gli ebrei del Mediterraneo; i mizrahì, gli ebrei autoctoni del Medio Oriente; gli italkim, gli ebrei italiani; i romanioti, gli ebrei greci, e una galassia di altri raggruppamenti che rientrano più o meno nelle categorie principali. Ad esempio, i mizrahì, comprendono tutti gli ebrei dell’Asia sudoccidentale. I già citati falascia sono di religione ebraica ma di etnia etiope e costituiscono, infatti, la carne da cannone dell’esercito israeliano. Il noto razzismo ebraico non si limita agli “infedeli”. Nella maggior parte dei casi il concetto di giudeo ed ebreo coincide, nonostante che la dispersione abbia contribuito alla diversificazione dei ceppi, pertanto l’originale matrice semitica viene per lo più conservata.

Il lombardesimo ritiene l’ebraismo estraneo all’Europa e alla Lombardia, proprio come il cristianesimo, e l’islam. È un prodotto culturale mediorientale, rappresentato da genti levantine, e non può quindi conciliarsi con le nostre vere radici. Questo anche perché l’ebraismo, espressione religiosa e culturale del giudaismo, viene praticato da allogeni che mantengono un legame tenace tra etnia e religione. L’ebraismo è certamente meno universalista del cristianesimo, o dell’islam, e porta avanti, come è risaputo, una tradizione matrilineare che incarna l’identità ebraica in senso stretto. Noi sappiamo che queste, comunque sia, sono futilità religiose, poiché uno è ebreo/giudeo se ha sangue israelitico, paterno o materno che sia.

C’è da dire, peraltro, che per quanto gli ebrei siano ossessionati dal sangue, la diaspora li ha resi un popolo rimescolato, sparso in tutto il globo, e possono infatti contare anche su popoli convertiti extraeuropei, come gli stessi falascia. Un fenomeno che, storicamente, ha riguardato pure l’Europa orientale – si pensi ai subbotnik russi – tanto che in Israele il russo è una lingua molto parlata, grazie alla massiccia immigrazione, non solo giudaica, da Paesi dell’ex Unione Sovietica. Seppur, quindi, i giudei conservino una comune origine mediorientale, appaiono oggi suddivisi in diversi rami, come dimostrano anche antropologia e genetica.

La religione ebraica moderna, oltretutto, è cosa ben diversa dall’ebraismo della Bibbia, e dei tempi di Cristo. Si tratta infatti di una creazione medievale, conseguenza dello sviluppo del cristianesimo, che a suo modo è divenuto il “vero” ebraismo, il “vero” Israele. Il cristianesimo, stando a ciò che afferma la Chiesa, è la naturale continuazione del mosaismo, pertanto l’ebraismo odierno è soltanto una versione rattrappita di quello primigenio, confluito nella religione di Gesù di Nazareth. D’altra parte, di ebrei, oggi, ne esistono una ventina di milioni, mentre di cristiani circa 2 miliardi e mezzo.

Il dio degli ebrei è lo stesso dio dei cristiani e dei musulmani, talché cristianesimo e islam sono eresie dell’antico giudaismo (che a sua volta ha assorbito elementi da altre culture mediorientali, vedi antico Egitto). Il lombardesimo critica ferocemente il monoteismo abramitico poiché, dopotutto, alieno alla più intima essenza europea, che è certamente gentile. E il monoteismo abramitico è a suo modo un’anticipazione di mondialismo e cosmopolitismo, per via della scellerata vocazione universalista; l’ebraismo primigenio aveva nel proprio ADN tale slancio, ancorché solidamente ancorato all’etnia giudaica (il “popolo eletto”), concretizzatosi poi appieno col cristianesimo, che si ritiene il vero e nuovo Israele.

Perciò il cristianesimo è sottoprodotto giudaico, frutto di giudei e intriso di cultura giudaica, esportato da giudei e professante un credo incentrato sul dio giudaico, per quanto riproposto in modalità trinitaria. Senza ebrei non sarebbe esistito il cristianesimo, anche perché la missione (storica?) di Gesù di Nazareth non si è svolta presso Celti o Vichinghi, ed egli stesso è stato educato secondo i principi religiosi e culturali israelitici. Ebraismo, cristianesimo e islam sono prodotti della medesima temperie geografica, culturale ed etnica, incarnazione della tenebrosa religiosità semitica fatta di peccato, rinuncia di sé, mortificazioni, castighi, morte e inferni. E badate che il salutare ethos patriarcale non è invenzione ed esclusiva mediorientale, checché ne pensino i bigotti monoteisti, perché praticato anche dagli Indoeuropei, per di più declinato in versione schiettamente solare e uranica.

Quindi la tradizione europea è figlia del mondo ariano, e non ci servono le religioni abramitiche per difendere un’etica plasmata in antico dalle popolazioni indoeuropee, di cui siamo gli eredi, anche spiritualmente (con buona pace di chi farnetica di radici giudaico-cristiane d’Europa, di fratelli maggiori e di spiritualità semitica). Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Cristo e Maometto sono immigrati, nel contesto europeo, e vanno rispediti al mittente, nella consapevolezza di come gli elementi apparentemente seducenti del cristianesimo, segnatamente cattolico, non siano altro che reminiscenze pagane, parassitate dalla Chiesa di Roma. E se ci opponiamo al credo in Cristo, ci opponiamo alla sua originaria fonte, l’ebraismo, antico o moderno che sia.

Per concludere, una riflessione sull’entità sionista, Israele, comunque già sviluppata in scritti precedenti. Uno stato, certo, etnonazionalista, ma fondato sul giudaismo e sulla religione ebraica, e proprio per questo del tutto estraneo nei riguardi dei principi völkisch europei. Non siamo contrari alla presenza ebraica in Medio Oriente, anzi, tutti gli ebrei dovrebbero fare ritorno alla terra dei propri padri, ma chiaramente non abbiamo alcuna simpatia nei confronti degli occupanti politico-militari della Palestina, e non per delle pregiudiziali antisemite. La terra palestinese è provincia siriana, e alla Siria deve ritornare, smantellando Israele ma lasciando le genti giudaiche al loro posto. Il lombardesimo, infatti, non condanna il sionismo (anche perché non si impelaga con il terzomondismo), qualora si tratti di rimpatrio degli ebrei d’Europa nel Levante.