Lombardesimo e ateismo

Come sapete, l’ideologia lombardista teorizza il cosiddetto etno-razionalismo, e cioè un salutare razionalismo unito all’etnonazionalismo. Promuove, dunque, una visione del mondo razionale, scientifica, realista, che vada al di là della metafisica e non si impantani con le religioni, soprattutto abramitiche. L’etno-razionalismo è a suo modo ateo, ma prende le distanze dall’accezione corrente di ateismo che è frutto di una secolarizzazione e di un laicismo di matrice giacobino-massonica e progressista. Il lombardesimo elabora una filosofia laica e francamente atea, essendo profondamente innamorato della natura e della scienza, ma allo stesso tempo difende lo spirito, ovviamente inteso non come qualcosa di trascendentale bensì come basilare elemento umanistico che dà linfa vitale al sangue e al suolo.

Le posizioni di Paolo Sizzi e Adalbert Roncari, i due camerati storici lombardisti, sono attestate sulla linea di un ateismo-agnosticismo che rifiuti e condanni il monoteismo mediorientale, prodotto estraneo alle vere radici – gentili – d’Europa, e che sviluppi un robusto buonsenso identitario e tradizionalista rispettoso della ragione. Essa deve essere il faro dell’uomo, in particolar modo bianco, e ogni zavorra oscurantista e superstiziosa va senz’altro rigettata. Sizzi e Roncari, pur essendo decisamente razionalisti, riconoscono comunque la legittimità di un filone cultuale pagano, espressione della spiritualità europea, e ne promuovono la riscoperta come mezzo culturale utile alla causa del lombardesimo.

Pertanto vi sono due forme di ateismo: una classica, frutto dell’Illuminismo, che si batte non solo per l’empietà ma soprattutto per la difesa di una squallida visione delle cose di taglio liberal (o libertaria), con tutte le ricadute negative del caso (omofilia, femminismo, materialismo zoologico, anarco-individualismo, antifascismo, egualitarismo, cosmopolitismo), e una per così dire innovativa, legata all’etno-razionalismo. Quest’ultima, certo rispettosa della scienza ma non degli eccessi scientisti (perciò del dispotismo dell’attuale comunità scientifica), evita lo strascico di spazzatura progressista perché mette bene in chiaro che la negazione dell’esistenza di divinità non deve assolutamente mischiarsi al ciarpame “giacobino”. Un ateismo, dunque, identitario e votato alla salvaguardia di ciò che esiste per davvero: sangue, suolo, spirito.

Potremmo anche dire, tranquillamente, che la visione lombardista è essenzialmente materialista, ma anche in questo caso non di un materialismo animalesco, proiettato verso consumismo ed edonismo, poiché si tratterebbe del riconoscimento di un mondo materiale reale, concreto, presente ai nostri sensi e alla nostra esperienza umana, scevro di afflati spirituali ma anche di affabulazioni illuministiche. Non crediamo in Dio, nell’anima, nell’aldilà, nella metafisica e nel mondo astratto delle idee ma non per questo assecondiamo i bassi appetiti anarcoidi della moderna mentalità occidentale. Del resto, non sta scritto da nessuna parte che per essere seri tradizionalisti serva essere credenti.

Non abbiamo, infatti, alcun bisogno di deità, chiese e religioni per sposare una visione del mondo identitaria e tradizionalista, virile e patriarcale, conservatrice nel giusto ed eroica, anzi, una metafisica soprattutto universalistica rischierebbe soltanto di banalizzare la vocazione patriottica dell’etno-razionalismo, che riconosce la nazione sopra ad ogni cosa. Siamo dell’idea che la religione sia soltanto un ingombro inutile, sottoprodotto dell’ignoranza, della miseria, della superstizione e oggi legata ad una morale untuosa che nel caso della Chiesa vira pericolosamente verso mondialismo, terzomondismo e universalismo apolide. Nondimeno distinguiamo, dai credi semitici, la gentilità che per via del suo intimo legame con l’Europa rappresenta una forma di culto per davvero tradizionale.

