Questione ebraica e lombardesimo

“Questione ebraica” è il termine, affermatosi nella storia, relativamente alle vicende degli ebrei in Europa e nel mondo, comprendente tutte le peripezie giudaiche e l’atteggiamento tenuto dai gentili nei confronti del popolo d’Israele. Abbraccia anche i pregiudizi, l’odio, l’intolleranza che hanno visto gli ebrei come bersaglio, e dunque il cosiddetto antisemitismo (vocabolo piuttosto ambiguo, considerando che gli ebrei contemporanei sono i meno semiti fra i semiti). Qui si vuole esprimere il punto di vista lombardista sulla faccenda, cercando di non indugiare in stereotipi e razzismo ma, anzi, di proporre soluzioni concrete al posto ebraico nel pianeta. Certo, saremmo ipocriti se dicessimo che andiamo pazzi per le genti ebraiche; tuttavia, vale la pena impostare un discorso serio e razionale.

Gli ebrei moderni non sono un popolo omogeneo, tutt’altro; molto probabilmente non possono nemmeno essere considerati un popolo unitario. Pur condividendo le radici semitiche, che affondano nel Levante, le popolazioni israelitiche contemporanee riguardano i gruppi europei (aschenaziti e sefarditi su tutti) e quelli nativi del Medio Oriente (i mizrahì), più altri minori come ad esempio gli ebrei di Bukhara, in Asia centrale. Ci sono pure popolazioni non ebraiche convertitesi all’ebraismo, ed è il caso dei falascia etiopi o, storicamente, dei Cazari steppici. A parte quest’ultimi, c’è comunque da dire che ha ancora senso parlare di ebrei, in chiave religiosa, e di giudei, in chiave etnica, perché seppur divisi in aggruppamenti diversificati essi condividono le origini mediorientali e la matrice semitica, per quanto diluita, nel caso europeo.

Il collante è religioso e culturale, ad esempio linguistico, anche se etnicamente vi sono, ed è chiaro, delle sfumature. Per tale ragione un aschenazita è differente da un sefardita, che a sua volta è differente da un ebreo nativo del Levante, nonostante vi sia comunanza religiosa, culturale e linguistica, pensando soprattutto a quanti risiedono nello Stato di Israele, o a quanti parlano lingue giudaiche. L’ebraico moderno è la lingua ufficiale dell’entità sionista, ed è un idioma che assieme a quello biblico ha influenzato altre lingue e dialetti riconducibili al mondo giudaico. Pertanto, culturalmente, gli ebrei esistono, ancorché la diaspora abbia certamente indebolito il concetto di etnia ebraica omogenea.

Anche l’ebraismo, inteso come religione, è fondamentalmente figlio dell’ebraismo medievale, e in questo senso una cultura ebraica, per quanto multiforme, esiste ed è attuale, e va ad intersecarsi con il sionismo e lo Stato ebraico, cioè Israele. Da un punto di vista etnico invece, di sangue, un popolo giudaico omogeneo non sussiste, ma naturalmente, come accennato poco sopra, esiste una matrice ebraica che accomuna tutti gli ebrei moderni, ed è più corretto parlare, a tale proposito, di giudaismo. Essere ebrei/giudei è un fatto anzitutto di sangue e, perlomeno i gruppi principali, condividono i padri, le origini e le radici bibliche, perciò l’antichità del Vicino Oriente. Ne consegue che pur non potendo discutere di un giudaismo omogeneo e compatto, è possibile affermare l’esistenza di un’etnia e di una nazione israelitiche, che trovano nei comuni antenati degli ebrei quell’unità biologica che conduce un ebreo di sangue a potersi definire membro di una schiatta, diciamo pure, biblica.

Come lombardisti non possiamo considerare parte dell’Europa gli ebrei, pur avendo, è il caso di aschenaziti, sefarditi o ad esempio degli italkim (ebrei italiani), in un certo qual modo, origini europee; il giudaismo è un fatto etnoculturale ascrivibile al Levante e crediamo fermamente che la naturale collocazione ebraica sia in Palestina e dintorni. Solo, non siamo favorevoli al sionismo qualora si tramuti in entità statuale israeliana, perché la Palestina appartiene al mondo nazionale siriano. La questione ebraica può essere tranquillamente appianata favorendo l’emigrazione degli ebrei d’Europa in Medio Oriente, oppure negli Stati Uniti d’America, loro terra d’elezione, ancor prima di Israele. Da etnonazionalisti riconosciamo infatti che il popolo, o i popoli, d’Israele siano intimamente collegati al ceppo semitico, per quanto, parzialmente, rimescolati con altre genti.