33) Coscrizione obbligatoria

Creazione di un servizio di leva obbligatoria, alternativo a quello civile, che funga anche da istituzione sociale di supporto allo sviluppo morale del giovane uomo. Per le ragazze servizio civile obbligatorio o possibilità di svolgere attività di leva in qualità di ausiliarie. Le forze armate e di polizia devono assumere carattere squisitamente virile, ma ci può essere spazio per un ausiliariato militare femminile. Oltre che dalle minacce interne, la sicurezza della comunità nazionale deve essere garantita anche da eventuali aggressioni esterne, e proprio per questo è necessario istituire la coscrizione obbligatoria, responsabilizzando tutta la cittadinanza, a partire dai più giovani. Questa tematica si intreccia con il discorso relativo al porto d’armi, che nella Repubblica Italiana è una graziosa concessione dello Stato mentre altrove, come in Isvizzera, ha più l’aspetto di un diritto. Riteniamo che tutti i cittadini, soprattutto maschi, debbano sapersi difendere, imparando anche a maneggiare armi, e responsabilizzandosi per divenire degni figli della patria granlombarda.

La leva non deve essere vista come una sorta di prigione ma, al contrario, come una palestra di orgoglio nazionale che promuova valori e virtù oggi sempre più dimenticati. Deve essere inquadrata in una cornice patriottica cisalpina, pensando ad un futuro in cui la Grande Lombardia possa avere forze armate e di polizia, e una Guardia Nazionale che, idealmente, ricalchi le milizie comunali del Medioevo e quella fanteria lombarda che si distinse vittoriosamente nelle lotte contro il Barbarossa e Federico II, in quanto espressione della solidarietà comunitaria tra cittadini padano-alpini. In un mondo globalizzato, dilaniato da guerre e conflitti irrisolti, la Lombardia non può essere imbelle e indifesa, e proprio per questo deve riorganizzarsi anche da un punto di vista militare; certamente non in senso offensivo (contiamo sulla diplomazia per riottenere territori lombardi sotto potentati stranieri) bensì difensivo. Non siamo militaristi, ma nemmeno pacifisti, ed è dunque giusto che il cittadino modello di una Cisalpina libera, sovrana e identitaria (quindi comunitaria) sia anche un buon soldato. Nulla può essere escluso, nelle sfide che il domani ci può lanciare.