L’ateismo lombardista, per quanto non sia militante e fondamentale (la religione, dopotutto, è un fatto secondario, nella nostra ottica), assume perciò le caratteristiche scientifiche di un razionalismo leale con l’etica solare dei nostri padri indoeuropei, e desideroso di risolvere gli equivoci ingenerati dall’ateismo classico, appunto, che è sottoprodotto della temperie illuministica e giacobina. Una miscredenza che, oltretutto, finisce per combaciare coi deliri della coerenza evangelica. Teniamo in non cale i philosophes, disprezziamo la Rivoluzione francese e le sue conseguenze esiziali, e pur non ergendoci a difensori di trono e altare riconosciamo la bontà e la legittimità delle posizioni tradizionaliste, ancorché slegate da una fede religiosa.

Va da sé che il cattolicesimo e il cristianesimo in genere, come ebraismo e islam, siano qualcosa di estraneo al nostro continente, alieno dallo spirito pagano e ariano, ed è naturale dunque sviluppare una visuale razionalista incentrata su ciò che esiste, si manifesta e viene esperito ogni giorno della nostra vita e della vita dei nostri popoli. La religione è vecchiume superfluo, anacronismo che ci inchioda ad una mentalità servile, fanatica, levantina (si parla, naturalmente, di credo mediorientale) e ad un pensiero debole volto alla castrazione dello spirito eroico degli europei.

Non è certo un caso che la religiosità oggi prosperi presso le genti del terzo mondo, le vecchie, gli “ultimi”, e non lo si dica in termini di disprezzo classista – ci mancherebbe! – ma di condanna verso una spiritualità che esalta tutto ciò che sa di sconfitta, di fallimento, di anormalità e di diversità, ed è soprattutto il caso del cristianesimo. Le ovvie conseguenze di una simile morale sono la criminalizzazione del razzialismo, del nazionalismo, dell’etnicismo, il che rende il Vaticano conforme alle perverse logiche della modernità e del mondialismo. Fra l’altro, giusto per sopravvivere e non affondare nell’oceano dell’indifferenza dell’Occidente contemporaneo.

Non vorremmo sorgessero degli equivoci, comunque. Noi condanniamo la religione cristiana perché estranea all’Europa, semitica, anacronistica, debole, effeminata, serva, oscurantista – per quanto oggi schiava della contemporaneità, appunto per galleggiare – e non perché disprezzata da una gioventù massificata che non crede più in nulla. Noi ripudiamo l’ateismo e l’agnosticismo come elaborazioni della mentalità consumistica attaccata al denaro e al benessere, succube dei miti del successo, del progresso e dell’edonismo, e non vorremmo mai che il vuoto lasciato dal cattolicesimo venga colmato dal liquame della decadenza occidentale. Anche per questo sosteniamo a spada tratta l’etno-razionalismo, in qualità di laica forma di identitarismo scientifico e naturale chiamato a sconfiggere le tenebre del satanismo mondialista.

Insomma, non ci serve un dio, una religione, una metafisica per dirci identitari e tradizionalisti, ed essere critici nei confronti della spiritualità, segnatamente semitica, non significa abbracciare la spazzatura di una secolarizzazione figlia del 1789, e quindi  malata di egualitarismo. Certo, non vogliamo sottostare ad un assolutismo che ci veda schiavi di inesistenti dei, in balia del fantomatico peccato e bisognosi di riscatto e redenzione, perché inferiori esseri finiti, e non vogliamo mortificarci con un dogmatismo elaborato da intriganti per beffare e sottomettere gli ignoranti, sacrificando la nostra esistenza all’assurdità di una inesistente vita oltremondana. A questo proposito, il nostro tradizionalismo è differente: rispettoso dell’ethos indogermanico, a difesa di patriarcato, eterosessualità, monogamia, nemico di qualsiasi forma di perversione anti-identitaria ma al contempo proiettato in un futuro in cui scienza ed etnonazionalismo collaborino, sbarazzandosi finalmente di ogni fardello irrazionale ed incompatibile col vero spirito europeo.

