Quell’insana ossessione di Putin

Diciamolo subito, e molto tranquillamente: Vladimir Putin, in confronto ai governanti occidentali, è un gigante circondato da nanerottoli, poiché incarna, a suo modo, identitarismo e tradizionalismo, ed è un nemico feroce di ogni degenerazione contemporanea. Da decenni si erge siccome baluardo multipolare contro lo strapotere atlanto-americano e ha salvato la Russia da quel baratro in cui sembrava precipitata dal suo predecessore Eltsin, marionetta nelle mani dell’Occidente. Certo, le vicende d’Ucraina non convincono appieno, e per quanto dietro il governo ebraico di Kiev si celi l’ombra di Usa e Nato resta il fatto di aver aggredito una nazione europide, anche mediante l’impiego di soldataglia allogena (caucasica, dunque islamica, e mongoloide) che, oltretutto, si è macchiata di crimini di guerra. Una delle ragioni che avrebbe indotto Putin ad attaccare è la «denazificazione» dell’Ucraina, un termine ambiguo e pruriginoso, per quanto propagandistico, che sa di bolscevismo. E parrebbe che Vladimir abbia una vera e propria ossessione per il nazismo, forse frutto del suo passato, e del passato della Russia. Una Russia, c’è da dire, che fatica a ragionare da nazione europea, preferendo mire imperialistiche.

Capiamoci, signori, dobbiamo distinguere doverosamente il nazionalsocialismo originale dal neonazismo attuale, ma non credo che il presidente russo faccia tale distinzione. Vellicando la storia sovietica della Russia, egli esorta i connazionali (e non solo) a combattere contro la croce uncinata, vedendo nazisti dappertutto, anche dietro al recentissimo, sanguinario, attentato terroristico che ha sconvolto Mosca. Tale massacro, che ha causato la morte di quasi 140 persone, è stato rivendicato dall’Isis, ma la matrice islamica è dubbia; e non dico dubbia perché condivida le opinioni di Putin ma perché quando accadono fatti simili l’islamismo è il cavallo di Troia di qualcosa di peggio, e cioè della solita strategia della tensione internazionale che, incolpando la religione di Maometto, cerca di scagionare le mene destabilizzatrici dei soliti noti. Ad ogni modo il nazismo non c’entra nulla e ritengo controproducente che Putin lo ficchi in ogni argomento possibile, fondamentalmente per criminalizzare Kiev. In Ucraina il neonazismo esiste certamente, e viene manovrato dall’Occidente in funzione russofoba, ma parlare di nazisti equivale a confondere le acque. Al potere, in Rutenia, non c’è il nazismo ma Zelensky che, fra l’altro, rappresenta benzina sul fuoco di questa guerra fratricida.

7 pensieri riguardo “Quell’insana ossessione di Putin

  1. Faccio fatica a trovarmi d’accordo con questo post. Putin in questo momento sta rivestendo un ruolo da nemico dell’Europa, in seguito all’attacco all’Ucraina, ossia al cuore della nostra fortezza bianca. Inanzitutto Putin non è un salvatore o un uomo giusto, per quanto sia comprensibile superficialmente vederlo così messo a confronto con i leader “occidentali”. Ma è evidente che non sia tanto meglio sotto molti aspetti e poi probabilmente è molto felice di vedere un europa sempre più debole. La Russia è stata ed è ancora il secondo blocco internazionale, dopo gli USA e seguito dalla Cina. Tutti e tre sono il male. Tuttavia non è sbagliato volere la NATO fuori dall’Europa visto che essa è una rovina da ogni punto di vista. L’unica che ci sta rimettendo in questo conflitto è la stirpe slava, con due popolo fratelli educati a odiarsi e a combattersi a vicenda per l’interesse dei potenti.

