30) Previdenza sociale

Riorganizzazione della previdenza sociale (stante il continuo aumento della speranza di vita): riforma del sistema pensionistico su reali criteri di necessità e di merito, favorendo il passaggio graduale alla pensione tramite la possibilità di convertire contratti di lavoro a tempo pieno in contratti di lavoro a tempo parziale, in parte defiscalizzati una volta raggiunta una certa età. Riorganizzare la previdenza sociale è dunque indispensabile, soprattutto alla luce di una speranza di vita in aumento, nel mondo occidentale. Nella Grande Lombardia il ruolo del lavoro è da sempre fondamentale, anche se spesso e volentieri diviene culto del fatturato. Dobbiamo apprendere che l’occupazione nobilita l’uomo, gli fornisce sostentamento, lo realizza ma al contempo che non si vive di solo lavoro e che prima di esso vengono valori basilari, quali quelli patriottici. Lavorare per vivere, non vivere per lavorare, soprattutto evitando le derive affaristiche che in certe aree lombarde sono assai spiccate. Pensare soltanto al soldo ci rende marionette individualiste della globalizzazione e del capitalismo, e rischia di non farci nemmeno arrivare all’agognata pensione…

L’individualismo è, dunque, nemico dei destini della nazione che solo abbracciando uno spirito comunitarista può porsi al riparo dai mortali rischi rappresentati dalla degenerazione del pensiero liberale (già di per sé un cancro) che cagiona egoismo, opportunismo e decadimento edonista su vasta scala. Il connubio nazionale e sociale è garanzia di successo per l’intera collettività lombarda, troppo spesso vittima – a livelli quasi patologici – delle seduzioni dell’arido profitto. Siccome l’andamento evolutivo intrapreso ci ha condotto nella categoria degli animali sociali, risulta evidente che prospettive sociali volte a soddisfare meramente le esigenze del singolo individuo, come egoismo, opportunismo ed edonismo, portino inevitabilmente a gravissime situazioni di crisi collettiva o, nei casi peggiori, al decadimento totale di una società. Di conseguenza, un sistema sociopolitico (cioè un sistema di regolamentazione della vita di una comunità) in grado di garantire la possibilità di trasmissione di geni il più possibile simili ai propri nel lungo termine deve essere basato su principi di cooperazione e solidarietà e mettere al centro dei suoi obiettivi l’interesse dell’intera comunità.