Lombardesimo e gentilità

L’unica forma di religiosità che il lombardesimo può davvero tollerare è il paganesimo, poiché insieme dei culti realmente tradizionali che caratterizzano la spiritualità europea genuina. A differenza del monoteismo abramitico, cristianesimo incluso, la gentilità è espressione cultuale delle genti europee, in particolare con riferimento alla cultura indoeuropea, e si concilia perfettamente con la stessa ideologia lombardista, in nome delle nostre vere radici. Seppur il lombardesimo releghi la religione ad aspetto secondario, è chiaro che le manifestazioni spirituali non siano tutte uguali e dunque il paganesimo può ambire ad un ruolo culturale importante in seno alla società plasmata dal pensiero etnonazionalista.

Capiamoci, oggi non esiste più il prisco paganesimo, essendosi interrotto il cammino iniziatico circa 2.000 anni fa, e abbiamo dunque a che fare col neopaganesimo; troppo spesso esso esonda nelle pagliacciate e nelle mascherate e sarebbe quindi bene riorganizzare la “chiesa” pagana affinché possa rappresentare una spiritualità depurata dalla cialtroneria e coerente col disegno etnicista. Parlando di Grande Lombardia, e avremo modo di riprendere il discorso più avanti, l’ideale sarebbe una Chiesa nazionale ambrosiana trasmutata in una nuova forma di paganesimo razionale, affinché la religiosità nostrana sia finalmente incarnata da qualcosa di davvero coerente con l’etnonazionalismo. È chiaro che la religione non debba in alcun modo ostacolare la politica, pertanto è necessario che la prima non rappresenti qualcosa di alieno e di estraneo al nazionalismo etnico.

I culti tradizionali d’Europa sono manifestazione spirituale delle genti europee, pensando soprattutto alle antiche radici ariane. Il paganesimo, perciò, va di pari passo con l’etnia, la cultura, la mentalità, gli usi e costumi e il folclore e si fa araldo di una visione tradizionalista che non si mischi col monoteismo semitico, cui il cristianesimo appartiene. Personalmente, la religione non mi interessa, e così nell’ottica lombardista resta in secondo piano, ma ben sapendo che il popolo abbia bisogno di una vita spirituale – in contrasto ad una secolarizzazione instradata su binari progressisti – sono favorevole al supporto nei confronti di una rinnovata forma di gentilità.

È tuttavia chiara una cosa: tale forma di gentilità deve essere del tutto coerente col lombardesimo, non deve mettergli i bastoni fra le ruote e deve incarnare appieno i valori lombardisti; per tale ragione, ogni aspetto equivoco del paganesimo va liquidato in favore di una schietta visione tradizionale e tradizionalista, che rimetta al centro della dimensione comunitaria la mentalità patriarcale, virile, guerriera, eterosessuale, monogama, endogama. Un razionale conservatorismo coerente con il preservazionismo culturale e cultuale, frutto del nostro retaggio indoeuropeo. Il mondo ariano deve essere il nostro faro, contro ogni devianza modernista.

Forse qualcuno può pensare che il razionalismo, il realismo e il materialismo del lombardesimo difficilmente possano conciliarsi con la spiritualità indoeuropea, votata com’è alla sfera solare, uranica, celeste, ma credo non sia così. Il lombardesimo ha certamente una robusta visione razionalista ma non condanna le forme di spiritualità compatibili col nostro mondo e reputa tollerabili una riscoperta ed una rinascenza della religiosità pagana, emendate dalle buffonate in stile wicca e new age. Il sottoscritto è francamente ateo, ma non ateista, non intende cioè portare avanti un ateismo militante che si sostituisca all’oscurantismo semitico, anche perché la religione è un aspetto culturale che fa parte della nostra identità. E dunque lo spirito solare, tipico degli Indoeuropei, va convogliato nel sistema di valori del nazionalismo etnico lombardo.