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    1. Non ho tessuto le lodi di Putin, ma ho sottolineato come, rispetto alla classe politica occidentale, sia un gigante identitario e, soprattutto, tradizionalista. Non che ci voglia molto, capiamoci. Ma la realtà è questa. Sull’Ucraina lo critico pure io, e lo critico anche sulla visione del mondo della “sua” Russia, più impero che nazione. La Russia contemporanea non ha interesse nel nazionalismo etnico e nel razzialismo, e proprio per questo è molto lontana dall’ideale Euro-Siberia che ho in mente. Ma la Russia, in confronto alla moderna Europa e agli Usa, rappresenta un baluardo contro la degenerazione, sebbene a suo modo sia una forma di globalismo (come la stessa Cina, o il mondo islamico e il cristianesimo cattolico). Dal mio punto di vista l’ideale è, da sempre, una confederazione eurussa, o euro-siberiana, finalizzata alla preservazione della razza bianca/europide. In quest’ottica non ci sarebbe più spazio per Putin e il putinismo ma, soprattutto, per l’Unione Europea, la Nato, l’Onu e lo strapotere unipolare statunitense.

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      1. In un contesto così povero di politici con gli “attributi” come quello occidentale è facile cadere alle lusinghe di un leader come Putin, questo è vero, quindi capisco il suo punto di vista. Appoggio il progetto dell’Eurosiberia a 3/4, perché secondo me i confini dell’Europa sono più che perfettamente delimitati ad est dagli Urali, mentre la Russia andrebbe divisa in Moscovia per la parte europea e Siberia (Russia asiatica) indipendente.

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      2. Non si tratta di cedere alle lusinghe di Putin (che dubito abbia interessi nei riguardi dell'”Italia”) ma di constatare tutta la pochezza di politici e politicanti nostrani. Circa l’Euro-Siberia, conserverei anche la Siberia, ormai parte del dominio coloniale russo, dunque bianco, anche per un motivo molto importante: la necessità di approvvigionamento di materie prime fondamentali per l’autarchia europea e per il peso geopolitico del continente.

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  2. 1: l’incompetenza e l’assenza di dignità da parte dei politici occidentali è agli occhi di tutti, ovvio che Putin sia un gigante in confronto.

    2: qui ti devo dare ragione su tutta la linea, non avevo tenuto conto dell’importanza delle risorse della regione al fine delo sviluppo dell’autosufficienza del continente europeo. Quindi si, da Dublino a Vladivostok Europa nazione e nazione sarà.

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  3. Sono d’accordo parzialmente con questo articolo: da quanto ho capito, ci sono veri e propri militanti in Ucraina che addestrano pure a bambini a usare armi da fuoco. Inoltre, il massacro di Ucraini russofoni (diciamocelo, Russi di origine che vivono in aree dell’Ucraina orientale) è cosa ufficiale, anche riconosciuta dalla Cassazione italiana (riguardo ad un caso in cui un Ucraino aveva fatto richiesta d’asilo in Italia).

    Mi pare strano che una pagina dedita all’identità nazionale della Lombardia non sappia cogliere la forte identità Russa in tali aree dell’Ucraina. Tali aree sono ufficialmemte riconosciute indipendenti dalla Russia (Repubbliche autonome del Donbass e Crimea). Pertanto, da parte dei Russi non si tratta di invasione ma protezione di uomini e donne culturalmente affini alla Russia.

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    1. La Russia cercò anche di penetrare a Kiev, durante la cosiddetta operazione speciale (la stessa Bucha è a ovest della capitale), quindi inizialmente non si è limitata al Donbass, che certamente ha storia tormentata. Ma, inoltre, se vi sono influssi russi sull’estremo oriente ucraino è vero anche il contrario: il Kuban, Starodub (Bryansk), parte delle regioni di Belgorod e Voronezh (Slobid), oggi sotto la Russia, hanno radici etniche ucraine. Basti pensare ai cosacchi del Kuban, che sono di origine ucraina. La situazione è complicata, non è facile come può sembrare, e una guerra tra corrazziali dalle medesime radici rus’ e slavo-orientali è davvero una tragedia. Non è il caso di ridurre il tutto a tifo da stadio, sebbene si riconosca che il governo ucraino sia una delle cause di questo conflitto, assieme ai fatti del bacino del Donec, e che l’estremo oriente ruteno sia stato russificato in maniera ingente. Ma, storicamente, quei territori ricadono sotto il dominio etnico ucraino, come la stessa storia dei cosacchi, almeno in parte.

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