Potere

Se in una società come quella lombarda contemporanea sono gli atteggiamenti cooperativi e solidali, tra connazionali cisalpini, a poter fare la differenza, in positivo, a livello politico e comunitario occorre rivedere il concetto di potere, oggi fin troppo ammanicato con l’alta finanza, il mondialismo, l’usurocrazia e gli enti parassitari in genere. I lombardi hanno una storia che ci parla schiettamente di lotta per l’autoaffermazione, capacità di imporsi e realizzarsi, autonomia contrapposta al parassitismo statolatrico, grazie alle spiccate doti e virtù di un popolo davvero esemplare sotto il profilo del dinamismo, dell’intraprendenza e della libera iniziativa. E lo dico da persona del tutto insofferente nei confronti di quello che puzza di liberalismo e libertarismo. È palese che la Padania, a differenza di altre realtà (come il meridione dell’Italia etnica), non abbia bisogno di un despota armato di manganello e olio di ricino che faccia rigare dritta la collettività: le genti granlombarde non sono mai state depresse e addormentate, ripiegate su sé stesse e abbandonate alla più cupa inerzia e rassegnazione, e per tale ragione non sono compatibili con soluzioni fascistoidi, alla mediterranea, ben più consone ad altre latitudini. Certo, la Lombardia ha i propri difetti, primo fra tutti il famigerato culto del fatturato.

Il mito dell’uomo forte, oggi, riscuote fascino in contesti di arretratezza e sottosviluppo, mentre in un ambito come il padano-alpino viene sicuramente visto meglio, ad esempio, il federalismo. Una soluzione federale che, oltretutto, ha senso tra fratelli, non tra stranieri, alludendo alla macabra cornice tricolore. Il sottoscritto non è un patito di autonomie e federalismi, e crede fermamente che l’obiettivo dell’indipendenza lombarda si possa raggiungere solo ed esclusivamente cementando la comunità attorno ai sacri valori di sangue, suolo, spirito. Da ciò si capisce come il concetto moderno di democrazia, unito a quello ipocrita e mendace di antifascismo, abbia del tutto fallito, seppure l’antidoto, dal punto di vista del lombardesimo, non stia nelle nostalgie mussoliniane (di uno, cioè, che difendeva il criminale concetto di Italia dalle Alpi alla Sicilia). In qualità di lombardisti crediamo risolutamente in uno Stato forte, autorevole e davvero rappresentativo, grazie ad una totale aderenza alla nazione e ai principi völkisch, non retto da una dittatura ma da una forma di presidenzialismo repubblicano benedetto dal consenso popolare. Siamo certi che senza più Italia fra i piedi le cose cambierebbero, e l’entità statuale granlombarda, blandamente federale (a livello cantonale), brillerebbe in virtù dell’afflato comunitarista e nazional-sociale, e della millenaria probità dei nativi.