Fra l’altro, una rinascenza identitaria gentile potrebbe sostenere entusiasticamente il lombardesimo, perché marcerebbero nella stessa direzione: l’esaltazione di sangue, suolo e spirito, la difesa dell’europeismo etnicista, l’affrancamento della Grande Lombardia da Roma (e dal Vaticano) e da ogni altro ente sovranazionale, la liberazione delle nostre terre dal dispotismo cattolico in quanto corpo estraneo di origine ebraica. La religione si occupa di faccende, a mio dire, superflue, e si concentra su aspetti irrazionali, assurdi, astratti; nonostante questo posso però riconoscere che rappresenti un elemento culturale interessante, che sia di sostegno allo spirito inteso in chiave lombardista.

Spirito, dunque, concepito come frutto dell’unione di sangue e suolo, espressione di carattere, mentalità, psiche, cultura, civiltà, arte, letteratura, folclore e filosofia di vita delle nostre genti, che una religione per davvero patriottica esalterebbe senz’altro. Con il cristianesimo non è possibile, e non solo perché la Chiesa, oggi, si è allineata al mondialismo, bensì perché la religione di Cristo è intimamente estranea al mondo europeo, incarna principi incompatibili con l’etnonazionalismo, è votata all’universalismo e promuove una morale patetica lontana anni luce dall’ethos indoeuropeo e lombardista. Il dio dei cristiani è lo stesso dio di ebrei e musulmani, espressione culturale e mentale di un ambito a noi totalmente estraneo.

Certo, si potrebbe pensare che il paganesimo sia meno credibile del cristianesimo, con tutto il bagaglio di miti e leggende, ma lo stesso cristianesimo attinge da una Bibbia che è parimenti fonte di irrazionalità, allegorie, astrazioni, e il concetto del Dio unico di tutti è una sorta di anticipazione del mondialismo, in ispregio della biodiversità razziale ed etnica umana. Inoltre, la religione di Cristo si fonda su di un personaggio dalla dubbia storicità (sicuramente non figlio di un inesistente dio), ha assorbito il mondo pagano, celebra festività che ricalcano quelle gentili e abita modelli culturali che non sono suoi propri. Si pensi, appunto, al calendario liturgico, all’organizzazione del clero, alle festività, al culto dei santi e delle madonne, all’uso del latino, al retaggio greco-romano, al parassitismo nei confronti del pensiero filosofico greco, e così via.

La religione non è qualcosa di credibile, è evidente, e va infatti letta con gli occhi dell’irrazionalità, dell’assurdo, del mondo astratto delle idee spirituali, o se volete della fede e della speranza. Un frutto della superstizione e dell’ignoranza, della paura della morte e dell’ignoto, delle manipolazioni pretesche e dello stato di minorità del popolino antico – vessato in ogni modo da un clero parassitario -, e proprio per questo è e resta, nell’ottica lombardista, del tutto secondaria, pur riconoscendo che sia espressione della cultura di un popolo. Ma dobbiamo capirci: la religione del popolo lombardo deve essere coerente, compatibile e funzionale al lombardesimo, che pone la patria lombarda sopra ad ogni cosa, il nostro vero paradiso da salvare dalla barbarie contemporanea.

Lascio che ad addentrarsi nell’irrazionale mondo della spiritualità siano altri, e non voglio certo occuparmi di dispute teologiche che rischiano di mettere in secondo piano ciò che conta per davvero: sangue e suolo. Nonostante questo, ritengo che una visione tradizionale possa anche contemplare il recupero di una forma di religiosità, a patto che essa sia coerentemente schierata a favore dell’edificazione di una società völkisch. E, allora, il paganesimo può farsi carico di tale ruolo, poiché insieme di elementi cultuali e culturali elaborati dai nostri padri liguri, celti, veneti, gallo-romani, longobardi. Come l’induismo, per fare un esempio, rappresenta le credenze di origine ariana dell’India, così una Chiesa nazionale ambrosiana, e lombardista, può animare una religiosità squisitamente lombarda, nel solco tracciato dai popoli antichi e dai loro culti, per davvero tradizionali.

Lombardesimo e spirito

Ho avuto modo diverse volte di parlare dello spirito, per come viene concepito dal pensiero lombardista, ma credo valga la pena approfondire la questione. Il lombardesimo tiene in non cale la metafisica, preferendo ad essa la concretezza della ragione, della scienza e della natura, e come è già stato detto reputa la religione inutile, assieme alla spiritualità, pur rispettando chi si dice religioso (a patto che non professi nulla di eversivo, rispettando a sua volta la nazione). Altresì, se la religiosità in questione è gentile può essere comprensibile e giustificata dalle nostre vere radici tradizionali, e viene riconosciuta parte integrante del bagaglio culturale e civile della lombardità. Ma resta il fatto che questi temi siano secondari, poiché prima di tutto viene la verità assoluta della patria.

In tal senso, quando parliamo di spirito, alludiamo al dato umanistico che contraddistingue il nostro e gli altri popoli d’Europa, senza sconfinare, appunto, nella metafisica. Cosicché lo spirito rappresenta cultura, civiltà, mentalità, carattere, arte, identità, tradizione, folclore e non qualcosa di astratto e assurdo che, non esistendo, non si manifesta. L’insieme di valori, principi e ideali che animano il lombardesimo sono, parimenti, spirito e lo spirito è ciò che nasce dall’incontro di sangue e suolo, e dunque quell’energia vitale etnica e razziale fondamentale ai fini della preservazione identitaria.

Sovente, affermo che il sangue, senza spirito, si riduca a mero fluido biologico, e così il suolo ad un ammasso di terra; sangue e suolo sono il binomio fondamentale del nazionalismo etnico ma, si capisce, hanno bisogno dello spirito. In tal senso lo spirito è la linfa vitale di popolo, etnia e nazione perché va da sé che senza la forza delle idee, del carattere, della mentalità la verità naturale della razza rischia di svilirsi e di ridursi a materialismo zoologico. Il lombardesimo, in un certo senso, è materialista, perché esalta razionalmente la concretezza di sangue e suolo, ma fa riferimento ad un materialismo nobile, filosoficamente alto, centrato su ciò che esiste e può essere percepito.

Da qui, pur riconoscendo la basilare importanza dello spirito, ecco che il nostro pensiero va oltre la metafisica, essendo questa una perdita di tempo giocata su di un campo totalmente irrazionale. A che giova discutere di Dio, dei, anima, aldilà, spiritualità quando vi sono questioni molto più importanti e cruciali, senza alcun dubbio fondate sulla concretezza e la verità della natura? La metafisica esiste soltanto nella testa dell’uomo, frutto, certo, della sua creatività e inventiva ma priva di riscontri oggettivi che ne testimonino la bontà. Alla meglio una perdita di tempo, alla peggio una truffa consumata sulla pelle dei popoli per sfruttarli da corpi parassitari, quali ad esempio la Chiesa e le monarchie.

Un coerente razionalismo, che si fa etnico nel caso lombardista, deve prendere le distanze da qualsiasi religione, credenza o altro surrogato metafisico per poter spiegare quello che non si comprende. Noi confidiamo nella ragione, che è il faro dell’uomo e dei popoli bianchi, e non ci mischiamo a credenti e preti, soprattutto nel caso del monoteismo abramitico, vero e proprio oggetto estraneo in terra europea. La ragione è specie-specifica dell’Homo sapiens sapiens e ci garantisce di poter raggiungere e conoscere la verità, senza esondare nello scientismo o nell’ateismo progressista, universalista quanto le religioni semitiche.

Nel ventunesimo secolo dovrebbe essere chiaro agli occhi di qualsiasi persona con minima istruzione e medie capacità cognitive che le varie metafisiche non sono state altro che l’illusorio frutto dell’incapacità umana antica di dare una spiegazione a fenomeni che apparivano irragionevoli. Ovviamente, come detto, agli occhi dell’uomo dell’antichità. La metafisica, comprensibile in tempi arcaici, è una grave fallacia della ragione e della logica che si è in seguito evoluta in un ottimo metodo di controllo sociale e in un’ottima legittimazione dello sfruttamento dei ceti più deboli, terrorizzati dall’idea (irrazionale) dell’inferno e del castigo divino, a partire dall’ignoto rappresentato dalla morte.

Ma la morte, aprendo una piccola parentesi, non è altro che la fine della vita, il naturale epilogo della parabola umana e animale (o vegetale), dove cessiamo di esistere senza di certo approdare a mondi ultraterreni, inventati di sana pianta dai popoli antichi digiuni di scienza, così come nel caso delle divinità. È pertanto assurdo temere qualcosa che fa da sempre parte dell’esperienza dell’uomo ed è assurdo alimentare le irrazionali e superstiziose dicerie metafisiche sull’ignoto, su ciò che sta al di là della vita. Al di là della vita non c’è un bel nulla, molto semplicemente, e oggi dovrebbe essere chiaro quanto i preti abbiano campato di rendita sulle ataviche e irragionevoli paure del popolino.

La critica del lombardesimo, sempre a proposito di spirito e spiritualità, è rivolta soprattutto al monoteismo abramitico, vero e proprio assolutismo, nonché dogmatismo e oscurantismo, precursore della moderna dittatura del pensiero unico mondialista, che in quanto prodotto culturale di origine mediorientale ha deviato l’Europa con tutta una serie di idee aliene al nostro continente e allo spirito indoeuropeo, andando peraltro a pervertire dottrine filosofiche autoctone, piegate a guisa di ancelle alle vere e proprie assurdità della teologia.

Gli unici strumenti che possono garantire, una volta per tutte, la fine di queste subdole circonvenzioni ai danni dell’umanità bianca sono la diffusione della vera informazione scientifica, sganciata dal conformismo della sedicente “comunità scientifica” (che, tanto per dirne una, è negazionista della razza), e lo sviluppo del senso critico, così come dell’indagine filosofica a tutto campo. Mi rendo conto che la secolarizzazione laicista abbia ormai ridotto ai minimi termini la fede, col rischio di colmare il vuoto lasciato, nel nostro caso, dal cattolicesimo romano con il ciarpame progressista, ma l’idea di un ateismo identitario ed etno-razionalista è seducente ed eliminerebbe in un sol colpo le balle dei preti e quelle dei liberal, che gareggiano coi primi in fatto di superstizione universalista.

Naturalmente il rifiuto delle varie declinazioni della metafisica e della spiritualità non implica, tuttavia, il rigetto automatico anche di quelli che sono alcuni suoi prodotti, che storicamente hanno rappresentato un elemento di differenziazione culturale, quali l’arte, la letteratura e le tradizioni europee, segnatamente gentili, e che ancor oggi costituiscono il retaggio tradizionale che ci giunge dai padri ariani. Pertanto possiamo tranquillamente rispettare la rinascenza pagana, a patto che non si tramuti in una pagliacciata new age o wicca e che rispetti gli elementi culturali fondamentali su cui si è edificata la civiltà europea: il patriarcato, la guida virile del continente, il piglio guerriero, la famiglia naturale, l’endogamia, la monogamia, l’eterosessualità e la difesa degli innati ruoli di maschile e femminile, con netta condanna di tutta la spazzatura ideologica antifascista.

La svolta anticristiana, parla Paolo Sizzi

Come sapete, di recente, sono tornato sulle posizioni primigenie del lombardesimo, in materia di religiosità e spiritualità, per riabbracciare integralmente la dottrina da me fondata e lanciata. La mia posizione è stata, per una decina di anni (2009-2019), intransigente e volta alla condanna della presenza cristiana – e abramitica in genere – in Europa, per una questione di radicalità, coerenza, razionalità; io nasco cattolico praticante, con una forte formazione religiosa alle spalle, ma il primo distacco dal mondo clericale risale proprio al 2009, per poi essere riproposto negli ultimissimi tempi. In mezzo un periodo di un lustro in cui ho cercato un compromesso tra l’identità spirituale gentile e cristiana, in nome dei nostri avi.

Come potete leggere in questi due articoli (qui e qui), al pari di altri pezzi ideologici circa il lombardesimo, che non sto a riproporre ma che vanno reinterpretati – unicamente per quanto concerne il tema metafisico e religioso – alla luce della nuova svolta, ho tentato di conciliare la gentilità con il cristianesimo cattolico, arrivando anche a suggerire l’idea e il progetto di una Chiesa nazionale granlombarda pagano-cattolica che potesse rappresentare al meglio le due anime storiche della Cisalpina. Un disegno che potrebbe anche essere conservato (avrò modo di riparlarne) ma che rischia di inasprire i conflitti, invece di sanarli, creandoli pure ex novo. Ad ogni buon conto il lombardesimo “cristiano” del Sizzi viene consegnato alla storia, e si rivive a pieni polmoni la giovinezza, soltanto sopita o edulcorata, del pensiero lombardista radicale.

Tra l’estate del 2019 e la primavera del 2024 ho dunque intrapreso un percorso che mirasse a preservare gli elementi indoeuropei del cristianesimo, esaltando quindi il retaggio ariano dei nostri padri, facendo comunque comprendere come la religione sia fatto del tutto secondario. Ultimamente mi sto occupando approfonditamente della questione, proprio per spiegare al meglio la svolta (che, dopotutto, è soltanto un ritorno alle posizioni originali del lombardesimo) e per contestualizzarla nel più vasto ambito dell’ideologia lombardista. So che diversi identitari e tradizionalisti pongono molta enfasi sul discorso spirituale e, alla luce di questo, ho deciso di dedicare diversi scritti alla tematica in oggetto, proponendoli al soledì.

L’intervento odierno, invece, vuole cercare di chiarire ulteriormente le ragioni del ritorno alle posizioni primeve, necessarie al fine di riprendere in toto la rivoluzione lombardista, una rivoluzione davvero originale ed inedita grazie anche all’approccio circa spiritualità e religiosità. Va detto che il lombardesimo esalta sangue, suolo e spirito, dove il terzo elemento rappresenta il dato umanistico della civiltà lombarda: cultura, mentalità, carattere, lingua, identità, tradizione e così via. L’identità lombarda è anche cattolica, certo, e il rispetto pei nostri avi è fuori discussione. Ma il rispetto, appunto, va agli avi, non alla loro fede, perché i nostri stessi antenati sono parimenti morti per delle guerre italiane: insomma, si onorano i caduti, non le idee scellerate che li hanno mandati a morire invano. Stesso discorso per il cattolicesimo.

I culti davvero tradizionali dell’Europa riguardano il paganesimo, nel nostro caso primariamente celtico, gallo-romano, longobardo (ma anche ligure, etrusco, venetico). Sappiamo bene che, oggi, il paganesimo sia più che altro una mascherata senza solide basi, ma le nostre simpatie in materia religiosa non possono che andare ad esso, piuttosto che alla Chiesa. Questo per dire una cosa ben precisa: il lombardesimo reputa la religione fatto secondario, e lungi da noi l’idea di dividere i lombardi per questioni dopotutto futili come il credo religioso (noi ci basiamo molto su ragione e scienza, liquidando la metafisica alla stregua di vecchiume inerte); tuttavia, per ragioni di coerenza e identità indoeuropea, le uniche forme di religiosità tollerabili possono essere soltanto gentili.

Qualcuno, come feci io negli scorsi anni, potrebbe venirmi a dire che il cattolicesimo è intriso di elementi pagani, che la figura di Cristo è solare, che non esistono radici giudeo-cristiane e che il cristianesimo è un prodotto europeo. Ma, signori miei, se dobbiamo tollerare il cattolicesimo soltanto per via di elementi di origine gentile, parassitati dalla Chiesa, non facciamo prima a ripristinare i veri culti tradizionali dell’Europa? Vero, il cattolicesimo ha una tradizione che dura intatta da circa 2.000 anni, ma resta un corpo estraneo, per quanto rivestito di nobili vesti ariane, oggi per di più avvelenato in senso cosmopolita e relativista dal Concilio Vaticano II, allineandolo al degrado globalista. Cristo, se esistito, era certo ebreo, non cisalpino, e si è manifestato agli Ebrei, non ai Celti golasecchiani; il suo Dio è il dio dei Giudei e non sarebbe esistito cristianesimo senza mondo giudaico.

Anche io, negli ultimi 5 anni, ho fatto acrobazie e salti mortali per tentare una conciliazione tra schietto identitarismo europeo e monoteismo abramitico, nella fattispecie cristiano, epperò alla lunga si rivela opera sterile e del tutto inutile. Per questo il lombardesimo ripropone la visione anticristiana degli esordi, dove ‘anticristiana’ sta ad indicare la contrapposizione ai valori del cristianesimo, alle origini e alla natura del cristianesimo, e alla vocazione universalista di questo credo religioso. Un identitario völkisch serio, razionale e coerente non può sposare la causa del culto diversamente ebraico cristiano, per quanto possa anche lasciare aperta la porta agli identitari lombardi, nel nostro caso, cattolici. Le guerre di religione tra fratelli sarebbero davvero una sciagura.

La linea lombardista, in materia filosofica e spirituale, è etno-razionalista, il che significa ragione, scienza, logica, laicità diciamo pure in senso ateo o agnostico. Ma va da sé che l’irreligiosità lombardista non abbia nulla a che vedere col variopinto mondo del disagio liberal, progressista, e che rigetti del tutto Illuminismo, giacobinismo, massoneria. Non sta scritto da nessuna parte che un etnonazionalista non possa essere serio identitario e tradizionalista se ateo o agnostico. Anzi, io credo che la religione non serva più a nulla, soprattutto se desertica, per difendere e preservare coerentemente sangue, suolo, spirito. Dio, cioè un prodotto culturale della mente umana, rischia soltanto di essere un intralcio ai fini politici e comunitari, pertanto lasciamolo stare. Le battaglie identitarie del lombardesimo si combattono in nome della nostra vera e unica patria, che è la Lombardia, il bene più prezioso che abbiamo.

Non siamo dei fanatici o dei fondamentalisti atei che intendono perseguitare i cristiani (figuriamoci!), oppure scristianizzare una società, peraltro già scristianizzata e secolarizzata, che rischia di finire dalla padella alla brace colmando il vuoto lasciato dalla Chiesa con la spazzatura modernista. Ma vogliamo essere un faro che nel segno dei padri indoeuropei e della loro identità marca una distanza netta dalla classica destra reazionaria e feudale innamorata di trono e altare, che troppo spesso scivola nel ridicolo di un cristianesimo politicizzato dalle mille contraddizioni (si può essere cristiani e nazionalisti/razzisti/antisemiti senza far ridere i polli?). La nostra idea di tradizionalismo non riguarda sacrestie e madonne, riguarda la società patriarcale, virile e guerriera degli Arii, a difesa della famiglia naturale, dell’eterosessualità, dell’endogamia e dei legami monogamici. E infatti, per noi, gli Indoeuropei sono tutto, anche da un punto di vista spirituale.

E se da un lato preferiamo confinare la spiritualità e la religione ad un ambito del tutto secondario, dall’altro simpatizziamo culturalmente per la gentilità, perché le vere radici del nostro continente sono pagane, in senso celeste, solare, uranico. E la gentilità, quella vera, non è paccottiglia wicca o new age, è la vera tradizione dei nostri padri, nonostante che l’Europa sia stata narcotizzata da secoli di cristianizzazione. Lasciamo perciò perdere il cristianesimo, così come giudaismo e islam ovviamente, e concentriamoci sull’etno-razionalismo e sull’eredità culturale e spirituale ariana. E se proprio di religione si deve parlare apriamo all’ipotesi di una versione di Chiesa nazionale ambrosiana trasmutata in qualcosa di schiettamente gentile, affinché i bisogni spirituali dei lombardi possano venir soddisfatti senza andare a discapito della comunità nazionale cisalpina. Perché il cristianesimo, anche cattolico, coerente è nemico dell’identità etnica e razziale dei popoli, per via del feticcio egualitarista che lo accosta a marxismo, bolscevismo e mondialismo, tutti prodotti, come il cristianesimo stesso, di fattura ebraica.